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A tu per tu con: Anna Chillon

 

Intervista a cura di Mytra

Ciao Anna! Sono emozionatissima, è la prima intervista che faccio ad un’autrice che seguo da prima che entrassi nello staff di RFS, quindi perdonami se sarò un po’ impacciata e soprattutto, me lo dico da sola, logorroica. Iniziamo?

Vado subito al dunque: quando e dove nasce l’idea di Alakim? C’è qualche film, qualche libro o qualche canzone che ti ha particolarmente ispirata?

alakim-di-anna-chillonInnanzitutto grazie, Claudia, per avermi seguita e grazie anche per avermi ospitata su RFS. Penso sia una bellissima iniziativa quella di dare spazio alle autrici con un’intervista per farsi conoscere, soprattutto per una persona molto timida come me. Via, cominciamo.

Devi sapere che l’idea di Alakim nasce nel 2011, camminando sulle rive del Lago di Garda con mio marito. In quel periodo le mie letture erano prevalentemente a carattere vampiresco (amo i vampiri cupi e decadenti, in particolar modo quelli di Laurell K.Hamilton e Nancy Kilpatrick), desideravo però che Alakim fosse qualcosa di diverso e complesso, come profondamente complesso è ciascuno di noi.

La prima idea verteva sul leader di un popolo sotterraneo affamato e in guerra con il popolo di superficie, poi ho inserito l’elemento paranormal e, complice il mio passato, è divenuto quel che sappiamo. Per me è l’espressione della rabbia e della sofferenza, al contempo è l’accettazione, mai intesa come resa, ma come forza capace di vedere il giusto ordine delle cose anche in un destino avverso. Per questo Alakim può ironizzare sulle sue sventure.

La musica ha avuto di certo un forte ascendente su ogni capitolo del romanzo. Come ho già cercato di spiegare in una precedente intervista, io scrivo “sull’onda di un’emozione” e la musica serve proprio a far risalire in superficie quell’emozione, perciò direi che non mi ha soltanto accompagnata, certi brani mi hanno proprio trascinata nella stesura dei capitoli che mi hanno più coinvolta emotivamente.

La voce di Eddie Vedder è quella che da subito ho associato ad Alakim e che, non a caso, ho inserito nel booktrailer del primo volume (https://www.youtube.com/watch?v=RVN19PlDqz0), mentre “Nothing Else Matters” dei Metallica è il brano che mi ha aiutata a trovare lo spirito del personaggio. Per il resto l’elenco sarebbe lungo e molto vario, ma, per chi fosse interessato, ho iniziato a postare brani strettamente legati a particolari scene sulla pagina Facebook pubblica (https://www.facebook.com/anna.chillon) e mi piacerebbe continuare.

Per ciò che riguarda i film, non ce n’è uno che mi sentirei di citare in particolare. Certo è che, terminata la stesura del primo volume, quando ho visto la serie “Hell on Weels”, sono rimasta folgorata dal personaggio di Anson Mount (Cullen Bohannon). Ho ritrovato in lui molti degli atteggiamenti di Alakim, tanto che mi sono detta: “Oh, mio Dio, allora è vivo!”

A proposito di musica, sia in Alakim – La luce dalle tenebre che in Alakim – Le regole del gioco la musica sembra essere protagonista. Infatti affidi una scena molto importante a Sid Vicious dei Sex Pistols, Ian Curtis degli Joy Division e Kurt Cobain dei Nirvana. Sono molto curiosa, questi tre “mostri sacri” sono stati scelti perché le loro storie erano indispensabili ai fini trama oppure per qualche altro motivo?

Ammetto che Sid Vicious e Ian Curtis sono stati inseriti soltanto ai fini della scena. Diverso è per Kurt Cobain, nel quale ho visto per certi versi un nesso particolare con Muriel fin dal primo volume.

In ogni caso, Muriel sa cosa significhi avere tutto e nulla, vivere pienamente fino all’eccesso e non vivere affatto. Eternamente giovane e già saturo. Chi più di certe rockstar possono rientrare in questi canoni?

“Preferirei essere odiato per quello che sono, che amato per quello che non sono”

Kurt Cobain

Muriel è stato odiato per ciò che è, ma non ha mai barattato la sua dignità, non ha mai preteso di essere qualcos’altro e per questo ha pagato. Kurt non ho idea di cosa davvero pensasse o avesse vissuto, so solo che è stato nel suo sguardo che mi sono trovata a cercare quello di Muriel la prima volta.

