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Recensione: Corpi minori di Jonathan Bazzi

 

Titolo: Corpi minori

Autore: Jonathan Bazzi

Editore: Mondadori

Genere: narrativa

Target: +16

Data di pubblicazione: 8 febbraio 2022

I corpi minori sono corpi celesti di dimensioni ridotte: asteroidi, meteore, comete, ma in questo romanzo “minori” sono tutti i corpi osservati sotto la lente del desiderio. Desiderio che fa gravitare i personaggi attorno ai sogni e alle ambizioni di una vita, o solo di una stagione. Come accade al protagonista, che all’inizio della storia ha vent’anni, più di un talento ma poca perseveranza. Di una cosa però è sicuro, vuole andarsene da Rozzano, percorrere in senso inverso i tre chilometri e mezzo di via dei Missaglia, lasciarsi alle spalle l’insignificanza e la marginalità e appartenere per sempre alla città, dove spera di trovare anche l’amore, che sin dall’adolescenza insegue senza fortuna, invaghendosi di ragazzi tanto belli quanto sfuggenti.

In una Milano ibrida e violenta, grottesca e straripante – che sembra tradire le promesse di quiete e liberazione immaginate da lontano -, il protagonista dovrà fare i conti con le derive del desiderio, provando a capire quale sia il suo posto nell’ordine geografico ed emotivo di questi anni irradiati di cortocircuiti tra reale e virtuale, tra immagine ed esperienza incarnata.

Quando inizia una relazione con un ragazzo più giovane di lui e bellissimo, si sente finalmente dentro il cono di luce dorata della felicità: ama, ed è corrisposto. Eppure non basta trovarsi nel luogo che si è sempre sognato, non basta l’amore. Si è inchiodati a se stessi, in carne e ossessioni: per riuscire a occupare il proprio posto nel mondo non si può ignorarlo.

Partendo da una attitudine rigorosa, analitica, fenomenologica nei confronti del reale, Bazzi trova sintesi espressive illuminanti e restituisce tutta la potenzialità estetica latente in ogni nostro gesto e manifestazione, disegnando un percorso di formazione ricchissimo e ultracontemporaneo.

 

 

“Ci insegnano fin da piccoli che il cuore sta da una parte, è una cosa sola, a tinta unita, solido, univoco. Puro. Ma è falso: il cuore è pieno di corridoi e passaggi e porosità e tornanti. Niente è vero in assoluto, sempre, a qualunque condizione, età, latitudine. La contraddizione è la lingua del mondo? All’origine della vita, quantomeno la mia. E ora la voglio sfruttare.”

È un romanzo potente, quello di Jonathan Bazzi. La scrittura asciutta, senza filtri, autentica. Sono messi a nudo i sogni, le delusioni, l’educazione sentimentale di un ventenne che cerca il suo posto nel mondo, possibilmente lontano da Rozzano: paese troppo stretto e asfissiante da mandare giù, immobile e in mutamento, una contraddizione fatta luogo. È un cammino travagliato, spesso, molto spesso, sofferto.  Il nostro protagonista ha tanti talenti, tante ambizioni, tanti interessi e, capire quale strada percorrere per riuscire a emergere e a tirarsi fuori dalla normalità, è difficile.

 

“…il prof di Lettere che mi aveva avvisato: cosa volete fare da grandi? Ci aveva chiesto, poco prima della maturità. Arrivato il mio turno, sicuro, trionfante: scrivere, disegnare, scolpire, comporre, il pensiero soggiacente: decidere di volta in volta il mezzo da usare, senza limiti, un unico, sconfinato flusso creativo. Sei ricco di famiglia? Mi domandò. No, ammisi. E lui: farai la fame”.

È un percorso fatto di tentativi, di passi in avanti seguiti da altri indietro e, nel mezzo di questa ricerca frenetica di “cosa fare da grande”, c’è anche, o forse soprattutto, la scoperta di qualcuno che possa colmarlo di amore, passando per i tanti stadi del desiderio prima, del bisogno fisico, fino all’arrivo di quella persona capace di rompere tutti gli argini, di conquistarlo.

 

“Le ragioni della scelta originaria si dileguano, non si lasciano afferrare. Inutile tentare di stilare elenchi, azzardare inventari, resoconti: è bello, ecco perché. Bello, per me: il modo in cui le sue cellule si sono depositate nel lancio fondativo della creazione, del gioco del mondo, è a me che dice la cosa che attendo da anni, il nome segreto. E perché proprio io, per lui, mi chiedo. Cosa ci trova in questo mio poco e niente, scartato da tanti, da tutti. Perché è rimasto, rimane, a differenza degli altri?”

E poi c’è Milano, presenza protagonista, vissuta come meta desiderata, sognata, voluta ma non sempre luogo di felicità. È un peregrinare continuo da una casa all’altra, in zone diverse della città, da un lavoro precario all’altro, per restare a galla, proteso verso quel miraggio di felicità utopica e forse irrealizzabile.  Una storia di crescita, sulle paure e gli inciampi del diventare ”grandi”, di amare e farsi amare, di riemergere da relazioni sbagliate e superare crisi interiori.

 

“L’integrità non ci è indispensabile, restiamo vivi anche a brandelli”.

 

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