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Recensione: “Lacrime di zaffiro” di Zoey Morgan

«Il nostro era uno strano gioco, ormai. Oscuro comprendere chi fosse la preda e chi il predatore.» Ginevra: Se al mio ex non fosse venuto in mente di aggredirmi fuori dal bar in cui lavoro, non sarebbe stato uno giorno diverso dagli altri. Poi lui mi ha salvato. Jayden… Il suo nome mi è rimasto impresso, tanto quanto i suoi occhi… Così luminosi, profondi, due pozze d’oceano in cui annegare. Non lo rivedrò mai più, non so chi sia, ma non riesco a smettere di pensargli. Jayden: È buffo come l’aver deciso di bere una coca, un gesto apparentemente innocuo, mi abbia fatto commettere una seri e di idiozie che nel mio lavoro sono considerate un vero e proprio suicidio. Salvare la ragazza non è stato il modo migliore per passare inosservato, come nemmeno rivelarle il mio vero nome. Pazienza. Non è mia intenzione rivederla e, se sapesse cosa faccio nella vita, non vorrebbe rivedermi nemmeno lei.

Ho riflettuto molto prima di scrivere questa recensione. Non scrivo mai nulla con superficialità, ancor meno quando si tratta di recensioni non propriamente positive, ma sono profondamente convinta che una critica negativa e costruttiva sia di gran lunga più proficua e utile di un giudizio lusinghiero e forzato. Dopo tale premessa è facile intuire che il libro non mi è piaciuto, vi dico perché.
Jayden è un ragazzo bellissimo e riservato che nasconde orribili segreti. Il suo passato, confuso e tormentato, è fatto di abusi e privazioni, lui stesso non conosce molto di sé fino a quando viene salvato da un uomo, Milko, che lo riporta alla vita e diventa il suo capo. Jayden impara a non provare emozioni, a controllare l’orrore che ha segnato la sua giovane esistenza, tenendo lontano qualsiasi sentimento possa scalfire la sua corazza di indifferenza e freddezza. Solo in questo modo riesce a non soccombere all’angoscia e alla depravazione dei suoi ricordi.
Ginevra è una giovane barista che vive e lavora in un piccolo centro alla periferia di Londra. Schiva e introversa, è molto bella, ma si tiene alla larga da qualunque situazione possa attirare l’attenzione su di lei. A dispetto della sua apparenza di vita “normale”, anche lei ha un passato doloroso e traumatico da dimenticare.
I due si incontrano quando Jayden, passando per caso nei pressi del bar dove lei lavora, decide di ordinare da bere. In quell’occasione sarà proprio lui a salvarla dall’aggressione da parte del suo ex e rivelarle, inspiegabilmente, il suo vero nome.
Quel momento segna la condanna di Ginevra che, a causa di un errore di Jayden, sarà rapita e istruita per diventare una schiava sessuale “consenziente”, prima di essere venduta ad un individuo malvagio che potrà disporne a suo piacimento.
La trama segue per molti aspetti i cliché del genere: lui, bellissimo e traumatizzato in età infantile, diventa un adulto cinico e brutale; in seguito al loro incontro, tenta di sottometterla e piegarla alla sua autorità, anche se l’attrazione tra loro è forte e innegabile. La variazione sul tema è che, in questo caso, anche lei sia stata una vittima da bambina, quindi i due protagonisti si ritrovano a condividere più di quanto si possa pensare in apparenza.
La trama ha delle potenzialità che, a mio parere, non sono state sfruttate appieno. La parte quasi conclusiva è fatta di azione, violenza e di rivelazioni che, se approfondite adeguatamente, avrebbero dato originalità e vita alla narrazione. Se in un libro del genere si predilige l’aspetto erotico e squisitamente “anatomico” che caratterizza il rapporto tra i due protagonisti principali, si rischia di tralasciare la componente psicologica e gli intrecci narrativi che invece renderebbero il romanzo più completo e interessante. Un romanzo dark non si limita solo al racconto di argomenti scabrosi e dolorosi, ma segue i pensieri e il tormento dei personaggi, soprattutto quando la storia viene movimentata da colpi di scena e svolte inaspettate. In questo caso ho avuto la stessa percezione dall’inizio alla fine: la narrazione e i dialoghi non mi hanno colpito né coinvolto, durante la lettura ho soltanto seguito lo svolgimento dei fatti senza alcuna tensione, suspense o coinvolgimento emotivo.
Tuttavia scrivere scene erotiche eccitanti e significative non è semplice, anzi la sola descrizione di ciò che accade ha un sapore ripetitivo e banale che non attrae il lettore, data la vastità dell’offerta disponibile attualmente.
Infine, pur trattandosi di romanzo quindi finzione, per avere efficacia è importante dare agli eventi un carattere che li renda, se non propriamente reali, almeno verosimili, ovvero Jayden addestra schiave sessuali, obbligate a sottomettersi e farsi fare di tutto, che però vengono vendute in maniera “consenziente”. Consenziente? Quale persona sana di mente avrebbe un comportamento simile?
Non me ne voglia l’autrice, che è giovane e all’inizio della sua esperienza, al contrario spero che le mie osservazioni le siano utili quanto meno come spunto riflessivo per la stesura dei suoi futuri manoscritti.

A cura di:

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Voto Lady Kei 2

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