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Recensione “Non dirgli che ti amo” di Deborah Fasola

 

Viviana vive una vita tranquilla a Roma, circondata dall’affetto dei suoi cari e riuscendo a realizzare i sogni della sua infanzia. Ben presto la sua routine viene sconvolta da una notizia inaspettata che, in seguito a dei controlli medici che le diagnosticano un male incurabile, la vedrà mettere in discussione desideri e speranze future, primo fra tutte quello di diventare madre. Il tempo a sua disposizione è poco e istintivamente fa una cosa che non avrebbe mai preso in considerazione altrimenti: iscriversi a un sito di incontri. Proprio online conosce Cristian, che sembra provare una sorta di interesse nei suoi confronti. La ragazza gli aprirà in parte il suo cuore e, sebbene Cristian non conosca realmente i suoi piani, giorno dopo giorno si innamorerà di lei. Purtroppo Viviana non ha fatto i conti con la famiglia di lui, soprattutto con il fratello, che sembra aver compreso il suo doppio gioco e che interviene prepotentemente nella sua vita, sconvolgendogliela più di quanto non lo sia già. Un romance drammatico che sa di amore e di speranza. Un amore impossibile. Una storia di vita vera e di sofferenza, ma al tempo stesso romantica e intensa.

Questo è un romanzo che contiene tanti argomenti e la scrittrice cerca di svilupparli approfonditamente: non sono contenuti da poco e la loro attualità rappresenta una sfida per chiunque li intraprenda, seppure in un romance.

L’amore è il perfetto filo conduttore, permette alla storia di dipanarsi in modo scorrevole e rende più romantico il tono del libro, senza farlo risultare drammatico.

Il principale tema presentato dall’autrice è il cancro: la protagonista è affetta da questa terribile malattia nella sua forma più violenta e sembra non lasciarle scampo. La nostra eroina,Viviana, sente la vita scivolarle via e reagisce con scelte e decisioni estreme che coinvolgeranno le persone che la circondano e le faranno soffrire. Sebbene conscia di questo, Viviana, non esiterà a portare a termine il suo desiderio: avere un figlio a ogni costo per non scomparire dalla terra senza lasciare traccia, per far restare qualcosa di sé dopo che sarà morta.

Questo tema, caro all’autrice, già presente nel libro “Tutto quello che volevo da te”, assume qui una valenza diversa: un figlio come eredità perché prosecuzione di noi stessi.

E come fare per avere un figlio? Non con l’inseminazione artificiale, bensì cercando un compagno piacevole con cui procreare. Peccato che il malcapitato, Christian, non comprenda a fondo di essere usato e appaia al lettore come un poveretto in balia delle manovre dell’amata. Qui entra in scena il terzo incomodo: il fratello Kevin, spregiudicato e vincente nella vita. Kevin intuisce sin dal primo incontro di avere di fronte una bravissima doppiogiochista, anche se non immagina i reali motivi. Un bel personaggio questo, sebbene i suoi dialoghi interiori siano a volte un po’ confusi, che occuperà una posizione importante nella vita di Viviana e diventerà la sua ancora di salvezza. È stato senz’altro il mio personaggio preferito in questa bella storia che, nonostante i buoni spunti e un susseguirsi avvincente, non riesce a catturare fino in fondo.

Forse alcune sfaccettature andavano maggiormente limate e approfondite per l’importanza dei temi trattati.

Ho trovato un po’ troppo lunghi i monologhi alla videocamera che Viviana dedica al figlio che dovrà nascere; si fa fatica a seguirne il filo per la moltitudine di considerazioni esposte dalla protagonista. Talvolta un po’ troppe le parolacce, non sempre rendono maggiormente l’idea .

recensione a cura di

 

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Voto di Pippi Calzelunghe 4

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