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Recensione: “La figlia della luna #1” di Patricia Briggs

Mercedes Thompson è laureata in Storia, lavora come meccanico nell’area delle Tre-Città, nello Stato di Washington ed è stata allevata dai lupi mannari. Mercy però è l’unico camminatore della zona: per la precisione, è un coyote mutaforma, immune alle magie dei vampiri. Il mondo che la circonda sembra normale, ma nell’era delle tecnologie per le creature dell’altromondo sta diventando ogni giorno più difficile rimanere nascoste. La sua vita procede tranquilla come quella di tutti gli altri, anche se i suoi amici sono troll, gremlin, vampiri e, naturalmente, lupi mannari. Quando Mac, un ragazzino senzatetto, si presenta alla sua officina in cerca di lavoro, lei pensa immediatamente che si tratti di un giovane licantropo ancora incapace di controllare i propri poteri. Ben presto però diventa chiaro che quel ragazzino è l’obiettivo di una vampiro molto potente, e Mercy decide di chiedere aiuto a un suo vicino di casa, Adam, il sexy mannaro dominante delle Tre-Città. Di colpo la situazione precipita, trasformandosi in una vera e propria guerra per il potere tra clan di non morti, mentre dal passato di Mercedes riappare un ex fidanzato che non accetta che la loro storia sia finita…

Primo volume della serie di urban fantasy firmata da Patricia Briggs, La figlia della luna è un romanzo assolutamente imperdibile per gli amanti del genere.

Washington – Territorio delle Tre città

Immaginate un mondo all’apparenza come il nostro, ma al cui interno si aggirano le più disparate creature fantastiche: vampiri, streghe, lupi mannari e Fae, questi ultimi a loro volta sono così eterogenei e vari che basta pensare a una qualunque creatura magica e sicuramente ne esiste almeno un esemplare tra loro.

Gli umani sono a conoscenza solo di una minima parte di questo popolo “altro”, i Fae minori si sono palesati all’umanità per volere dei Fae maggiori (detti Signori Grigi) in tempi assai recenti. Episodi di emarginazione, razzismo e fanatismo hanno fatto sì che tutti gli altri preferissero rimanere nell’ombra.

In questo mondo assai variegato troviamo poi la meccanica Mercedes Thompson, ultimo Walker presente negli Stati Uniti, non ha mai conosciuto nessuno della sua specie e per questo motivo conosce solo in minima parte le sue abilità e il suo potere. Si tramuta, senza subire l’influenza della luna in un coyote, più agile e veloce di un licantropo non ha però le sue capacità rigenerative.

Cresciuta in un branco di lupi mannari a 16 anni (ci verrà svelato in seguito il perché di questa scelta) decide di andare a vivere da sola e nel territorio delle Tre città, più precisamente a Finley, si è creata la sua vita indipendente sebbene il suo vicino di casa Adam sia niente popò di meno che l’Alfa capobranco della zona.

La società dei mannari è violenta, maschilista, misogina e omofoba, una donna non è nulla se non è la compagna di qualche lupo, a cui poi dovrà obbedire, e un mannaro non potrà mai confidare la sua natura se non alla sua compagna di vita (compagno laddove il mannaro sia donna), in caso di rapporti omosessuali dovrà sempre mentire ai propri partner, pena la morte di entrambi.

La nostra Mercy invece è uno spirito libero, che non sopporta di ricevere ordini, è quindi ben contenta di non essere nata licantropo e non avere le limitazioni che ciò avrebbe comportato.

L’ordine gerarchico nella società mannara è chiaro, ogni branco ha un Alfa, ma gli Alfa degli Stati Uniti devono rispondere a Bran, il Marrok; Mercedes è cresciuta nel branco di quest’ultimo.

