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Recensione: “Fuori di casa” di Manuela Chiarottino

Buongiorno Fenici, oggi Ipanema ci parla di “Fuori di casa” di Manuela Chiarottino

Essere buttati fuori di casa non per una colpa ma per come si è. Essere derisi, ignorati, dimenticati, anche da chi dovrebbe solo amarti e proteggerti. Cristian ha dovuto abituarsi a una vita di solitudine e miseria, ma il destino gli farà incontrare qualcuno. Qualcuno rifiutato come lui, con due occhi curiosi e pronto a scodinzolare entusiasta anche solo per una carezza.

 

In questo romanzo autoprodotto, Manuela Chiarottino tratta un argomento molto coraggioso: l’abbandono in strada, da parte di molte famiglie, dei figli gay. Argomento doloroso, se si pensa che negli Stati Uniti gli adolescenti homeless, cacciati dalle proprie famiglie e costretti a vivere per strada, a prostituirsi, e destinati a una morte violenta il più delle volte, sono oltre due milioni. Un romanzo, quindi, di quelli che “ci volevano”, perché è uno dei temi più spinosi e devastanti, di quelli che non vengono mai trattati abbastanza nella narrativa Lgbt. Perciò, brava Manuela Chiarottino per l’audacia e per aver voluto trattare questo argomento non facile.

La prima parte è molto bella, angosciosa, ma avvincente. Manuela descrive benissimo la vita di un ragazzo senzatetto, la sua fatica, la lotta per sopravvivere senza un lavoro, senza una casa e senza potersi permettere un pasto caldo ogni giorno. Mi sono lasciata trasportare dalle emozioni e ho sentito davvero la morsa del gelo, ma soprattutto il dolore della solitudine e dell’abbandono.

Con l’arrivo di “Senza nome”, in seguito battezzato Lucky, poi, le cose si fanno anche più tenere. Il bisogno che ha Cristian di avere almeno qualcuno che tenga a lui è palpabile e l’affetto per il cucciolo davvero rimarchevole.

Cos’è andato storto, allora?

Non saprei dire.

L’ultima parte è un po’ scontata. La matrigna cattiva, il fratello maggiore abusivo e violento, il veterinario innamoratissimo… Da un realismo a volte persino crudele, si passa alla favoletta di Natale in un battibaleno. Il che non è un male, intendiamoci, ma l’attacco mi aveva fatto dimenticare, per un attimo, che stavo leggendo un romance MM e mi aveva portato a credere di trovarmi dentro a un Lgbt struggente e a tratti devastante.

Il romanticismo e l’amore – che a mio avviso è anche troppo raccontato e ripetuto più volte, anziché mostrato – ci stanno bene, per carità, ma lo rendono un romanzo diverso da ciò che inizialmente lasciava intendere.

Perciò tutto bene, c’è il lieto fine, c’è l’Amore e anche un minimo di redenzione, ma non riesco a non provare un pizzico di delusione frustrata.

Si tratta comunque di un romanzo ben scritto, anche se con qualche ripetizione di troppo qua e là nel testo.

 

 

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