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Recensione: Sparire a Buenos Aires di Eloisa Diaz

 

Titolo: Sparire a Buenos Aires

Autore: Eloisa Diaz

Genere: Thriller

Editore: Piemme

Data di pubblicazione: 22 Giugno 2021

Una giovane donna scomparsa nel nulla. Un’Argentina divisa tra passato e futuro. Un giallo forte e intenso, come l’amato café cortado dell’ispettore Alzada. È il 19 dicembre del 2001, e per l’ispettore Joaquín Alzada quella non sarà una giornata come le altre. L’Argentina è stravolta da una delle crisi economiche più gravi di sempre, e per le strade di Buenos Aires, tra i manifestanti che minacciano di raggiungere la Casa Rosada e le forze di polizia dispiegate per fermarli, dilaga il caos. In quel clima di fervore, per l’ispettore è impossibile non ripensare ai terribili giorni del 1981, quando il regime militare portava via gli oppositori politici dalle loro case, ‘desaparecidos’ in una notte, mentre le ‘Madres’ si riversavano in Plaza de Mayo. Alzada, all’epoca un promettente giovane poliziotto, aveva provato sulla propria pelle il dolore di vedersi portare via qualcuno che si ama, e non poter fare niente per impedirlo. Gli anni sono passati e Joaquín, ormai prossimo alla pensione, ha imparato a rimanere a galla, andando avanti a testa bassa. Ma quando inizia a indagare sulla scomparsa della rampolla di una delle famiglie più ricche della città, grazie all’aiuto del giovane collega Orestes Estrático e ai geniali suggerimenti della moglie Paula (è lei, si ripete sempre Joaquín, che avrebbe dovuto fare la detective), Alzada scopre che dietro quel mistero si nasconde qualcuno di potente, uno di quelli considerati intoccabili. E, questa volta, l’ispettore non ha intenzione di restare in silenzio. Sullo sfondo di una Buenos Aires ribollente di rabbia e passione, Eloísa Díaz ci presenta Joaquín Alzada: scontroso, irascibile, non esattamente amante delle regole, costretto a fare i conti con un passato in sospeso e un mondo che cambia – ma, forse, non poi così tanto.

È complicato vivere a Buenos Aires e l’ispettore Alzada lo sa benissimo.

Lui sa cosa è la paura per l’ennesimo colpo di stato, sa cosa si prova quando l’esercito si presenta a casa e fa sparire letteralmente le persone, come se non fossero mai esistite. Esattamente quello che è successo a suo fratello Jorge, scomparso insieme alla moglie Adela negli anni ’80. E adesso, a distanza di vent’anni, l’Argentina è di nuovo stravolta da una crisi economica che sta mettendo in ginocchio la popolazione con le sue restrizioni. Si respira aria di protesta, di barricate, di molotov lanciate contro le centrali di polizia… e per l’ispettore è impossibile non pensare agli anni terribili che ha vissuto, al suo non essere riuscito a fare niente per impedirlo. Sentendosi perennemente in colpa e arrabbiato.

Attraverso due archi temporali, raccontati in terza persona, ci viene descritto un pezzo di storia terribile che, a causa della memoria corta degli esseri umani, qualcuno sembra aver dimenticato, o messo a tacere in un angolo della mente. I racconti degli Desaparacidos, delle Madres di Plaza de Mayo, fa sentire un brivido dentro, come una stalattite che si insinua nel cuore trasmettendo freddo, molto freddo. Almeno, questo è ciò che provo io quando leggo qualcosa su quel periodo.

Attraverso un’indagine per omicidio, l’autrice fa riflettere sulle conseguenze di quegli anni, sul comportamento di alcuni uomini, sul loro guardare dall’altra parte tenendo un profilo basso, non facendo domande scomode, non sentendosi toccati da ciò che succede. Ma se chi scompare è qualcuno che si ama e che abbiamo sempre cercato di proteggere per i suoi ideali rivoluzionari? Come ci si deve comportare?

È quello che si chiede ogni giorno della sua vita l’ispettore Alzada. Un uomo irascibile, scontroso, poco avvezzo alle regole che forse ha deciso di non voltarsi più dall’altra parte e di guardare dritto in faccia la realtà, questa volta.

Sparire a Buenos Aires è una storia introspettiva che ti scava dentro, induce a porti delle domande, ti mette con le spalle al muro raccontando una vicenda cruda e crudele nella sua iniquità. Una storia in cui i responsabili sono rimasti impuniti; dove c’è stata solo indignazione da parte degli altri Stati, senza che davvero mai venisse chiesta giustizia.

Ho trovato questo libro pieno di passione e rabbia. Con la sua prosa asciutta e quel modo di non dire tutto, ma facendo immaginare l’accaduto, tiene il lettore incollato alle pagine, portandolo a immedesimarsi nelle scelte dei vari protagonisti ma senza mai giudicare.

Un libro notevole ma che, a mio parere, ha una piccola pecca: la parte relativa al ritrovamento del cadavere di una giovane donna è stato trattato con poca enfasi, quasi se fosse solo il pretesto per mettere a nudo le decisioni del protagonista. Da buona amante dei thriller avrei preferito che il focus restasse sull’omicidio invece, Eloisa Diaz lascia alcuni dubbi in sospeso, non ci da un finale ma una serie di domande che non trovano risposta.

Un romanzo per gli amanti dei thriller con uno sfondo storico.

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