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Recensione: “L’anima della Spada” di Valentina Piazza

Buon giorno Fenici! Oggi Lucia ci parla di “L’anima della Spada” di Valentina Piazza

Milano, oggi.
Francesca Losi, figlia di un grande esponente dell’aikido in Italia, alla morte di quest’ultimo e per suo volere, acquistò un’antica e preziosa katana giapponese durante un’asta di beneficenza, a Milano. La spada, arrugginita e danneggiata, versava in pessime condizioni ma la ragazza era determinata a riportarla ai suoi antichi splendori, esaudendo così anche l’ultimo desiderio di suo padre. 
Dopo essersi messa in contatto con il togishi, Kimura Kaito, un noto restauratore di spade, cominciò insieme a lui il restauro della lama. Ogni volta che Francesca poserà la mano sulla katana, questa le parlerà attraverso visioni dominate da una voce di donna, intenzionata a svelare il passato e l’anima della spada…

Giappone, XIV secolo.
Yamamoto Takeshi, un famoso guerriero, aveva perso la propria katana durante uno scontro e, conoscendo la fama del fabbro Masamune, gli aveva commissionato una nuova arma: la spada Koi, una katana micidiale, dai poteri ultraterreni…

“Quando Takeshi, il guerriero, serrò la sua presa su di me, vidi la luce della sua anima…”

“Mormoro fra me e me una frase che papà ripeteva spesso: “Tra gli alberi il ciliegio, tra gli uomini il samurai…” Se chiudo gli occhi, mi sembra quasi di rivederlo seduto qui nella mia cucina; i ricordi mi assalgono, mentre avvicino piano la tazza alle labbra, soffiando via il fumo. “Francesca, il tè, come la spada, è una cerimonia, è perfezione. Ogni gesto della nostra vita dovrebbe tendere a essa, senza però divenirne schiavo.” Continuo a richiamare alla mente le parole di mio padre e rimugino sulle domande che allora gli posi: “Cosa significa tendere alla perfezione, papà? Come posso sperare di raggiungerla? Nessuno può.” Avevo da poco divorziato e il concetto di “perfezione” era alquanto lontano dalla mia realtà di quel momento. Lui aveva sorriso: “Dedicandoti al tuo scopo anima e corpo, migliorando giorno dopo giorno, rialzandoti ogni volta che cadrai, perché sei caduta e cadrai ancora, Francesca. Tutti noi cadiamo.”

Care Fenici il libro di cui vi parlo oggi, L’anima della spada, vi porterà nel magico Giappone, dove saremo testimoni di un grande amore, di una leggenda piena di onore e dolcezza e, fra presente e passato, conosceremo quattro protagonisti difficili da dimenticare.
Francesca è figlia di un Sensei italiano molto conosciuto, uno dei pochi ad avere raggiunto il grado di Kudan (9° nella cintura nera). Ora il padre sta morendo, e come suo ultimo desiderio le dà uno strano incarico: recarsi per lui ad un’asta e comprare una Katana Giapponese. Francesca non comprende cosa spinga il padre a desiderare quella spada così profondamente, ma è decisa a fare in modo che il suo desiderio venga esaudito. Fin da subito percepisce qualcosa di strano e misterioso in quell’oggetto così ambito, e nello stesso tempo così danneggiato. Non è la sola a volere quella spada, ma il suo avversario, dopo aver rilanciato la sua offerta più volte, improvvisamente si ritira e Francesca è la nuova proprietaria della Katana. Il banditore della casa d’aste la invita a mettersi in contatto con Kimura Kaito, un uomo che è in grado di restaurare la lama danneggiata e riportarla all’antico splendore, ed è proprio incontrandosi con lui che per Francesca tutto cambia. La sua vita fino a quel momento ha subito perdite e dolorose separazioni, la morte del padre poi l’ha prostrata come non mai. È arrabbiata per la malattia che le ha portato via l’ultimo familiare, e non riesce a essere come suo padre, che aveva fatto della filosofia orientale il suo credo. Kimura Kaito si rivela come un porto nella tempesta: il suo appartamento in cui si respira un’aria antica e serena, il suo modo di fare così tranquillo, e la scoperta che lui e il padre erano amici, permette a Francesca di intraprendere un viaggio che le darà l’opportunità di riparare il suo spirito. La spada, invece, si rivelerà essere quella di un grande guerriero, un samurai integerrimo e onorevole, creata da un grande fabbro, infusa di un’anima potente di nome Koi, che ha una storia da raccontare e un guerriero da cui tornare.
Quella che ci racconta Valentina è una leggenda di una straordinaria dolcezza, che ci porta a intraprendere un viaggio nel passato per conoscere un guerriero e la sua spada portentosa, una spada nata per impedire che un grande male potesse vincere. La sua storia è piena di passione e dolore, lo spirito che la pervade ha amato il suo guerriero e dopo secoli di separazione vuole tornare da lui. Francesca, tenendola in mano, percepisce il suo desiderio e il suo dolore, mentre visioni del passato le invadono l’animo. E mentre Kaito la riporta all’antico splendore, grazie a un altro amico del padre, Francesca ne apprende la storia, e sera dopo sera il suo spirito si pacifica, finalmente consapevole che ci sono cose che non possono che essere accettate, come il dolore e la morte, perché non si possono cambiare. Capitoli che si alternano portandoci nel passato per assistere alla storia di Takeshi e Koi, alle loro battaglie e i loro rari e dolcissimi momenti d’amore, ad altri in cui vediamo Francesca rendersi conto del dono che il padre le ha fatto con quell’ultimo incarico. Le ha permesso di incontrare Kaito sapendo, forse, che avrebbe potuto essere l’uomo giusto per lei. E fin dal primo momento si è resa conto di sentire all’opera quella bella leggenda, che vuole che due anime che si devono incontrare siano legate da un filo rosso, percependo fin da subito un’affinità con lui, mai provata con l’ex marito. Vediamo il suo animo mutare, ripararsi come nel Kintsugi, tornare alla vita. Anche Kaito è un bel personaggio anche se forse viene un po’ oscurato dal bel samurai del passato. Quando lo conosciamo, è un uomo sicuro di sé che ha sconfitto i demoni del suo passato, un’adolescenza da bullo finita grazie al padre di Francesca, che lo ha preso nel suo Dojo e gli ha insegnato disciplina. Pur se piacevole, la loro storia d’amore rimane in secondo piano rispetto a quella di Koi e del suo samurai, ma questo nulla toglie alla bellezza della lettura.
L’amore per la cultura giapponese traspare da ogni parola di questa libro di un’incredibile dolcezza, l’autrice non lo scrive, ce lo dipinge come un delicato quadro, pennellandolo con parole vivide che ci permettono quasi di avvertire il profumo dei ciliegi in fiore e avvertirne i fragili petali che ci accarezzano il viso, raccontandoci di un amore inestinguibile. Bello, deliziosamente toccante, scritto in modo veramente superbo, e capace di far sognare.

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