Perché hai deciso di ambientare il racconto proprio in Francia, paese romantico per eccellenza, quando di romantico, nel senso “classico del termine” vi si trova poco? Credo che una delle risposte possa essere riconducibile alla storia sia politica che religiosa di tale nazione, ma anche al suo fascino gotico. Sono curiosa, lo so, ma tu e i tuoi protagonisti siete talmente enigmatici, che potreste essere oggetto di una tesi di laurea. Quasi quasi mi scrivo a teologia, all’alba dei trent’anni solo per poter vedere le facce della commissione…

Alakim. Le Regole del Gioco, Anna Chillon - Alakim 2Pensa che una copia di Alakim è finita davvero nelle mani di un sacerdote… non avrei mai immaginato che potesse succedere!

Tornando alla Francia, in realtà non c’è nessun motivo religioso che giustifichi questa scelta, semplicemente volevo un luogo che fosse il classico “porto di mare”, teatro di storia; una città interculturale dove approdano persone di tutti i tipi e dove potesse essere plausibile una buona dose di trasgressione. Mio marito, che mi ha seguita fin dal principio, ha detto: “Marsiglia?”, e io ho risposto: “Perfetto!”

Poi la storia si è spostata a Parigi, in primo luogo perché amo quella metropoli; è stata meta del mio primo viaggio oltre i confini dell’Italia, per me ha quindi il sapore dell’avventura e della scoperta, oltre che del romanticismo. In secondo luogo mi serviva una città molto grande, capace di mascherare gli eccessi di Alakim… cosa non proprio facile. Ci sono finita così, quasi senza pensarci: un momento Alakim era in viaggio verso la parte più oscura di sé e un momento dopo era a Parigi, patria di storia, arte e vampiri.

Lo avevo già notato nel primo capitolo, ma qui hai fatto davvero un lavoro di ricerca di enorme. Citi Dante, Bibbia, Vangeli e via discorrendo. La sensazione che ho avuto io è che le citazioni che hai utilizzato davvero calzassero a pennello, nel senso che qualsiasi altra frase sarebbe risultata insignificante a confronto. Hai dovuto studiarti tutti i testi che ritenevi potessero essere utili oppure li avevi già analizzati in passato? E non mi riferisco solo alla Divina Commedia, ma ai testi religiosi…

Qualcuno si sorprende nello scoprire che un tempo sono stata una catechista. La cosa bizzarra è che, per quanto mi sforzassi, credere in alcuni concetti per sentito dire non mi ha mai convinta; forse per un periodo ho “creduto di credere”, ma questa è un’altra storia. Era inevitabile che qualcosa mi rimanesse in memoria, nella testa e nel cuore, altri aneddoti devo andare a stanarli.

Ad essere sincera, ciò che mi impegna un po’ di più come ricerca riguarda Muriel e il suo misticismo. Il mio intento è quello di rendere la storia il più realistica possibile e, da questo punto di vista, lo sappiamo: non c’è fantasia più scatenata della realtà. Perciò quando parlo di proprietà delle pietre, delle erbe, di spiritualismo e via dicendo, non invento i particolari, ma cerco di documentarmi, cosa che per me costituisce anche un divertimento perché sono curiosa e non escludo mai nessuna credenza o filosofia a priori.

Ora che ci penso, in questo secondo volume la parte che mi ha colta meno preparata è stata quella finale. Dovevo assolutamente rendere la scena più vera possibile, e considerando che “devi capirne cento per scriverne dieci”, non puoi immaginare che cosa mi sono dovuta vedere a livello di filmati e fotografie!

Ma cosa sto facendo?” mi sono detta a un certo punto, allucinata.

Ma tutto serve. E tutto questo fa parte di quel viaggio che compio nello scrivere: una ricerca dentro e fuori me stessa.

Alakim - anna chillon - alakimCollegandomi alla domanda precedente, non posso non affrontare il tema religione. Alakim è davvero Luce e Tenebra, Bene e Male, Angelo e Diavolo. Il rapporto con i suoi “superiori” non è propriamente da chierichetto, anzi al contrario, sfiora la blasfemia. Indipendente da ciò che pensa Anna (perché questo è un argomento su cui non ho alcun diritto di indagare), la scrittrice che è in te cosa prova quando tratta determinate tematiche? Alla fine, affronti una delle domande attorno alla quale ruota l’intero l’Universo: che cosa è Bene e che cosa è Male? Siamo così certi che ciò che essi rappresentano, altro non sia che la definizione che noi stessi gli diamo? Ciò che è può essere Luce per me, potrebbe essere Tenebra per te, non trovi?

Hai colto nel segno: penso che il male sia soggettivo, come il tempo. In primo luogo perché è complementare al bene, perciò, come ogni eccesso sfocia nell’opposto, così ciascuna realtà contiene parte della sua antitesi. In secondo luogo, come hai detto tu, non siamo tutti uguali, non pensiamo e proviamo le stesse cose. Percepiamo il mondo principalmente con i sensi: un minuto per te può essere infinito, per me può durare un istante se me la sto spassando.

