Recensione: La parola ai morti. Indagini di un medico legale di Philippe Boxho

Autore: Philippe Boxho
Genere: Saggistica
Editore: Ponte alle Grazie
Data di pubblicazione: 11 marzo 2025
Quella del medico legale è una professione affascinante, che richiede rigore ma anche una sensibilità fuori dal comune, perché spesso un corpo senza vita è l’unico testimone di una verità che non può essere conosciuta altrimenti. Con il bisturi in mano, chi effettua un’autopsia esegue un’indagine vera e propria, portando alla luce i misteri che i morti nascondono. Ogni livido, ogni frattura, ogni segno sulla pelle racconta una storia: un omicidio, un suicidio, una morte naturale. E ogni caso è diverso, ogni corpo è un puzzle da ricomporre, una narrazione da riscrivere. In questo libro, Philippe Boxho, medico legale da oltre trent’anni, ci racconta di un mestiere che richiede pazienza, precisione e determinazione, perché ogni piccolo dettaglio può fare la differenza. Attraverso esempi concreti, tratti dalla sua esperienza tra la scena del crimine e la sala autoptica, l’autore riesce a trasformare ogni storia professionale in un racconto avvincente. Caso editoriale, con un milione di copie vendute in Francia e in Belgio, La parola ai morti ci svela in che modo i cadaveri possano ancora parlarci. Basta solo saperli ascoltare.
Ho sentito parlare per la prima volta di Philippe Boxho in un’intervista nella quale si presentava questo medico legale e criminologo belga, che è poi diventato anche un autore di libri di successo.
Mi ha incuriosito dapprima il suo percorso: sacerdote mancato, medico che non subito ha trovato la sua vocazione, attualmente ateo e direttore dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Liegi.
Insomma, una persona che da subito ti dà l’idea di avere molte storie interessanti da raccontare!
Il suo primo libro, La parola ai morti, ha venduto oltre un milione di copie in Francia e Belgio diventando presto un successo internazionale.
Se vi immaginate un romanzo stile Kay Scarpetta siete fuori strada, Philippe Boxho ha scritto di medicina legale attraverso i casi reali e le indagini su cui ha lavorato, dove i particolari scientifici sono descritti in modo semplice per renderli accessibili ai non addetti ai lavori.
Emerge un quadro di questo lavoro decisamente diverso rispetto a quello che viene rappresentato nelle serie TV, la figura del medico forense nella realtà è meno romantica e più pragmatica.
Non c’è bisogno di finzione: la realtà basta, tanto è selvaggia l’immaginazione umana quando si tratta di morire, uccidere, suicidarsi o far sparire un corpo.
I morti hanno molto da dire e lo fanno comunicando attraverso i propri corpi. Il compito di un buon medico legale è leggere i messaggi che lanciano questi corpi martoriati e individuare gli eventuali autori dei reati.
Attraverso l’ironia e il sorriso, Philippe Boxho racconta le cose divertenti che incredibilmente possono emergere durante un’autopsia e lo fa, non per mancanza di rispetto nei confronti dei morti, ma perché per chi vede in faccia la morte tutti i giorni, questo è semplicemente il modo più naturale e giusto di fare. Con un certo cinismo forse, ma con umorismo, in quanto la morte è l’evento più naturale che ci riguarda.
Ciò che ne è venuto fuori è un racconto avvincente, a tratti divertente, e certamente mai noioso.
Lo stile di scrittura è fluido e ben ritmato, la lettura è scorrevole. Lo consiglio a tutte le amanti del genere.