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Recensione: “Un sacchetto di biglie” di Joseph Joffo

 

 

Autore: Joseph Joffo

Editore: Bur Rizzoli

Genere: narrativa classica junior

Formato: cartaceo-elettronico

Pagine: 276

Prezzo: € 11

Età consigliata: dai 10 anni

 

 

L’autobiografia di un ebreo che racconta la propria infanzia e le persecuzioni subite nella Francia occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Dalla fuga da Parigi alla ricerca di un rifugio, fino alla salvezza definitiva, avvenuta grazie all’intervento di un sacerdote cattolico, il coraggio di due fratelli disposti ad affrontare le situazioni più pericolose per salvarsi e delle esperienze che li faranno maturare nonostante la giovane età. Età di lettura: dai 10 anni.

L’esperienza reale di un ragazzino e della sua famiglia scampata dalle persecuzioni e dalla guerra, diventa un romanzo appassionante, pieno di avventure e tensione narrativa.

Questo capolavoro, non molto conosciuto rispetto a classici più gettonati sullo stesso argomento, fu stampato per la prima volta nel 1973 e da allora ristampato con oltre 460.00 copie vendute solo in Italia, e rimane tutt’ora una lettura imperdibile a partire dai 10 anni di età.

Mi è piaciuto moltissimo e l’ho letto in poche ore senza avvertire mai noia e calo di attenzione: le vicende di Joseph e suo fratello Maurice, ci appaiono impossibili ai giorni nostri, eppure nel 1941 due genitori ebrei nella Parigi occupata, preparano le sacche dei loro due figlioli e li istruiscono su come lasciare la città e su come mettersi in salvo a Mentone, raggiungendo i due fratelli maggiori, impiegati in una barberia da uomo.

Per chi come me ha figli poco più grandi del protagonista, appare impossibile un’azione del genere, eppure in quel momento, era l’unica modo per questa famiglia di dare ai propri figli, una possibilità di sopravvivenza: un po’ come chi per salvare la prole da un incendio, non esita a lanciarla dalla finestra.

E questi due ragazzini, come in un gioco di ruolo virtuale e sfortunatamente reale, attraversano non una volta ma più volte il paese pur di scampare al mostro nazista, non esitando a mentire pur di vendere cara la pelle.

La storia vissuta, le persone incontrate sul loro cammino, alcune delle quali spariranno sui treni della morte e non saranno più riviste ma ricordate per sempre, i sotterfugi utilizzati per sopravvivere al nemico rendono questo libro un indimenticabile lezione di vita per lettori di ogni età che non possono e non vogliono dimenticare, perché finchè la memoria di quello che è stata la Shoah resterà viva nelle menti dell’umanità, gli innocenti non saranno morti invano…. senza memoria non ci sarà giustizia.

“…..Il bambino che ero diciotto mesi fa, quel bambino sperduto nel metrò, nel treno che lo portava a Dax, so che non è più lo stesso di oggi, che si è perduto per sempre in un bosco, su una strada provenzale, nei corridoi di un albergo di Nizza, si è sbriciolato un po’ ogni giorno di fuga… non mi hanno preso la vita, forse hanno fatto di peggio, mi hanno rubato la mia infanzia, hanno ucciso in me il bambino che potevo essere”

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