Quindi non concetti “assoluti”, ma… “50 sfumature” (è come l’erba cattiva: si infila dappertutto!).

Torno seria, andando un passo oltre e usando le parole di Alakim: “ Ti confiderò una piccola verità: il male è giusto e necessario quanto il bene. Se non la vedi così, dovrai fare reclamo alla “casa madre” perché sarebbe un difetto di produzione che sta all’origine.”

Il male come noi lo intendiamo non esiste: noi siamo portati a pensare che il male sia “sbagliato”, in realtà non può essere “sbagliato”, perché è parte del tutto, dell’essere stesso, o Dio, o natura, o esistenza, comunque lo vogliamo chiamare. È normale e doveroso rifuggirlo, condannarlo, ma è essenziale accettarlo quando non si può combattere, non solo all’esterno, ma anche dentro noi stessi, se vogliamo trovare pace.

Un esempio: se stai passeggiando su un ponte e qualcuno ti butta giù in un corso impetuoso di acqua gelata, diventi immediatamente cosciente del tuo presente, tutto te stesso diventa volto a tirarti fuori dall’acqua, in quell’istante non ti fermi certamente a pensare a ciò che è bene e male. Sei consapevole del tuo “ora” e nel momento in cui divieni consapevole non esiste più ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è passato e ciò che è futuro, ma soltanto ciò che è.

Ho fatto abbastanza confusione nell’esprimere concetti frutto di filosofie millenarie in modo orribilmente spicciolo? Credo di sì. Benvenuti nell’ordine del mio caos.

Mi hai chiesto cosa provo nel trattare determinate tematiche: non posso negare che ne sono molto coinvolta, proprio perché per anni ho dovuto fare i conti con la mia incapacità di essere credente, quasi fosse un mio difetto. Ora penso che “Dio”, o “la verità”, o “la vita”, non possa essere una nozione, ma possa essere soltanto un’esperienza (no, non intendo come quelle di Muriel con l’Ayahuasca… anche se… chissà!). A mio parere non può esistere la certezza assoluta di nulla, ma possiamo fare esperienza della verità e aprire gli occhi per vedere cose strabilianti se lo vogliamo.

Potrei andare avanti a parlare molto a lungo di ciò, annoiandovi, ma in fondo penso di aver condensato quello che provo a riguardo nelle poche righe al principio di “Alakim. Luce dalle Tenebre”:

“Ho adorato Dio, ci ho litigato, l’ho supplicato, l’ho detestato…

e c’era sempre, perennemente, qualcosa che non mi tornava.

Finché la mia fede non si è trasformata in qualcosa di diverso

che viene dal mio stomaco più che dalla mia testa.

Questo è ciò che mi ha animata nella stesura di Alakim,

nella sua lotta, interiore ed esteriore.”

Samshat - anna chillon - alakimSamshat, nonostante sia morto, è uno dei protagonisti indiscussi del secondo capitolo della tua saga ed è ciò che tiene unita la “compagnia”. Mi sono posta una domanda: che cos’è, però, che spinge Nicole a essere così legata a lui e a sfidare tutte le sue paure? Lei soffre enormemente per il sacrificio che lui ha compiuto, indubbiamente, ma credo ci sia sotto dell’altro. Difatti ad un certo punto del romanzo Muriel afferma “…Ricordate il motivo per il quale desiderate il suo ritorno, non perché volete il suo bene, ma per il vostro. Siate egoisti.” Io ho visto, in questo tuo pensiero, la conferma della mia ipotesi: Nicole è consapevole che Sam sia l’unico che riesca a non far prevalere a parte demoniaca di Al, l’unica persona che possa impedirgli realmente di cadere per sempre nell’oscurità e non fare mai più ritorno e di conseguenza perdendo Sam, lei perderebbe definitivamente anche il suo bellissimo Angelo/Demone. Sto così delirando oppure un fondo di verità c’è?

Mi piace questa tua interpretazione e mi piace l’idea che persone diverse possano cogliere risvolti diversi sul pensiero dei personaggi. Questa tua idea rende Nicole molto terrena e un pizzico egoista, ma comunque ci sta.

Per come la vedo io invece, Nicole non è arrivata a fare questo calcolo; lei non conosce molto bene Samshat, ha trascorso in sua presenza soltanto pochi giorni, seppur intensi. Ci sono momenti nella vita che sono di una potenza assoluta, nei quali le scelte che facciamo trascinano con noi l’universo intero verso uno degli innumerevoli presenti possibili, mentre il resto della vita lo passiamo a “vegetare” nella routine; Samshat era con Nicole quando questo è avvenuto nelle loro vite. Indubbiamente ciò li ha uniti, ma perfino questo non sarebbe stato sufficiente a spingerla a dare tutto per lui. La vera ragione del suo gesto la spiego in questa frase del romanzo: “Lei era l’Invocantes e non avrebbe abbandonato un Nephilim al buio, vittima di un nulla assoluto.”

