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Recensione in anteprima: O’ Sciamano di JD Hurt

Serie: Camorra Tales vol. 2

Titolo: O’ Sciamano

Serie: Camorra Tales vol. 2

Autrice: JD Hurt

Genere: Dark mafia romance

Editore: Self publishing

Data di uscita: 1 ottobre 2023

Età di lettura consigliata: +18

La serie Camorra Tales è composta da: 

  • O’ Russo vol.1 —->qui la  Recensione
  • O’ Sciamano vol.2

Voi pensate che fuga faccia rima con vigliaccheria. Per me significa libertà.
Libertà da me stessa, da una famiglia che mi pretende diversa da ciò che sono.
Ma c’è lui, lo spettro della mia adolescenza.
Mi sta riportando a Napoli.
Saprò liberami dei fantasmi e trasformarmi nella persona che ho sempre desiderato?

Sono stato un camorrista, una bestia, un omofobo. Ora sono un cosiddetto giusto. Tutti mi chiamano O’ Sciamano, io mi sento un uomo finalmente recuperato.
Purtroppo c’è lei a rigettarmi tra le braccia del passato.
Viola Monaco.
Perché mi sembra di conoscerla?
Perché mi ricorda il mio spettro peggiore?
Saprò combatterla nella maniera giusta?
Oppure tornerò a essere l’animale disposto a tutto pur di sconfiggerla?
C’è una iena dentro me che ha ancora bisogno d’azzannare. Che Dio mi perdoni, non so come rimetterla al guinzaglio.

Viola e Gennaro, quando l’amore sconfigge il conformismo.

Nota dell’autrice: O’ Sciamano è un dark – mafia – camorra – suspense romance ambientato a Napoli. Per la crudezza e l’erotismo delle scene è destinato a un pubblico adulto e consapevole. È un romanzo autoconclusivo. Non è necessario aver letto O’ Russo; se ne consiglia comunque la previa lettura per meglio comprendere il protagonista maschile.

Viola è una pedina. Il padre, che voleva un erede alla guida del clan, la odia e ha progettato di punirla e torturarla in ogni (violento e perverso) modo. La minaccia tramite lo strumento più doloroso, affidandola al suo guappo più fidato, Gennaro detto O’ Sciamano, senza sapere (o forse immaginando, chi lo sa) che tra loro scorre qualcosa e che già solo pensare di soffrire per mano sua accentua in lei il senso di tradimento. D’altro canto, lui crede di avere molti motivi per odiarla, e trova soddisfazione nelle pratiche punitive che può mettere in atto. La situazione si complica quando i protagonisti mescolano queste forti emozioni negative con una potente attrazione che cresce pagina dopo pagina e si fa sempre più romantica e passionale. 

La figura di Viola, di fatto, rimane al centro di un conflitto tra lo Sciamano, il padre capoclan, e altre figure che entrano nella lotta per il potere camorristico sulla città di Napoli; viene trascinata di qua e di là dalle svolte della trama, ma resiste stoicamente nella propria dignità, nonostante nessuno sembri intenzionato ad aiutarla.

Di Genny mi sono innamorata a prima vista. Non voglio che sia anche l’ultima cosa che vedo. La vera morte non sarà tanto perdere la vita, quanto avere smarrito l’ultima speranza di lui. Di come mi illudevo che fosse. Di come ancora, nonostante tutto, prego che possa essere. E di come non sarà mai. 

Genny e Viola ci raccontano una storia d’amore intensa, struggente, che non si priva di perversioni e gesti orribili. Lei nasconde il suo passato fino in fondo, perché, per quanto brami l’accettazione incondizionata e il perdono, teme che Gennaro non arriverà mai a liberarsi dell’odio per un omicidio che crede lei abbia compiuto né a evitare il disgusto per ciò che lei rappresenta. 

Gennaro è un mondo di sensi di colpa e sentimenti contrastanti e le nasconde altrettanti segreti. È combattuto tra il desiderio per lei e quello per il fratello Vittorio, di cui era innamorato anni prima (anche se non l’aveva mai accettato né ammesso), e al mix si aggiunge l’intenso disprezzo per se stesso (per il fatto di provare attrazioni contro natura) e per la donna che ha ucciso l’oggetto di tanta complessità emotiva.

