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Recensione: “Storia di una famiglia perbene” di Rosa Ventrella

Buongiorno Fenici, oggi Emanuela ci parla di “Storia di una famiglia perbene” di Rosa Ventrella

Anni Ottanta. Le estati a Bari vecchia trascorrono tra i vicoli di chianche bianche, dove i ragazzini si rincorrono nei dedali di viuzze, in mezzo ai profumi delle lenzuola stese e all’aroma dei sughi. Maria cresce insieme ai due fratelli più grandi, Giuseppe e Vincenzo. È una bambina piccola e bruna, dai tratti selvaggi che la rendono diversa dalle coetanee: una bocca grande e due occhi quasi orientali che brillano come punte di spillo. Ha un modo di fare insolente, che le è valso il soprannome di Malacarne. Vive immersa in una terra senza tempo, in un rione fatto di soprusi subìti e inferti, a cui è difficilissimo sottrarsi. L’unico punto fermo, negli anni tra l’infanzia e l’adolescenza, è Michele, figlio della famiglia più disgraziata di Bari vecchia. L’amicizia tra i due si salda e rinforza, nonostante l’ostilità delle famiglie e i colpi bassi della vita. Finché quel sentimento, forte e insieme delicato, quasi fraterno, non diventerà amore. Un amore che, anche se impossibile, li preserva dal rancore verso il resto del mondo e dalla decadenza che li circonda.
In un quartiere alla periferia di Bari, un’amicizia inattesa, come un fiore su una terra arida
Un amore contrastato ma indistruttibile

Un bellissimo romanzo crudo e vero scritto da una bravissima autrice italiana che riversa tratti sicuramente autobiografici nella vicenda, ambientata in Puglia, in un quartiere povero di Bari e che si articola in un arco di circa dieci anni, con incursioni nel passato dei familiari di Maria.

La sua storia, quella di una bambina selvatica e insofferente alle regole, stretta in una famiglia con un padre ignorante e violento, indurito dal mare e dalle vicissitudini della vita e una madre bella e dolce ma succube e sfatta dal destino infausto, si snocciola in un quadro bianco, abbagliato dal sole del sud, in un mondo ristretto e gretto con uno zoo di personaggi curiosi ma reali nella loro crudezza: i vicini di casa, la fattucchiera che toglie il malocchio, il travestito, il boss del quartiere; la volontà e le capacità della giovane le faranno  capire che con lo studio può affrancarsi dall’inferno e spiccare il volo per andare al di là del mare ”a vedere cosa c’è”.

E questo viaggio lei lo vorrà compiere con Michele, il figlio del boss del paese, lui stesso figura della volontà di affrancarsi da un destino infausto e diventare qualcun altro rispetto a ciò che ci si aspetta da lui.

Com’è naturale i cuori dei due si incontreranno e il sentimento che li unirà nell’infanzia e li farà rincontrare nell’età adulta sarà come un faro nelle loro vite, una porta verso quell’orizzonte lontano e resisterà ad anni di ingiurie e disgrazie che si abbatteranno su di loro.

Un finale un po’ aperto a varie ipotesi guasta leggermente la bella atmosfera che la scrittrice riesce a creare, senza tuttavia alterare la storia e lasciando a chi legge la sua idea personale.

Un libro bello e profondo, bella novità editoriale in questo fine mese di aprile.

 

 

 

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