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Recensione: “Un amore perduto” di Liz Trenow

Buongiorno Fenici, oggi Emanuela ci parla di “Un amore perduto” di Liz Trenow

Nell’estate del 1919, Ruby sta ancora piangendo la scomparsa di suo marito Bertie, uno dei tanti soldati inglesi morti nella Grande Guerra. I suoceri, affranti, le chiedono un ultimo favore: recarsi sui campi di battaglia in Belgio per scoprire dove riposa l’adorato figlio. Alice, una ragazza americana, è convinta che suo fratello Sam sia vivo. Lo sente. Ma poiché si è arruolato sotto falso nome, non ha più alcuna notizia di lui da quando è partito. Per questo abbandona la sua vita e il suo promesso sposo a Washington e salpa per l’Europa, decisa a trovare Sam. Martha ha rischiato tutto per arrivare in Belgio. È tedesca e sa che in quel Paese non troverà né comprensione né aiuto. Ma suo figlio si trova da qualche parte sul suolo belga e lei deve ritrovarlo per mantenere fede a una promessa fatta al marito. L’incontro di queste tre donne segnerà per sempre i loro destini, perché ciò che le unisce potrebbe essere molto più importante di qualsiasi differenza.

Ho letto questo libro con molta attenzione perché il tema, apparentemente destinato ad un romanzo, è ancora molto sentito dopo le celebrazioni, nel 2018, per il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, e se ne è riparlato molto in tutti i paesi che furono coinvolti.

Una guerra tremenda, l’ultima combattuta nelle trincee e nel corpo a corpo con le baionette, che ha lasciato sui campi di combattimento migliaia di vittime senza nome. Un numero elevatissimo era composto da ragazzini appena diciottenni, moltissimi dei quali partiti per il fronte con l’idea malata di salvare il proprio paese e diventare degli eroi. Ma la realtà fu un’altra, e troppi non tornarono a casa, rimanendo sulla terra insepolti o sommariamente gettati in una fossa senza nome.

Questo è stato il destino di tre giovani uomini, che avevano lasciato a casa una moglie, una sorella ed una madre.

Ora la sorte le accomuna, perché in cerca della tomba o di notizie certe dei loro cari. Ruby è inglese, non vuole partire per i campi del Belgio, ma il ricatto morale dei suoceri la spinge a farlo; qui sulla nave che attraversa la Manica incontra Alice, ricca americana sfrontata, abbigliata come se andasse a prendere un the in centro. Alice, convinta che suo fratello non possa essere morto e intenzionata a smuovere vecchie conoscenze per trovarlo, sarà un’ancora di salvezza per la giovane e timida vedova.

Successivamente i ruoli si invertiranno e sarà Ruby a sostenerne il cammino.

Per ultima incontriamo la più coraggiosa delle tre, è tedesca, sa di essere odiata e disprezzata in terra nemica, e per questo cercherà di camuffare da svizzera sia lei che suo figlio minore. Cercano Heinrich, il figlio maggiore sepolto chissà dove, per portargli la medaglia del nonno come promesso al defunto padre. Questo è il personaggio che più mi ha colpito, il grande dolore di una madre che è certa di aver perso il suo bel ragazzone, che non si spaventerà di fronte al disprezzo dei belgi, e andrà fino in fondo senza arretrare. Sarà senz’altro un esempio anche per Ruby e Alice perché, sebbene rappresenti il nemico e la causa della morte dei loro cari, non si potrà non restare commossi di fronte al dolore di una madre, che la accumunerà a tante altre madri, mogli e figlie di tutte le fazioni.

Scritto come di consueto con grande perizia storiografica, ed un’attenta ricostruzione dei fatti e degli ambienti, questo nuovo romanzo di Liz Trenow meriterebbe senz’altro sei stelle per la delicatezza e l’attenzione con le quali tratta un argomento così duro e sofferto. È senz’altro uno di quei “libri per non dimenticare” che va letto.

 

 

 

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