Recensioni: serie TV e Film

Recensione serie TV: The Crown stagione 5

Titolo: The Crown

Genere: storico, ‎drammatico‎, ‎biografico

Stagione: 5

Episodi stagione: 10

Piattaforma: Netflix

Data di uscita stagione: 9 Novembre 2022

“Per anni ho sostenuto una monarchia più moderna che riflettesse il mondo esterno”.
Care Fenici, apro questa recensione con la frase ripetuta da Carlo principe di Galles, ora re Carlo III, nel trailer della quinta stagione di The Crown. Ho sempre guardato tutta la serie con occhi meravigliati e ammirati, soprattutto grazie alla bravura dei numerosi attori che si sono succeduti. Quindi forse vi stupirà il mio tono amaro e deluso, e mi scuso con coloro che l’hanno invece acclamata, ma da me arriva un no secco.
Forse il problema è che parla di fatti ancora troppo recenti o il cast che non mi ha convinta oppure il fine che non è chiaro. Sembra che i produttori vogliano a tutti i costi puntare il dito contro qualcuno dipingendo la fu principessa di Galles come la creatura più triste e sola del mondo e il resto della famiglia reale come il mostro che l’ha spenta, per carità, magari è proprio così ma non ho trovato la serietà e il divertimento che hanno caratterizzato le altre stagioni.

Veniamo al contenuto. Innanzitutto sono rimasta a bocca aperta quando ho visto l’attrice che impersona la Regina Elisabetta, ossia Imelda Staunton, che considero una professionista degna di qualsiasi ruolo, tranne questo. È la professoressa Umbridge di Harry Potter!!! Voi direte “e chi se ne frega”, avreste anche ragione ma per tutto il tempo temevo che si mettesse a lanciare incantesimi, soprattutto contro Carlo! Crucio! Mettendo da parte gli scherzi, Imelda è stata giudicata troppo espressiva per l’interpretazione di una donna che è sempre stata fredda, algida, capace di controllare le emozioni. Olivia Colman (quarta stagione) era a dir poco perfetta, invece l’attuale attrice, anche per me, rivela troppo e quello che traspare è una donna come tante. Ebbene signore e signori no, non era una semplice donna, era un’istituzione, sicuramente ha fatto tanti sbagli ma ha anche sacrificato tutto per il ruolo che le è toccato.

In The Crown viene bollata come razzista, classista, capricciosa, risentita e incurante del benessere dei suoi cittadini. Tutta la sua attenzione è rivolta all’amato Britannia, lo Jacht reale, che l’ha servita dal 1954 al 1997 (oggi meta di visite turistiche). Dal primo episodio all’ultimo fa da sfondo il non volere, da parte del Governo, di finanziare con le risorse pubbliche il restauro del vascello. E meno male aggiungerei! Il Britannia non è solo uno Jacht ma viene trattato come un simbolo di ciò che era la Monarchia per arrivare a quello che è diventata, ossia, sempre secondo la mia modesta percezione della serie, un macabro trofeo rotto di ciò che ora non ha senso di esistere. Un avviso che prima o poi la fine arriva per tutti.

A completare questo triste presagio ci pensano il principe Filippo (Jonathan Pryce) che risente del ruolo come governatore di Port Royal (Pirates of Caribbean) sparando sentenze su tutto e tutti – ma neanche fosse a capo dei Servizi Segreti – e la principessa Margaret. La spumeggiante Helena Bonam Carter lascia il ruolo a Lesley Manville – è stata la moglie di Gary Oldman! – che dipinge una donna rosa dai rimpianti per il suo Peter e piena di amarezza, dimentica del carisma della precedente stagione.


Tralasciando tutti gli altri personaggi veniamo a Carlo. Dove Josh O’Connor aveva dato risalto a un giovane tormentato, che tutto sommato riusciva a crearsi delle simpatie ed ecco che arriva Dominic West, un attore che con il principe di Galles non ci azzecca – troppo bello! Ma non è solo l’aspetto il problema. Lo scopo della serie mi lascia veramente perplessa. In un solo episodio viene ricordato il Prince’s Trust, l’unica cosa intelligente istituita da Carlo, per il resto appare come un uomo che cerca di screditare la regina anche parlando con il primo ministro alle sue spalle, un marito inetto ed egocentrico, un traditore della peggior specie e in sé un essere assolutamente corrosivo per chiunque gli stia intorno, sia che si parli della moglie, dei figli sia della stessa Camilla. Sorvolo su questo personaggio e passo a Diana.

“Lei penserà che sia una rara creatura, un essere celestiale affascinante di cui aver timore. No non lo sono, non sono più nessuno. Davvero non sono nessuno. Non ho niente. Non ho amici veri, né uno scopo né un ruolo, né una famiglia. Sa che ho già avuto un principe e mi ha spezzato il cuore. Ora cerco un ranocchio che mi renda felice”.


Bellissima interpretazione di Elizabeth Debicki -sono certa di averla vista nel film Tre uomini e una pecora – che riesce a trasmettere tutto il tormento e la tristezza di una consorte abbandonata dal marito e dalla famiglia acquisita, incapace di adattarsi al sistema e con mosse eclatanti capace di minarne le fondamenta. Tra le molteplici interviste appare il ritratto di una creatura eterea che ha subìto troppo e non riesce a trovare una sua dimensione. In un paio di episodi ho pensato che anche qui i produttori avessero cercato di renderla più umana, portando alla luce le sue nevrosi, il suo bisogno di essere al centro dell’attenzione e il suo narcisismo ma basta un’ultima discussione con l’ex marito per capire che lei è la Bella e lui la Bestia, la fata nelle vesti della Regina non salva il principe ma condanna la principessa alla più lenta agonia. In sé è tutto troppo intenso, zero romanticismo, zero umorismo, solo una gran pesantezza.

A fare da cornice due episodi diversi, uno che parla della famiglia Al Fayed – devo ammettere molto interessante – e uno che per me ha messo la parola fine al rispetto che potevo ancora provare. Attenzione al sesto episodio, magari non fatelo vedere ai più piccini. Mostra scene della morte della famiglia dello Zar Nicola, anche troppo esplicite per i miei gusti, un po’ sullo stile delle Nozze Rosse in GOT (Game of Thrones), il tutto per evidenziare la relazione d’amicizia intima ma non carnale tra Filippo e Penny, la moglie del figlioccio del Duca di Edimburgo.
Tra episodi in cui il rimpianto la fa da padrone, si staglia una famiglia peccatrice che si avvale di sotterfugi per fare del male agli altri, nell’unica puntata che tratta dell’annus orribilis della regina dove si vedono svariati matrimoni andare in crisi sembra che l’unica cosa che conti sia l’incendio del Castello di Windsor. No basta, non ci siamo. Troppe emozioni trattate male, per fortuna ci viene risparmiata la morte di Diana, ma non gongolate. È prevista nella sesta stagione!
Mi spiace se sentite un tono deluso, sono veramente dolente anche io. Peccato, un vero peccato!


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