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Recensione: “Il club delle pecore nere” di Pierpaolo Mandetta

Immaginate un tredicenne abbandonato dalla madre in un appartamento di amici trentenni, il trio delle pecore nere. Uno scrittore che, dopo il coming out, ha rinunciato alla sua favola romantica mollando il futuro marito all’altare. Una spogliarellista dal carattere pungente, femminista fino al midollo. Un manager dissoluto, costretto dal capo a trovare una fidanzata di facciata per non sfigurare con i clienti. Lui è Rocco e loro Samuele, Nicole e Ivan. Il risultato è una bomba pronta a esplodere. Perché mentre tentano di riordinare le proprie esistenze e affrontare le proprie paure, Rocco, il timido adolescente che però sembra il più saggio della casa, scardinerà tutti gli equilibri delle loro giornate e li costringerà a vedere il mondo da una prospettiva diversa.E così, tra notti rocambolesche, storie familiari complicate, crisi di coppia e di sessualità, scene esilaranti, i tre trentenni dovranno imparare a prendersi cura non solo di se stessi ma anche di questo strano ragazzino. E iniziare a fare i conti con l’età adulta e con tutti i colori dell’amore.

È il grande giorno: tutti i parenti sono fieri di lui, deve solo fare gli ultimi passi e giurare amore a Gerardo per il resto della loro vita ma, proprio in quel momento, Samuele realizza che non può farlo, non è quello che vuole veramente, così scappa e torna nell’appartamento che aveva abbandonato quattro anni prima, suonando alla porta dei suoi ex coinquilini Ivan e Nicole.

Nicole fa la spogliarellista, è una traditrice seriale e presiede un’associazione femminista.

Ivan è un cinico carrierista egocentrico con il terrore di dover cambiare per qualcuno.

Una collega di Nicole porta il figlio tredicenne Rocco a dormire a casa loro, salvo poi partire per la Russia e lasciarlo da loro a tempo indeterminato.

Ciò che accomuna le pecore nere di questo club è un pessimo rapporto coi genitori, eppure Samuele, Nicole e Ivan si trovano loro malgrado, a dover ricoprire un ruolo genitoriale per Rocco ed essere gli adulti “saggi” dispensatori di consigli.

Questo li porterà inevitabilmente a riflettere sulla propria vita, le proprie aspirazioni e sul rapporto malato con la loro famiglia d’origine.

Il libro narra della loro evoluzione da pecora nera in adulto, senza svelarci se questa è realmente positiva.

Il vero saggio del gruppo è Rocco che provocherà la riflessione dei ragazzi.

Samuele, Nicole e Ivan sono fondamentalmente dei “bimbi sperduti”: senza averne coscienza, ognuno di loro ha messo in atto, verso i propri genitori, meccanismi di difesa infantili.

La famiglia di Samuele desiderava per lui una famiglia e dei bambini e soprattutto che portasse avanti la ferramenta del padre, ma lui è gay e della ferramenta proprio non ne vuole sapere, allora cerca di diventare uno scrittore famoso, per renderli orgogliosi in altra maniera e accetta di sposare Gerardo per compiacerli, almeno in parte.

La madre di Nicole è una maniaca del controllo, più attenta alle apparenze che al vero benessere della famiglia e il padre è assente e tradisce la moglie da sempre. Nicole fa tutto ciò che secondo la madre è disdicevole: come lavoro sceglie di spogliarsi e dare scandalo e in amore è incapace di essere fedele, non capendone neanche lei il perché.

Ivan ha due fratelli, i suoi genitori hanno sempre preferito loro a lui, considerato il figlio ribelle e sono sempre stati avari di complimenti e riconoscimenti. Per questo Ivan si è buttato a capofitto nel lavoro, per ricevere dal suo capo le parole di lode che la sua famiglia non gli ha mai rivolto; la sua esperienza lo ha portato ad avere un’idea dell’amore e delle donne molto cinica.

Solo confrontandosi con Rocco, i ragazzi capiscono che le loro presunte sicurezze sono solo scudi effimeri per difendersi dal dolore causato loro dai genitori e, solo a questo punto, cercheranno di diventare realmente adulti, facendo qualcosa per se stessi, non in funzione del parere altrui.

Il libro non dà risposte e non fa nemmeno domande, ma innesca una riflessione anche nei lettori.

Personalmente non vorrei mai essere nei panni di nessuno di loro tre, ma indubbiamente, il rapporto conflittuale con la figura genitoriale lo condivido con loro e spero (ma non ne sono certa!) di averlo affrontato meglio.

La lettura è leggera e scorrevole e offre sicuramente spunti interessanti.

Mi è piaciuto molto e pertanto ne consiglio la lettura!

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