Recensione: “Apocalisse. Il risveglio della prescelta” di Monia de Cesare
Cosa faresti se sapessi che, al compimento dei tuoi 17 anni, dovrai morire? Se lo chiede da qualche tempo la sedicenne Nicole, abile ginnasta e ragazza come tante, fino al fatidico giorno del suo compleanno.
Il suo destino è intrecciato a quello di Alexander, l’anticristo destinato a portare l’Inferno in Terra, ma che quando Nicole era ancora nel grembo materno, le ha rubato un pezzetto di anima.
Ora Alexander è tornato, più affascinante che mai, e sarà proprio lui a dover uccidere Nicole, la ragazza che lo ossessiona da anni, e di cui è innamorato.
Tra antiche profezie e combattimenti serrati in un mondo parallelo che minaccia il nostro, Nicole dovrà fare una scelta: abbandonarsi al suo destino e morire, oppure riscoprire il suo potere nascosto e sopravvivere.
Finire questo libro è stato un po’ difficile ma ho resistito fino alla fine. Il libro racconta la storia di Nicole, giovane sedicenne parigina che frequenta un’accademia di ginnastica artistica e vive la sua vita normalmente tra la scuola e la famiglia, se non fosse che è destinata a salvare il mondo dall’Apocalisse. Dall’altra parte abbiamo Alexander, l’anticristo… declassato. Si, perché Alexander non è più il principe delle tenebre, ha perduto il suo ruolo quando, senza volerlo, ha ricevuto un pezzo dell’anima di Nicole. La trama di per se non è niente di nuovo o orginale, potrebbe anche essere carina se solo fosse sviluppata meglio. In alcuni parti, ho notato alcune similitudini con altri libri tipo la trasformazione per il compleanno, il cattivo che cambia etc. che mi hanno fatto storcere un po’ il naso. La cosa che però mi ha disturbata di più è la completa mancana di reazioni umane. I personaggi sembrano ghiacciati, non hanno profondità. Nicole è un controsenso unico, nelle prime pagine non si fida di Alexander ma, dopo nemmeno un capitolo, capisce di amarlo e che senza di lui non può vivere. Mancano completamente le descrizioni dei luoghi e si salta da uno scenario all’altro, cosa che confonde parecchio. Altra cosa poco piacevole è la grammatica. I congiuntivi sono messi un po’ a casaccio qua e la, in compenso c’è una quantità esagerata di punti esclamativi che rendono i dialoghi surreali, sembra che siano sempre tutti felici e urlanti. Anche il linguaggio è poco ricercato, tanto che ho trovato “ USCI’ LA SPADA” cosa che non concepisco. Il finale rimane aperto perché, sostanzialmente, in questo libro non si conclude un bel niente.
Uno dei pochi libri che consiglierei a qualcuno annoiato che voglia farsi due risate.
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