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Recensione: “Finché il caffè è caldo” di Toshikazu Kawaguchi

Titolo: Finché il caffè è caldo
Autore: Toshikazu Kawaguchi
Editore: Garzanti
Genere: Narrativa
Data di pubblicazione: 12 marzo 2020
In Giappone c’è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kòtake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutte scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.

In fin dei conti, che uno torni nel passato o viaggi nel futuro, il presente non cambia comunque” (Tratto dal libro).

Ciao a tutti, amanti della lettura!

Se vi piace la letteratura giapponese con le sue atmosfere oscillanti tra realismo e surrealismo, non potete perdere questo delizioso romanzo divenuto un caso editoriale nel suo paese. L’esplosione dei sentimenti espressi e la lezione di vita in esso contenuta, rendono però questo romanzo – a mio parere – adatto a tutti.

L’ambientazione si colloca in una piccola caffetteria dove, secondo una leggenda metropolitana, accade una magia: i clienti che lo desiderino, possono tornare nel passato.

Affinché ciò sia possibile, bisogna rispettare una serie di regole, ma la più importante tra esse è: bere il caffè prima che si raffreddi.

Non tutti hanno il coraggio di farlo e l’alto numero di regole scoraggia la maggior parte dei clienti, eppure qualcuno decide di sfidare la sorte e intraprendere il viaggio nel tempo. Il libro propone quattro storie di altrettanti personaggi legati alla caffetteria il cui filo conduttore diventa il tema della perdita.

Ognuno affronta i nodi del proprio passato e la malinconia causata dalle parole non dette e dai sentimenti non espressi, che lasciano in bocca il sapore amaro del pentimento. Pur consci del fatto che non potranno in nessun modo cambiare il presente, tornare al momento che ha segnato il loro più grande rimpianto, diventa un’occasione di riscatto e di rivelazione di un’imperscrutabile verità: mai dare per scontato gli affetti, soprattutto quelli familiari.

La narrazione è fluida, a tratti descrittiva, ma mai noiosa. Le storie di Fumiko, Hirai, Kotake e Kei trasportano il lettore verso una dimensione fantastica che abbatte le barriere tra spazio e tempo. Si ride e si piange, ma senza perdere compostezza e dignità.

Particolarmente commoventi i capitoli “Marito e Moglie” e “Madre e Figlia”, storia conclusiva che pur tra le lacrime lascia il seme della speranza e della gioia che si erge nel dolore nonostante tutto.

Bellissima la metafora del caffè caldo da bere prima che si raffreddi e che racchiude la morale dell’intero romanzo: bisogna godersi il presente in ogni momento, come si gusta un caffè bollente, e sfruttare al meglio le occasioni che esso ci offre senza guardarsi indietro, perché il passato definisce quello che siamo e riviverlo non cambierà le cose.

Buona Lettura.

 

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