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Recensione: “Boy Banned” di RJ Scott

Buongiorno Fenici, oggi Nayeli ci parla di “Boy Banned” di RJ Scott

Quando l’unico modo che hai per vincere è nascondere chi sei, quanto in là sei disposto a spingerti?

Reuben ‘Angel’ Jacobs è a un passo dal mollare. Perdere nelle finali dal vivo di Sing UK è devastante. Non ha altra scelta che tornare a casa e lavorare nell’impresa di famiglia, anche se ciò significa rinunciare ai suoi sogni e dare ragione ai suoi vecchi bulli.

Corey Dixon è un rockettaro nel cuore. Essere nello spettro autistico significa che dare un senso a ciò che la gente considera ‘normale’ per lui è già difficile così, figurarsi se si aggiunge il caos di una competizione importante. Cantare è il suo spazio sicuro, l’unico modo che ha per pensare, superando il frastuono nella sua testa. Dopo aver fallito l’audizione per l’esibizione dal vivo, il suo viaggio sembra finito, ed è il giorno peggiore della sua vita.

I giudici lanciano a entrambi un salvagente, creando una boy band composta da tutte le belle speranze che sono arrivate a tanto così dal farcela. Mettono Angel, Corey e altri tre in una stanza e offrono loro l’opportunità di cantare come gruppo. Accettare di far parte della band significa che Corey è costretto a nascondere una parte di sé, oltre a ciò che Angel significa per lui.

Vincere vale davvero il sacrificio di Corey e Angel?

Non avevo mai approfondito in un romanzo gli aspetti legati all’autismo, ed è stato emozionante vestire i panni di Corey, provare le sue difficoltà, il modo in cui la sindrome a volte ne limita, altre ne accentua le percezioni. E Angel è un ragazzo dolcissimo, sensibile, l’unico in grado di trasmettergli quell’equilibrio e quella stabilità di cui ha bisogno.

Gli piaceva stargli vicino, toccarlo, respirare all’unisono con quell’uomo incantevole. Era come se il tocco di Angel fosse in grado di raggruppare tutte le sue ruvide terminazioni nervose e di ammorbidirle. Solo allora Corey poteva tranquillizzarsi.

La situazione che devono affrontare non è facile. Si tratta di un talent show, di fare i calcoli con quello che piace alla gente, di trovare il modo per accaparrarsi i like, le visualizzazioni, le simpatie dei fan e dei giudici, in una lotta non sempre equa. “Una boy band non può avere due ragazzi gay”, questa è una regola base a cui i due ragazzi dovranno attenersi nonostante tutto quello che sta nascendo tra loro. Qualcosa di tenero e meraviglioso. E la definizione “unico” per un ragazzo “strano” come Corey calza a pennello, perché uno come lui non ha molte possibilità di sperimentare l’amore. Gli è persino difficile “capire” a che cosa corrisponda quella emozione, senza che questo gli impedisca di provarla profondamente.

«Posso…? Senti… Non so come dirlo, ma ho questa… cosa…»
Non prometteva nulla di buono. Era una questione di salute? O di sentimenti? Non che l’espressione di Corey lasciasse trasparire nulla. «Cosa?» Angel si avvicinò ancora. «Puoi parlarmene…»
Corey inclinò appena il capo. «Non voglio parlarne. Non so come spiegarlo, ma voglio baciarti.»

Dire che Angel fu sorpreso era un eufemismo. «Oh. E per quanto riguarda quella faccenda del ‘due-ragazzi-gay-in-una-band’?»

«Voglio solo sapere che sapore hai.» Corey abbassò di nuovo gli occhi e strascicò un piede sul pavimento. «È sbagliato?» Lo guardò. «Non so se è sbagliato.»

Forse non sono state esplorate al meglio tutte le potenzialità della trama, e non poche volte mi sono chiesta se la caratterizzazione di Corey fosse adatta per un romanzo che ha previsto che una figura così fragile si fosse deliberatamente buttata in un talent show, tuttavia è una lettura appassionante, molto romantica, sofferta.

Oltre alle due belle personalità dei protagonisti, è stato ben esplorato il legame che contrappone finzione e “reality”, così come la pressione posta della necessità di adeguarsi agli stereotipi che sembrano rispondere a quello che “la gente si aspetta”.

Diavolo, a lui andava più che bene essere apertamente gay, non sarebbe stato certo un problema se il giovane non fosse stato in una boy band, ma apertamente autistico? Quello era tutto un altro paio di maniche.

Se devo trovare qualche difetto, la traduzione ha qualche défaillance, mentre il finale è un po’ affrettato e insipido: è in linea con il romanzo dolcissimo e positivo, ma non osa più del dovuto, così come non vengono esplorate più di tanto le questioni irrisolte del passato di Angel.

Rimane comunque una lettura che consiglierei, molto appagante.

I baci si fecero sempre più disordinati. Entrambi respiravano profondamente, ansimando quando si separavano e Corey non riusciva a proferire parola, mentre ogni singola terminazione nervosa si accendeva di qualcosa di unico. Stava baciando Angel, il suo primo vero bacio con un altro uomo, mani che esploravano e il cervello che continuava a chiedere di più.

 

 

 

 

 

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