Continua a compiere e scusare azioni tremende pur essendo un poliziotto infiltrato (già lo sapevamo dal precedente libro) legando il senso del dovere all’esito di una missione a lungo termine volta a liberare Napoli dalla camorra, e allo stesso tempo costretto nel breve ad assecondare qualsiasi azione depravata gli venga impartita per dimostrare al clan la sua lealtà.

Nel mezzo, tenta di soffocare la sua morale e il cuore, che gli intimano di smettere di torturare la donna che ama e tentare di salvarla da una serie di avventure brutali e penose.

La complessità della personalità di Gennaro mi ha conquistata. Non perché omofobo violento “ma anche” innamorato di un uomo, non perché camorrista senza remore “ma anche” infiltrato, quanto per la trasgressività con cui ha ucciso i suoi sogni col fuoco. Camorrista senza scrupoli e anche poliziotto “infame”, si ritiene una persona orribile in ogni sua versione, e tenta di purificare i sensi di colpa con l’autolesionismo. Ha punito se stesso, la sua vulnerabilità, la sua umanità torturandosi in uno dei modi più dolorosi possibile, deturpando il suo stesso corpo fino a trasformarsi in un mostro. 

La storia non ci va leggera con il sesso non consensuale, le molestie e con la violenza bruta e perversa in generale, ma è tutto propedeutico a generare tensione e prepararci a salire sulla rampa delle montagne russe da cui verremo buttati giù in discesa in un secondo momento, quando la rivelazione dei “grandi segreti” getterà secchiate d’acqua ghiacciata sulla consapevolezza dei comportamenti immorali e depravati che Gennaro non avrebbe mai voluto compiere verso la persona che ama. 

“Invece si deve amarli i sogni, anche quando sono incubi che ci tormentano, perché è in quel momento che si avverano i nostri desideri più reconditi. Tu mi distruggi, mi strizzi, mi consumi, mi rubi ai doveri e agli ideali, ma io rimango lo stesso. Sei troppo eterna per essere il mio ogni tanto. Lascia che entri dentro di te e resti per sempre anche nel tuo posto più fragile. Non dovrai mai difenderti da me per una cosa del genere. Posso farti male, ma ti salverò ogni santa volta. Ricordalo sempre: quel che proteggi racconta chi sei”. 

Intrigante (tra le altre cose) il doppio ruolo di Viola, che è allo stesso tempo la donna per cui Gennaro perde la testa e quella che ha ucciso l’uomo che lui amava. Incarna e dà fisicità agli stessi sentimenti ambivalenti di amore e odio che lui provava in passato anche per Vittorio, cosa che gli permette di sfogare la rabbia repressa e di intraprendere il suo percorso di crescita. È drammatico e ironico che il gesto più romantico di lui (la dichiarazione di amarla più di quanto abbia mai fatto con Vittorio, ormai dimenticato) rappresenti anche il gesto più doloroso per lei, consapevole che non verrà mai amata del tutto, non in tutte le sue versioni.

Ma ciò che rende la lettura ancor più enigmatica e tremendamente affascinante è il fatto che Viola rappresenti molto di più, incarnando e facendo sue molte altre ambiguità, collezionando molte altre complessità e sentimenti contrastanti.

Non mancano, poi, adrenalina ed enigmi a cui JD Hurt ci ha abituate, ma ho apprezzato in particolare due cose di questo episodio: una madre (finalmente – ma non del tutto!) amorevole, e una rete di sostegno che collabora, apertamente o dietro le quinte, insieme ai protagonisti per la vittoria. Inutile dire che mi sono innamorata di O’ Pazziscu, e mi auguro di leggere presto di lui.

“C’è uno spettacolo più grande di un bel culo, delle tette, della bocca, di un cazzo. Quello spettacolo è più grande del mare, dei tramonti, del cielo e delle montagne. È l’interno dell’anima. Non lo so se le nostre si sono amate prima di nascere. Non so neppure se, come si dice, sono state unite in uno stesso nucleo e da gemelle si sono cercate sulla terra. So solo che io sono per te e tu sei per me. Il sesso è un involucro. Dentro di noi c’è una cosa che non ha nome, e quella cosa è ciò che siamo. Chiamala cuore, chiamala anima, fiato di Dio; le nostre cose sono destinare a stare insieme, al di là dei giudizi della società”. 

 

Valutazioni

Voto generale
Sentimento
Sensualità
Violenza

Media

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