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Recensione “Quello che voglio da te” di Virginia Henley

Il giovane lord Anthony Lamb è disperso in mare, ma nessuno deve saperlo. Lady Antonia, la sua gemella scampata al naufragio, decide così di vestire i panni del fratello per preservare il cospicuo patrimonio di famiglia, da lui ereditato di recente, nella speranza di un suo ritorno. A complicare la situazione, però, irrompe direttamente da Ceylon uno sconosciuto tutore, Adam Savage, irresistibile libertino e avventuriero dagli occhi di ghiaccio, che si ripropone di fare del pupillo, un po’ troppo effeminato a suo avviso, un vero uomo. Inizia così per Antonia un turbinio di eventi imprevedibili e imbarazzanti, finché l’inganno non dovrà cedere alla passione…

Antonia non aveva mai visto un uomo nudo. Ovviamente sapeva che il maschio di tutte le specie aveva un organo sessuale ben diverso da quello che erano le sue parti intime, ma non aveva mai provato ad immaginarlo. Era davvero troppo innocente per raffigurarsi lui sotto la cintura. Con l’occhio della mente lo vide nella vasca con Fiore di Loto nuda, e le sue guance s’infiammarono al punto di farle chiudere gli occhi, pregando per un po’ di compostezza. In un solo giorno da quando aveva conosciuto Adam Savage, aveva avuto più pensieri molesti riguardo agli uomini di quanti ne avesse avuti in tutta la vita. Cosa le stava accando? Sembrava quasi che la forzata esteriorità maschile, avesse reso molto più femminili i suoi pensieri e il suo corpo.

Antony Lamb ha ereditato il titolo dal padre morto a Ceylon, che il giovane non vedeva da dieci anni, e l’annuncio della morte mette sulle sue tracce il cugino Bernard, prossimo nella linea di successione, che vede finalmente la possibilità di ereditare il titolo, se al giovane capitasse un incidente. Dopo vari tentativi infruttuosi, sembra essere riuscito nel suo intento: una gita in mare è stata fatale per il giovane lord, il cui corpo non viene ritrovato, Antonia, la gemella di Antony,  è assolutamente certa che dietro la morte del fratello ci sia Bernard e non è intenzionata a lasciare che i beni del fratello vadano al suo assassino, per questo si finge il gemello, vestendosi con i suoi abiti,  e data la loro somiglianza e il periodo di lutto, tutto sembra riuscire abbastanza bene. Ma le cose cambiano improvvisamente all’arrivo a Londra di Adam Savage, uno degli amici che il padre aveva a Ceylon e che è stato designato come tutore dei suoi figli. Savage è intenzionato ad essere un ottimo tutore per più di un motivo; ha infatti conquistato una colossale fortuna ma ora ciò che vuole è un titolo e una moglie che possa far brillare Edenwood, la splendida dimora che si sta facendo costruire. Eve, la vedova del suo amico e madre dei gemelli, non ha tardato a fargli capire che, una volta ottenuto un titolo, lei sarebbe più che disponibile ad essere quella donna, e Savage sembra pensarla allo stesso modo, nonostante abbia già scoperto quanto sia fredda e priva di passione. Al suo arrivo però, scopre  che Antonia risulta dispersa e che il suo pupillo è decisamente carente sotto il profilo mascolino, perciò non gli rimane che occuparsi personalmente della sua educazione. Questo porterà una ragazza che è sempre stata protetta, nel misterioso mondo maschile, e mentre lui intende farne un uomo, Antonia si troverà sempre più intrigata da quell’uomo passionale e vigoroso che è il suo tutore. Ma Bernard non è disposto a farsi scivolare il titolo fra le dita e per la giovane donna il pericolo si farà incalzante.

Virginia Henley fa parte come Bertrice Small di una particolare cerchia di scrittrici di storici, non ci sono mezze misure con loro, o le si ama o le si odia. È fuor di dubbio che i loro storici siano infarciti di scene di sesso ben descritto e pieno di particolari: all’uscita, nel 1994, era davvero un libro che poteva essere considerato hot, forse uno di quelli con il maggior numero di scene di questo genere in assoluto, e vi renderete conto che  le recensioni che troverete in rete sono assolutamente discordanti. Dirò subito che io ho amato moltissimo gran parte dei suoi libri, alcuni fanno parte dei miei indimenticabili e li rileggo spessissimo; questo, pur non facendo parte di questa categoria, l’ho riletto con discreto piacere. È indubbio che il sesso sia davvero eccessivo, ma alcune scene sono particolarmente intriganti e all’epoca non si leggevano spesso, come quella della gheisa e del campanellino o quella che avviene a Venezia.  Savage stesso è un personaggio assolutamente sopra le righe, sembra aver fatto di tutto e di più e non sempre in modo legale, dalla miseria più nera è diventato ricchissimo al punto, che può comprare dal Principe Reggente un titolo, e si sta costruendo in Inghilterra una delle dimore più sontuose del ton. Un uomo pieno di cicatrici e dal grande fascino, passionale ed esperto, per quanto il tutto sia esagerato, è un personaggio che non si dimentica.  Antonia ci regala invece la parte più divertente, nei panni del fratello: verrà concupita da giovani donne della servitù, sarà accusata di essere il padre di un ipotetico bambino, imparerà a fumare, guidare un tiro a due, ma il clou della sua educazione sarà lo scoprire con sgomento che l’attività cui si dedicano gli uomini dopo cena, mentre le dame del ton si dedicano ai pettegolezzi, non è disquisire di politica e grandi eventi ma qualcosa di ben più fisico e disgustoso.

Non è uno dei migliori libri di questa autrice, i miei preferiti rimangono sempre “Il corvo e la rosa” e “Anima e corpo” ma rileggerlo mi ha ancora una volta divertita nonostante l’assurdità di certe situazioni, e un libro che riesci a ricordare negli anni, vale sempre la pena leggerlo, anche se magari proprio finirà per non piacere, ma questa naturalmente è sempre un’opinione strettamente personale. Per me una delle grandi firme del romanzo storico, e uno di quei nomi sulle cover cui non so resistere.

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