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Recensione “Andreas e Zoya – Il fiore di pietra” di Francesca Cani

progetto grafico a cura di Marina

Anno Domini 1112. Zoya è convinta che non troverà mai l’amore a causa delle cicatrici che le attraversano il viso come graffi di una fiera. La sua vita è cambiata undici anni prima, quando era ancora una ragazzina innamorata, ma ora è una donna e sa cosa desidera: ricominciare a vivere in un luogo lontano dal passato. Per questo parte per la rocca di Rostock, dove spera di liberarsi dei pensieri che le avvolgono la mente e il cuore…

Il castello sul fiordo di Rostock è stato assegnato a uno spietato guerriero, arrogante e violento, che tutti chiamano Der Bär, l’Orso, ma il cui vero nome è Andreas. Proprio in lui Zoya riconosce il suo amico di infanzia e primo segreto amore, tornato dall’Oriente dopo aver affrontato e superato terribili prove. Lei è stata la sola donna che abbia mai toccato lo spirito di Andreas prima che si trasformasse in roccia. L’amore tra i due riemerge con forza, ma a separarli c’è un abisso di segreti che solo il sentimento più potente può colmare. L’Impero vacilla, la corona è contesa, Enrico V e il duca Lotario si affrontano in sanguinosi conflitti… Amore o guerra? La scelta spetta a un cuore di pietra.

Zoya e Andreas si conoscono fin da bambini, insieme sono cresciuti e insieme hanno affrontato la prigionia nel deserto dell’Oriente.

Là, sotto il sole implacabile, hanno scoperto di amarsi, ancor prima di essere abbastanza adulti da sapere cosa sia l’amore.

Al loro ritorno nelle terre d’origine, però, il giovane principe Andreas si vergogna di farsi vedere in compagnia di una bimbetta come Zoya e, in una tragica sera, l’allontana bruscamente, inducendola ad una fuga che la porta a precipitare in mare, tra gli scogli.

Desolato e pieno di sensi di colpa, Andreas andrà ad espiare il proprio tormento combattendo gli infedeli in Terra Santa, guadagnandosi ben presto la fama di temibile guerriero.

Zoya, invece, minata nel fisico dall’incidente e segnata da vistose cicatrici, passa gli anni cercando di ricrearsi una propria vita, lontana dal suo popolo che per lei prova ormai solo pietà.

Perciò accetta con entusiasmo di andare a lavorare come serva per il nuovo Re degli slavi, il cruento Bar, l’Orso.

Di Zoya e Andreas mi sono innamorata sin dalle prime pagine e ho continuato ad amarli fino all’ultima parola di un romanzo eccezionale, dove ogni personaggio è descritto con maestria, reso vivo e palpitante, complesso e maturo.

Zoya è una persona magnifica, che le avversità non hanno piegato né incattivito: di famiglia nobile, sorella di una regina, non esita a farsi serva, pur di conquistare un proprio posto nel mondo e, quando rincontra Andreas, non riesce a portargli rancore ed è pronta a donare tutta se stessa al barlume del ragazzo che fu, rimasto ad ammorbidire il cuore di pietra dell’uomo che è diventato… l’Orso.

Di lui, ragazzino fuggito sotto il peso di un dolore troppo grande da sopportare, cosa possiamo dire? La guerra, le torture subite, le privazioni, lo hanno reso un uomo duro ma ancora disposto a tutto pur di rimediare a ciò che non era riuscito a fare undici anni prima: proteggere la donna amata.

Sotto le sue mani, tra i suoi baci, poco a poco il muro di granito si sgretola e dalle spoglie del guerriero più temuto, risorge l’uomo, il figlio, l’amico, l’amante.

Una menzione particolare a Jonas e alla piccola Nadia: impossibili da dimenticare, si scaveranno un posticino nel vostro cuore e nella vostra memoria letteraria.

Splendide ambientazioni, intricati giochi di potere e un mistero mortale da risolvere fanno da cornice a questa storia d’amore, sensuale ma mai banale, con poche scene di passione, ma così intense da bastare per tutto il libro.

Vi lascio dunque con un augurio di buona lettura e con un immenso applauso all’autrice, brava davvero!!!

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