La nostra Walker esercita sicuramente un grande fascino verso gli uomini, sia che si tratti di semplice simpatia che di attrazione vera e propria; attorno a lei gravitano maschi di ogni specie, anche le più schive, a partire dal camaleontico poliziotto umano Tony, per passare dal suo ex capo Zee, un gremlin, c’è poi Stefan, vampiro sui generis con la passione per Scooby-Doo, per non parlare poi dei due mannari Adam, e Samuel (figlio del Marrok) che la vorrebbero entrambi per compagna.

Per le donne invece lei rappresenta una rivale temuta, i mannari hanno problemi a procreare sia tra loro che con gli umani, il tasso di aborti o gravidanze finite con la morte delle madri è altissimo, mentre incrociarsi con una Walker garantirebbe il perpetrarsi della stirpe senza troppi problemi (piccola curiosità da un un’unione tra un licantropo e un walker potrebbero nascere bambini umani, mannari o walker), per questo motivo il massimo che può aspettarsi da altre femmine è una tiepida accondiscendenza, se non vero e proprio odio o astio.

Tutto precipita quando la nostra meccanica decide di aiutare Mac, un mannaro fresco di transizione (di conseguenza assai instabile e imprevedibile) evidentemente nei guai, dopo un attacco alla sua officina, dove rischiano la vita sia lei che il ragazzo, decide di rivolgersi ad Adam, affinché lo accolga nel branco e gli insegni a controllarsi. Purtroppo quella stessa notte trova il corpo di Mac davanti alla sua porta, la casa di Adam sottosopra a causa di una battaglia in corso, l’Alfa in fin di vita e la figlia di questi Jesse (umana) rapita. Prende così la decisione di tornare in Montana dal Marrok per salvare Adam e cercare rinforzi.

L’istinto di Mercy le dice che c’è qualcosa di strano e di non fidarsi del branco di Adam, da qui in poi praticamente diventa un investigatrice, gli eventi sono sempre più strani e incomprensibili, una cosa è certa qualcuno vuole scombussolare l’ordine attuale e scatenare una guerra, per fortuna grazie all’istinto della ragazza il peggio viene evitato.

Innanzitutto vi devo avvertire di una cosa, non è un libro romantico e almeno per ora non ci sono nemmeno scene hot, c’è un sottile erotismo sotteso tra Adam e Mercy, ma a parte un bacio tra i due verso la fine del libro non succede nulla, e anche il bacio non è detto che sia poi determinante per il proseguire della storia, Mercy è un po’ confusa sui suoi sentimenti e soprattutto non le piace che la gente faccia piani su di lei senza interpellarla, quindi in futuro ci potrebbero essere delle sorprese.

Sebbene il mondo propostoci dalla Briggs sia un guazzabuglio dove ci finisce dentro un po’ di tutto, devo dire che è piacevole da esplorare, man mano che la narrazione procede ci vengono dati elementi per comporre il puzzle e ciò la rende ancora più appassionante, anche il giallo intorno all’attacco di Adam è coinvolgente e ti fa leggere la storia tutto d’un fiato. Altra nota assai positiva è lo humor presente in tutto il libro, ci sono sventramenti e sgozzamenti, ma tutto diventa meno efferato grazie allo spirito di tutti i personaggi.

La nostra protagonista è una tipa tosta, una con le palle, guai a calpestarle i piedi, trattarla con condiscenza, o ferire qualcuno a cui tiene, insomma un’eroina con carattere da vendere, e già solo per questo avrei apprezzato la storia.

Quando leggerete il libro fate attenzione anche ai personaggi secondari, perché spesso coloro che sembrano solo comparse sono fondamentali nello svolgersi degli eventi, ora avete un elemento in più per risolvere il giallo di questo romanzo.

È il primo volume di una serie, ma si può leggere tranquillamente come autoconclusivo, la narrazione viene sviluppata e finita, poi ci sono dei rimandi alla possibile storia d’amore che potremmo trovare più avanti, ma la vicenda termina senza lasciarci sui carboni ardenti.

Una lettura un po’ diversa dal solito, sicuramente consigliata.

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