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Recensione: “Termini di servizio” di Marie Sexton (The Heretic Doms Club Vol. 2)

TITOLO: Termini di servizio
TITOLO ORIGINALE: Terms of Service
SERIE: #2 The Heretic Doms Club
AUTORE: Marie Sexton
DATA D’USCITA: 23 Settembre 2019
EDITORE: Quixote Edizioni
GENERE: BDSM qlgbt
AMBIENTAZIONE: Denver
FINALE: no cliffhanger
PROTAGONISTI: Phil, farmacista; River, dottore.

Il dottor River McKay si è trasferito a Denver con suo marito Terrence, sperando in un nuovo inizio per il loro matrimonio in via di fallimento. Un anno dopo Terrence se n’è andato, e River ha il cuore infranto. Adesso ha deciso che è ora di rimettersi in gioco. Un incontro casuale in ospedale gli fa conoscere Phil, un farmacista dal carattere forte, che non è per niente colpito dalla sua laurea.
Phil non può negare la sua attrazione per River, ma uscire assieme è fuori questione. Lui accetta un solo tipo di relazione: la servitù domestica, in cui lui dà gli ordini e il suo partner obbedisce. Con sua grande sorpresa River accetta; non perché gli piaccia l’idea, ma perché qualsiasi cosa è meglio che stare da solo.
Sanno entrambi che quell’accordo non durerà. Phil è fissato con le sue abitudini, e incapace di mostrare affetto fuori dalla camera da letto. River non è abituato all’obbedienza, ed è ancora innamorato del suo ex marito. Ma il tempo che passano insieme li cambia, spingendoli a mettere in discussione tutto quello che sanno su amore, controllo e relazioni. Quando l’inaspettato minaccerà di separarli, dovranno scegliere tra il conforto del passato e un futuro che possono trovare soltanto insieme.

«Te lo garantisco, non sono un master crudele. Non ti affamerò ne ti farò chiedere il permesso per usare il bagno. Non ti umilierò e non ti picchierò. Ma ti spingerò fino ai tuoi limiti. Scoprirò le cose che ti eccitano, e le userò ogni volta che ne avrò la possibilità.» Poteva capire, dalle pupille dilatate e dal respiro affannoso, che a River piaceva l’idea. «Ti sembra qualcosa di cui potresti godere?»

«Non lo so, a essere sincero,» rispose River. «Ma è qualcosa che sono disposto a provare, se vuol dire passare del tempo insieme.»

 

Phil è il secondo membro del gruppo dei dominatori eretici. A differenza di Warren, che ha una predilezione per il bondage, Phil è più interessato all’obbedienza che alle costrizioni, e quindi il tipo di rapporto instaurato con un River ansioso di dimenticarsi del suo ex marito è un rapporto di servitù domestica: Phil dà gli ordini, River obbedisce: tutto molto semplice.

È Phil a prendersi carico del godimento di entrambi, e questo permette a River di liberarsi da antiche ansie da prestazione che durante gli anni l’hanno bloccato sessualmente.

Phil è il tipico personaggio che vuole avere tutto sotto controllo, estremamente puntiglioso e perfezionista. Una persona controllata che fatica a esprimere le sue emozioni e anche se non è particolarmente duro nelle sue imposizioni (non trae piacere dalla violenza fisica ma dalla pura obbedienza) è una persona rigida, distaccata, che difficilmente si lascia andare a gesti teneri e sensibili.

Nel corso del romanzo inizierà a chiedersi quanto di questo atteggiamento sia frutto del suo piacere per la servitù domestica e quanto invece della sua tendenza a essere anaffettivo (emozionalmente impotente è il termine che usa lui stesso). Si chiede se non sia uno dei due aspetti a guidare l’altro, o se il BDSM non sia solo una copertura, una via di fuga per impedirsi di affrontare il problema.

Sottile, inserito solo nel finale, ma molto tagliente, viene mostrato un confronto tra il controllo esplicito e consensuale ottenuto con un rapporto di slave/master rispetto al controllo manipolatorio e viscido che talvolta alcuni partner esercitano sulla controparte più debole. L’ho trovato illuminante, per quanto solo accennato, e difficilmente mi dimenticherò di un paio di concetti.

Il rapporto tra Phil e River inizia consensualmente, senza implicazioni sentimentali, un addestramento che parte da zero, essendo River nuovo a quelle pratiche. L’atteggiamento distaccato di Phil risulta quasi doloroso, ma è impossibile per lo schiavo smuovere il blocco di ghiaccio, fino a quando, in un momento di particolare fragilità, è lo stesso Phil ad accettare da lui una qualche forma di consolazione. Questa vulnerabilità apre uno spiraglio ad altri atteggiamenti di maggiore tenerezza, che si verificano in particolare quando i protagonisti vanno in campeggio, luogo dove la rigidità e l’ordine di Phil diventano più caotici.

Questa rottura degli schemi fatica a tradursi anche tra le mura domestiche e innesca la serie di dubbi che porterà poi alla risoluzione dei suoi traumi interiori. Finale deliziosamente commovente.

L’autrice è bravissima a farci addentrare nella realtà narrativa. Ci invita a entrare, a sederci con lei su un divano con un aperitivo, e manda avanti questa chiacchierata placida (ma ritmica, mai noiosa, anzi sempre più appassionante) in cui ci racconta minuziosamente delle vicissitudini dei personaggi, delle loro emozioni e di come questo si colleghi con la loro storia passata. Questo stile rende la storia realistica, viva e molto intensa.

Come già nel primo volume della serie, le scene erotiche si spingono anche oltre a certi limiti comunemente accettati, e rendono il romanzo particolarmente intrigante dal punto di vista delle sfumature di perversione. Le scene non sono comunque ridondanti, presentandoci un erotico abbastanza spinto, lussurioso ed esplorativo nelle modalità.

Se ti dicessi di metterti in ginocchio ora, lo faresti?»

«Sì.» River gli si avvicinò; i loro nasi quasi si toccavano. «Con gioia. È questo che vuoi?»

Lui scosse la testa. «Perché non mi baci e basta, invece?»

E River lo fece, tirandolo vicino. Phil si concesse di sciogliersi fra le sue braccia. Non gli importava dell’obbedienza, o della servitù. All’improvviso non sapeva perché non si fosse mai trovato a suo agio con le coccole, prima di allora.

 

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