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Recensione: “Un regalo sotto la neve” di Karen Swan

Care Fenici, oggi La Min ci parla di “Un regalo sotto la neve” di Karen Swan

Una favola indimenticabile di amore, segreti, bugie e seconde possibilità.

Si dice che dietro ogni grande uomo ci sia sempre una grande donna. In effetti dietro tutti i personaggi più in vista di Londra c’è lei: Alex Hyde, consulente per il business delle eccellenze. È lei la donna a cui gli uomini più potenti della City si rivolgono quando hanno bisogno di una strategia per affrontare i momenti di stress. Quando le viene offerta una somma incredibile per rimettere in carreggiata il rampollo della famiglia proprietaria di una grande compagnia di whisky scozzese, Alex accetta senza esitazioni: è lavoro, potrebbe farlo anche a occhi chiusi. E invece… Nessuno degli uomini che ha affiancato è minimamente paragonabile a Lochlan Farquhar. L’erede delle distillerie Kentallen, infatti, non è abituato a sentirsi dire no. È un ribelle, e Alex deve trovare il modo di entrare nella sua testa, se non vuole che metta l’impresa di famiglia in ginocchio. Ma più si impegna per evitare il disastro, e più si rende conto che, per la prima volta nella sua vita, non è lei ad avere il controllo sulla situazione. E non è sicura che le dispiaccia.

Il libro di cui vi parlo oggi è “Un regalo sotto la neve” di Karen Swan.

Avevo letto molto tempo fa “Un diamante da Tiffany”, sua opera più nota, e sulla scia del piacevole ricordo ho deciso di cimentarmi nella lettura di questo nuovo lavoro.

La storia si svolge principalmente su un’isola scozzese delle Ebridi, Islay, la più meridionale, dove dal piccolo villaggio di Port Ellen, nelle rare giornate limpide, si vedono le coste dell’Irlanda.

Un luogo che sembra rimasto sospeso nel tempo, una piccola comunità dove tutti si conoscono da generazioni, la semplicità e la praticità regnano sovrane e gran parte del lavoro di coloro che ci abitano dipende o è in stretta relazione con l’industria del Whisky.

Su quest’isola da tre generazioni prospera la distilleria Kentaller, non un’imponente industria, ma sicuramente un nome noto agli intenditori, soprattutto per le famose riserve invecchiate a lungo e preparate esclusivamente con i prodotti del territorio. Qui risiede l’uomo che renderà la vita particolarmente difficile alla nostra determinata protagonista, un uomo apparentemente instabile e iracondo, a tratti violento, di cui il consiglio di amministrazione vorrebbe sbarazzarsi: Lochlan Farquhar.

La cosa non è semplice da attuare in quanto egli detiene la maggioranza delle azioni, e a testardaggine e insolenza non è da meno rispetto al vecchio zio che vorrebbe estrometterlo. Insomma “il ragazzo tiene botta, non molla”. Quali sono i suoi veri motivi?

Alex Hyde viene ingaggiata dallo zio antagonista per porre rimedio. Cittadina del mondo, se vogliamo, dati i suoi innumerevoli impegni che la portano da un angolo all’altro del globo, ma londinese e assolutamente chic, è una donna determinata ed esperta nel suo lavoro di executive coach. Alex, grazie a una rigida disciplina autoimposta, una profonda convinzione in ciò che fa e nella scienza che supporta il suo agire, non ha mai fallito. Giovanissima, è già riconosciuta dall’élite mondiale per il suo operato, e molto richiesta al punto da avere un’agenda fittissima e un conto in banca di tutto rispetto.

Si comprende sin dal principio il tipo di vita cui la donna è abituata anche attraverso un personaggio secondario ma importante: la sua segretaria personale, descritta con tratti semplici, essenziali, mentre si destreggia tra vita privata e un lavoro ultra impegnativo rimanendo in qualche maniera una figura stabile, lievemente ironica e decisamente molto competente nel suo lavoro. Lei è la persona che sta tra Alex e gli altri, deve anticipare le sue esigenze, respingere le insistenti richieste di coloro che non riescono a contattare il suo capo e, possibilmente, farlo in un tempo massimo di tre minuti. Un personaggio che ci accompagnerà per tutto il libro, quanto di più vicino ad un’amica Alex abbia.

