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Recensione:”Basta un caffè per essere felici” di Toshikazu Kawaguchi

TITOLO:Basta un caffè per essere felici

AUTORE: Toshikazu Kawaguchi

EDITORE: Garzanti

GENERE: Narrativa

TORNA LA CAFFETTERIA CHE HA SORPRESO E INCANTATO MILIONI DI LETTORI IN TUTTO IL MONDO

Accomodati a un tavolino.
Gusta il tuo caffè.
Lasciati sorprendere dalla vita.

L’aroma dolce del caffè aleggia nell’aria fin dalle prime ore del mattino. Quando lo si avverte, è impossibile non varcare la soglia della caffetteria da cui proviene. Un luogo, in un piccolo paese del Giappone, dove
si può essere protagonisti di un’esperienza indimenticabile. Basta entrare, lasciarsi servire e appoggiare le labbra alla tazzina per vivere di nuovo l’esatto istante in cui ci si è trovati a prendere una decisione sbagliata. Per farlo, è importante che ogni avventore stia attento a bere il caffè finché è caldo: una volta che ci si mette comodi, non si può più tornare indietro. È così per Gotaro, che non è mai riuscito ad aprirsi con la ragazza che ha cresciuto come una figlia. Yukio, che per inseguire i suoi sogni non è stato vicino alla madre quando ne aveva più bisogno. Katsuki, che per paura di far soffrire la fidanzata le ha taciuto una dolorosa verità. O Kiyoshi, che non ha detto addio alla moglie come avrebbe voluto. Tutti loro hanno qualcosa in sospeso, ma si rendono presto conto che per ritrovare la felicità non serve cancellare il passato, bensì imparare a perdonare e a perdonarsi. Questo è l’unico modo per guardare al futuro senza rimpianti e dare spazio a un nuovo inizio.
Toshikazu Kawaguchi è diventato un fenomeno internazionale con il suo romanzo d’esordio, Finché il caffè è caldo, che ha venduto oltre un milione di copie in Giappone e in Italia è tuttora in classifica dopo mesi dall’uscita. Ora torna con la sua caffetteria speciale e ci consegna una storia emozionante sulla meraviglia che si nasconde negli imprevisti della vita e nei regali del destino.

In una piccola caffetteria giapponese, con la sua ambientazione color seppia dovuta alle lampade con il paralume, era possibile tornare indietro nel passato. All’interno, con i suoi tre orologi alla parete, ognuno su un’ora diversa, vi era una sedia, occupata sempre da una donna vestita di bianco intenta a leggere, con la quale era possibile ritrovarsi al cospetto dell’istante desiderato.

Con questo secondo romanzo, Kawaguchi ci riporta alle atmosfere evocative della sua narrazione. Attraverso quattro lunghi capitoli, conosceremo le storie di altrettanti protagonisti che vogliono rimediare a una loro mancanza. Alcuni di questi sono gli stessi del primo volume, Finché il caffè è caldo, come Kazu, cameriera della caffetteria, di cui conosceremo non solo il passato ma anche ciò che l’attende nel suo futuro; Nagare, proprietario del locale, insieme a sua figlia Miki, bambina sveglia e impaziente di poter versare il suo primo caffè.

I personaggi sono ben descritti e tutti accomunati da un rimpianto, da una perdita, dalla voglia di redimersi.

Una scrittura fluida e scorrevole con pochi fronzoli che va dritta al punto, perché ci sono molte regole nel viaggiare nel tempo e una di esse è proprio il breve tempo che si ha a disposizione; finché il caffè rimarrà caldo non ci saranno problemi, altrimenti si farà la fine della signora vestita di bianco, della quale apprenderemo l’identità e la sua storia.

Un romanzo che si snoda con una serie di racconti tutti accomunati da un filo conduttore: solo noi possiamo dare senso alla vita che abbiamo ricevuto in dono, perciò dobbiamo fare il possibile per essere felici. La felicità dipende da come noi decidiamo di vivere la vita, nonostante, a volte, le carte che il destino ci ha messo in mano siano difficili da giocare.

Kawaguchi ti mette di fronte alle tue paure, non ho potuto fare a meno di pensare cosa avrei fatto io, se avessi affrontato il viaggio nel passato. Perché, in fondo non avrei potuto cambiare il mio presente. Un libro che scava dentro le nostre anime e i nostri rimpianti. Con questa storia mi sono sentita malinconica e impotente, soprattutto per le vicende dei personaggi, con i quali sono entrata in sintonia, perché è facile immedesimarsi nelle loro storie. Un romanzo che fa bene al cuore.

 

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