Recensione: La casa sull’albero di Vera Buck

Autrice: Vera Buck
Genere: giallo
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: 16 aprile 2025
Un romanzo che ha il respiro della natura selvaggia e il passo della crudeltà umana. Oscuro, inaspettato e assolutamente avvincente!
È tempo di vacanze. Henrik e Nora hanno deciso di andare in Svezia, nella vecchia baita di famiglia, con Fynn, il figlio di cinque anni. Tutto è rimasto come nei ricordi d’infanzia di Henrik: la casa di legno rossa con le finestre bianche, il prato, il laghetto che splende al sole. Sembra di trovarsi in una fiaba di Astrid Lindgren. Eppure, nonostante la proprietà si trovi ai margini dell’ultima zona selvaggia d’Europa, in una foresta così grande da camminare per ore senza incontrare anima viva, sembra che qualcuno ci abbia vissuto di recente. E che li stia spiando…
Molto presto, quella che doveva essere un’estate idilliaca si trasforma in un incubo: nei dintorni viene ritrovato lo scheletro di un bambino e subito dopo Fynn scompare. Mentre i suoi genitori si lasciano prendere dai sensi di colpa, la polizia, con l’aiuto della studiosa di botanica forense Rosa Lundqvist, si chiede se esista un collegamento tra i due casi. E quali misteri si celino nel folto del bosco, dove una vecchia casa sull’albero resiste allo scorrere del tempo… Nuvole basse e pesanti che si insinuano tra le fronde, acqua ghiacciata e vento che sferza le onde.
Il bosco d’inverno è un luogo crudele. Nessuno gli sfugge non importa quanto lotti. Chi non lo fa prima che faccia notte, non lo farà più perché poi c’è il freddo, il fratello maggiore della morte, che sta in agguato tra gli alberi.
La famiglia Saunders, composta da Nora, Henrik e il piccolo Fynn, eredita una baita sperduta tra i boschi della foresta svedese. Un luogo suggestivo e carico di pathos in cui Henrik viene assalito dai ricordi. Tutto è rimasto uguale e il paesaggio mostra la sua forza selvaggia.
Durante il loro soggiorno, verranno ritrovati i resti di un bambino e, dopo un paio di strani incontri con misteriosi e inquietanti personaggi, sparisce Fynn, improvvisamente.
Cosa gli sarà accaduto? Le possibilità possono essere molteplici, ma la polizia incalza e i sospetti cadono subito sull’amante di Nora che la tormenta con ricatti dal passato, oppure su Olof, un anziano misterioso signore che vive nel bosco con l’hobby della tassidermia.
Si brancola nel buio.
E poi c’è quella maledetta casa sull’albero, nello stesso luogo in cui il bambino è sparito e un altro è stato trovato morto…
Qualcosa o qualcuno si aggira nell’ombra di un gioco pericoloso che compie salti temporali dal passato ai giorni nostri per ritornare indietro in un mix di ricordi veri e annebbiati che devono prendere forma.
Guardiamo da vicino i personaggi:
Fynn è un dolcissimo bimbo di cinque anni che diventerà l’agnello sacrificale.
Nora, la sua mamma, nasconde il suo tradimento a un marito che non aveva idea di nulla.
Henrik è il papà di Fynn, ma è anche uno scrittore di romanzi con alle spalle un’infanzia travagliata. Un rapporto conflittuale con i genitori che, invece di capire la sua fervida immaginazione, lo pensano pazzo e lo imbottiscono di farmaci. Sotto sotto è comunque un bugiardo patologico a cui risulta difficile dare credito da parte di chiunque lo conosca.
Marla è una bimba sparita che riemerge dal passato, intrecciando la sua vicenda con il presente.
Rosa è una studiosa botanica forense che aiuta le indagini della polizia. Una giovane introversa e asociale con una macabra passione per la morte e i cadaveri; una famiglia disfunzionale alle spalle: orfana di madre, un padre che non capisce la figlia e un fratello tetraplegico con cui i rapporti sono molto tesi fin dalla tenera età. Grazie al suo strano interesse sta mettendo a punto un metodo di osservazione delle piante che le permette di trovare i cadaveri sepolti in base alla vegetazione. Sistema poco ortodosso e senza al momento una vera validità scientifica. Avrà un ruolo importante e collaborerà con Lasse e Kaja dell’unità cinofila della polizia, rispettivamente conduttore e cane da ricerca.
Un libro da leggere minuziosamente e con attenzione, perché i particolari sono importanti, stupiscono, ci confondono e ci rimettono sul sentiero giusto, per quanto intricato.
Ogni singolo capitolo è dedicato al punto di vista di un singolo personaggio nell’interazione con gli altri con continui salti dal passato al presente per contestualizzare il racconto e proprio in questi salti prende luce che Marla ed Henrick si sono già incontrati…
I ricordi riemergono e quello che una volta vedevano gli occhi innocenti di un bambino comincia ad avere una luce differente.
Le pigne di abete sono lì in mezzo a noi, un pezzo di bosco che ci separa. Che unisce.
Rosa e Lasse sono perennemente nell’occhio del mirino… il rischio di lasciarci le penne è altissimo.
Suspense altissima per le domande che a ripetizione vorticano nella mente: Fynn verrà salvato? La storia si sta ripetendo? Siamo sicuri che tutti i personaggi siano veramente chi dicono di essere? E se fosse la vittima stessa a diventare un carnefice?
Mi fermo, altrimenti vi tolgo il piacere della lettura e dei suoi tantissimi colpi di scena.
Un romanzo in cui il fitto e oscuro bosco metaforicamente rappresenta l’animo umano.