Sia Alex che Lochie sono due protagonisti che definirei Alfa, nel senso che entrambi sono dotati di carisma, volontà ferrea e una considerevole testardaggine. I rapporti tra loro saranno al limite del civile sin dal primo incontro e per gran parte del libro. L’autrice ci lascia intravedere una certa avvenenza nei due soggetti che non passa inosservata, i due si vedono e restano colpiti l’uno dell’altra. Entrambi però sono troppo presi a litigare e perorare la propria causa per andare oltre. In ballo ci sono molti pesanti segreti che hanno segnato le loro vite e che il lettore non potrà conoscere sino quasi alla fine del libro.

Tra scaramucce, incendi, MacNab e un concerto di personaggi secondari interessanti e curiosi, la storia procede sino al necessario momento cruciale: quello della crisi e dei risvolti che essa porterà con sé.

Elemento particolare del libro sono i brevi rimandi a personaggi e vicissitudini avvenute durante la prima guerra mondiale, che l’autrice semina di tanto in tanto tra i capitoli che narrano la storia attuale e che insieme generano curiosità e, talvolta, confusione. Anche in questo caso solo verso la fine del libro tutti gli elementi prenderanno forma e potremo scoprire, forse appena qualche riga prima della protagonista, il punto di incontro tra queste generazioni e il perché di questi salti temporali apparentemente privi di attinenza con il testo.

Tutto sommato considerando il notevole rischio di cadere nel cliché, vista la tipologia di romanzo, si potrebbe dire che l’autrice abbia trovato un espediente per rendere fresca e accattivante questa storia. Penso che l’idea della tipologia di lavoro che svolge Alex, contrapposta alla secolare tradizione familiare di produrre Whisky di Lochie, siano stati elementi sufficienti a rendere questa lettura distraente e piacevole. Non posso dire però di essere rimasta ammaliata. Le descrizioni dei processi di maltaggio, stoccaggio, distilleria ecc… confermano senza dubbio un attento studio da parte della Swan, ma si dilungano parecchio, oltre il necessario. Le controversie tra i personaggi, così come gli inganni e ciò che viene taciuto per i motivi più disparati, sino al momento della rivelazione, risultano intriganti ma confusi, forse troppi in un solo libro. Fondamentalmente non ho rilevato una continuità nella storia tra i momenti di crisi, accesi litigi e dissapori tra i protagonisti e il loro scoprirsi follemente innamorati. Qualcosa “nel mezzo” doveva avvenire, e temo che le dissertazioni sul tempo rigido delle Ebridi, le nevicate, gli incendi e quant’altro, abbia assorbito le pagine disponibili.

Tutto questo ci ha private del momento essenziale in un romance: la rivelazione, quel graduale percepire e poi comprendere i sentimenti e il dibattersi del cuore con la mente per comprendere se si è ricambiati o no. Momenti che apprezzo molto.

Ultima nota stonata che non posso esimermi dal segnalare è la poca introspezione delle reali problematiche di Alex, appena sfiorate e personalmente nemmeno completamente comprese, così come le rivelazioni sulla vera anima combattuta di Lochie, che avrebbero meritato ben più spazio. Insomma in un battito di ciglia romanzo finito, finale garantito eppure una sensazione di incompiuto, di insoddisfazione. La seconda parte del romanzo vale da sola tutto il libro. Credetemi, il potenziale c’è ma si può solo sfiorare, intravedere in una corsa all’ultima pagina. Quante domande senza risposta e quanto materiale interessante lì disponibile e non elaborato… un gran peccato.

Consiglio questo libro a chi ama letture leggere e non necessita di troppa passione o emozioni per godere di una piacevole lettura.

 

 

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