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Recensione in anteprima: Il banchiere americano di Lauri Robinson

 

Titolo:Il banchiere americano

Autore:Lauri Robinson

Genere:Romanzo rosa storico 

Editore: Harper Collins Italia

Data di pubblicazione:15/3/22

 

 

New York, 1912
Quando la giovane Bridget McGowen, da poco rimasta orfana, sale a bordo del Titanic per raggiungere una cugina in America, di certo non si aspetta il terrore che la traversata le riserverà. Eppure, non solo sopravvive al drammatico naufragio, ma riesce anche a salvare la piccola Elsie, figlia di una coppia che viaggiava in prima classe. Giunta a New York, scopre che a occuparsi della bambina sarà lo zio, l’affascinante banchiere Karl Wingard, che le chiede di rimanere con loro temporaneamente in veste di bambinaia. Bridget accetta volentieri, restia ad allontanarsi da Elsie, ma nel mondo di Karl si sente del tutto fuori luogo, fatta eccezione dei piacevoli momenti che trascorre da sola con lui. Così, benché sia consapevole che quello non è il suo posto, il cuore le grida sempre più forte che è l’unico in cui desidera stare.

 

 

Care fenici, non sono solita leggere romanzi rosa ma questo aveva qualcosa di interessante che mi è saltato subito all’occhio, ossia la tragedia del Titanic. Ebbene, la giovane Bridget McGowan, irlandese di umili origini, dopo la perdita del padre, con i risparmi di una vita, si imbarca nel tristemente famoso transatlantico alla volta di New York per poi proseguire verso Chicago con l’idea di raggiungere la cugina e aprire una pensione. È il 1912, un’era storicamente impossibile da dimenticare. Per tanti giovani il Titanic è il mezzo che li porterà in un paese con pari opportunità e in cui elevarsi socialmente, non una mera illusione, o forse sì? 

Bridget è buona, gentile, compassionevole e si lascia guidare più dai desideri altrui che dai propri. Fortunato è il giorno della partenza poiché nella calca dei passeggeri di terza classe acchiappa una bambola caduta da un viaggiatore della prima. La giovane non si dà pace fino a che non trova la proprietaria, ossia una bimba: Elsie. Immediatamente viene presa in simpatia dalla sua famiglia che la accoglie affidandole la piccola rimasta senza bambinaia. E poi il disastro, la tragedia, l’orrore che ha portato alla morte 1500 persone tra cui i genitori di Elsie. Ma per un caso fortunato Bridget e la sua protetta riescono a salvarsi e ad arrivare a New York dove ad aspettarle c’è Karl Wingard, facoltoso banchiere e zio di Elsie. 

La tragedia del Titanic ha lasciato parecchie questioni in sospeso e tante vedove e, come sempre, quando c’è da assumersi la responsabilità dell’accaduto tutti si scansano come conigli. Karl è uno dei banchieri che hanno sovvenzionato la creazione della nave ma, memore di un passato non esattamente piacevole e bloccato in uno snobismo tipico della sua classe sociale, non capisce da subito la portata della tragedia per le classi più povere, non solo la perdita di persone care ma anche di tutti gli averi. L’influenza di Bridget sarà determinante nel cambiare la sua visione della vita e anche di se stesso, aprendogli gli occhi su molti aspetti di sé e aiutandolo a sconfiggere i demoni del passato. Comprenderà così che l’amore della famiglia è la cosa più importante in assoluto. Difatti tra le scene più belle e dolci ci sono proprio quelle che riguardano il rapporto tra zio e nipote. 

Bridget viene convinta a rimanere come bambinaia fino a che non avrà il denaro per andare a Chicago. Il suo desiderio di compiacere il defunto genitore sarà più forte dei sentimenti che inizia a provare per il proprio datore di lavoro? Lo scoprirete leggendolo, e non ve ne pentirete. 

Decisamente un bellissimo libro, ben strutturato e argomentato senza scene erotiche fuori luogo e denso di dolci sentimenti ma anche di fatti. Ho adorato Karl, ha tutto e di più di quello che sogno in un uomo, forte, deciso ma capace di sciogliersi con il sorriso di una bambina. I personaggi sono molto ben delineati e non si può non provare una profonda connessione con entrambi i protagonisti. Non ho nulla da dire di negativo sullo stile narrativo né sullo svolgimento della trama, invece, purtroppo comune a tutti i libri di codesto genere il finale è troppo sbrigativo ma ciò non toglie che mi sia veramente piaciuto leggerlo. 

Buona Lettura. 

 

 

 

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