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Recensione: “Come far perdere la testa al capo” di Max Monroe serie sporchi milionari #1

Georgia lavora come capo del marketing per TapNext, la app per incontri più popolare del momento. Ha una carriera invidiabile, è spumeggiante e simpatica, eppure, quando si tratta di uomini non ha proprio fortuna. È persino obbligata a tenere un profilo su TapNext, rigorosamente anonimo, e da allora ha praticamente perso del tutto le speranze di trovare un uomo che non pensi che mandare foto di parti intime sia un modo gentile di fare conversazione. Anzi, quando riceve la quarta foto oscena in un solo giorno, decide che è il momento di rispondere a tono al profilo Bad_Ruck. Inaspettatamente, superato “l’incidente”, l’uomo dietro il profilo si rivela brillante, divertente, persino piuttosto galante, e Georgia si trova sempre più in confidenza con lui. Fino a che Kline Brooks, il suo ultra affascinante e ricchissimo capo, che ha tutti i numeri per essere il gentiluomo perfetto, non le chiede di accompagnarlo a un evento. Georgia non riesce a crederci, ma gli esiti di un solo esilarante appuntamento, di un quasi bacio e di una dose eccessiva di antistaminici, possono essere davvero imprevedibili.

Serie Sporchi milionari

1. Come far perdere la testa al capo (Tapping the Billionaire), 3 Ottobre 2019
1.5 Tapping her (novella)
2. Banking the Billionaire prossimamente
2.5 Banking her (novella)
3. Scoring the Billionaire
3.5 Scoring her (novella)
3.6 Mother Fluffer (novella)
3.7 Sleighed it (novella)

Attenzione possibili spoiler

 

Libro con linguaggio volgare

 

«Oh, ma io sono una stupida sgualdrina. Una patetica facilona e la vergogna del nostro sesso. Fidati». «Noooo, non lo sei. Tu sei una Sgualgeorgina, ma nemmeno quello fa di te una vera sgualdrina. Le vere sgualdrine hanno la vagina tutta slargata. Intendo, larga abbastanza per custodirci tutti i loro guadagni e la tua non è mai neanche stata in affari. Probabilmente non riusciresti ad infilarci neanche un nichelino».

Bentornate Fenici!

Oggi ho la sfortuna di parlarvi di Come far perdere la testa al capo, primo volume della serie Sporchi Milionari, edito in Italia dalla Always Publishing.

Vi anticipo che sono stata erroneamente attratta dalla copertina, molto minimal e di un colore delicato, e dalla trama, che mi ha fatto subito pensare a un romanzo leggero e divertente. Mi sono ritrovata, invece, un romanzo alquanto volgare, farcito di parolacce e di dialoghi, come quello citato, davvero di cattivo gusto.

Protagonisti della storia sono Kline Brooks, affascinate miliardario, proprietario della società fondatrice di TapNext, una delle app per incontri più in voga del momento, e Georgia Cummings, capo marketing nella medesima società. Come tutti i dipendenti single anche Georgia ha dovuto rispettare il requisito obbligatorio per l’assunzione nella Brooks Media, ossia creare un profilo anonimo su TapNext. È per questa ragione che inizia a interagire con Sporco Ruck, profilo dietro al quale si nasconde in realtà Kline.

Inizierà quindi uno scambio di messaggi tra i due, accompagnato parallelamente anche da un loro avvicinamento nella vita reale. Ma mentre Kline scopre sin da subito l’identità di BottaDiRose, nickname utilizzato da Georgia, la giovane esperta di marketing, continuerà a ignorare per un po’ chi si cela dietro al profilo di Sporco Ruck. Facilmente immaginabile è la commedia degli equivoci che si viene a creare ma, come ogni romance che si rispetti, il lieto fine è assicurato.

Come potete notare la storia di per sé potrebbe anche essere carina. È stata la scelta linguistica, in primis, che non ho apprezzato: la maggior parte dei personaggi, forse fatta eccezione solo di Kline, sono eccessivamente scurrili. Il tono che caratterizza l’intero volume, fa perdere credibilità anche alla protagonista, che scopriamo essere, come da manuale dei cliché, ancora vergine. Così come troppo espliciti sono le descrizioni delle scene di passione e i riferimenti alla sessualità in generale, per un libro catalogato semplicemente tra i romanzi rosa.

Ne consiglio quindi la lettura? Decisamente no.

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