Nicole è l’Invocantes, il legame che lei ha con gli angeli va oltre il semplice amore umano, è immotivato e gratuito, è un tatuaggio impresso nell’anima. Questo è il primo motivo.

In secondo luogo è vero che si mette in gioco per Alakim, ma per riconoscenza, perché nonostante il male che le ha fatto, lui le ha salvato la vita più volte. Io la vedo disarmata nei confronti di Alakim, non sa come proteggersi da lui e nemmeno cerca di farlo. È in sua balia come una barchetta nel mare burrascoso, ma non pensiamo che sia per debolezza o per incapacità di tirare fuori la propria grinta. Anche se la sua educazione e il buon senso lo imporrebbero, lei non vuole uscire da quel mare. Vuole continuare a sentirsi in balia delle onde. Viva.

Come vive vuole siano le persone cui tiene.

Sei una scrittrice che non stigmatizza il sesso. Le scene che descrivi sono davvero ricche di dettagli, sia da un punto di vista fisico che emozionale. Giuro che davvero ho percepito il dolore, l’angoscia, l’incertezza di Nicole sulla mia pelle; la brama, la voracità, la passione di Alakim; il piacere, la lussuria e la dolcezza di Muriel. Entrando così nei dettagli, non sei mai caduta nel volgare, ma come ci sei riuscita?

Meraviglia… davvero sono riuscita a comunicare tutto questo?

Credo di aver riscritto la scena di sesso clou almeno cinque volte. È stata la parte sulla quale ho avuto più incertezze. La prima versione… mi viene da sorridere, era ben oltre quella che hai letto. Più violenta (quasi uno stupro), più spinta (praticamente un Tetris) e accadeva qualcosa che forse qualche lettrice (in particolare chi ha un debole per Muriel) avrebbe desiderato veder avverarsi, ma che rischiava di mettere confusione nei ruoli dei personaggi. Essendo io la prima a non essere convinta, l’ho fatta leggere a mio marito che per qualche minuto è rimasto in silenzio, rimuginando, e già da lì ho capito. La scena era molto forte nell’azione, ma risultava impoverita e forse anche degradata nei sentimenti. Perciò ho dovuto riscriverla più volte cercando di trovare il modo di dare espressione a quell’unione che volevo comunicare, fatta sì di carnalità e dissolutezza, ma anche di amicizia, di tenerezza… amore forse, in varie forme.

Io amo scrivere erotico, ho cominciato con i racconti di Solo Sua e di certo non è un sesso “delicato” quello di cui narro. Nonostante questo, non è mai stato il puro gesto fisico a coinvolgermi, ma piuttosto le situazioni e le relazioni interpersonali: il sesso per me è tra le massime espressioni di emozione. Nel sesso a volte le persone si svelano, ci rivelano chi sono; questa è la vera magia ed è ciò che, nello scrivere quelle scene, cerco di scoprire dei miei personaggi.

Muriel - anna chillon - alakimMuriel sapeva chiedere scusa. Lui combatteva per i suoi amici, non per se stesso. Lui non la considerava una bambina, si fidava di lei. Lui non doveva lottare per impedirsi di godere del male e non lo causava se non era necessario. Lui non se ne era andato via, e quando lo aveva fatto, l’aveva portata con sé.” Se prima Muriel era un personaggio che rimaneva nel cuore, ora è proprio entrato di diritto nell’Olimpo degli Indimenticabili. Amante premuroso, amico protettivo, fratello vendicativo, è disposto a tutto pur di difendere ciò che gli è caro. Ho amato profondamente il modo in cui hai descritto il rapporto con Nicole, non amore, non amicizia, ma fiducia. Alla fine del tuo libro, lei rappresenta ciò che Al e Sam hanno così faticosamente lottato per essere: una persona per cui dare la vita. Per quale motivo hai voluto dare così risalto a questo personaggio, soprattutto in virtù del fatto che è così diverso da Alakim? Non temi che Al possa uscirne sconfitto?

Può la barchetta eclissare il mare burrascoso? Credo che finora l’unico personaggio con le potenzialità per rubare un po’ la scena ad Alakim sia Muriel, perché a lui ho dato spazio e perché è dotato di una complessità che mi pare interessante. Non desidero che Alakim esca agli occhi di tutti come “la star” della serie, lui non cerca di essere questo. C’è già chi preferisce Muriel, ma ad Alakim non interessa, per quanto odioso possa risultare a volte, vuole solo essere se stesso, senza giustificarsi con nessuno. Eppure, che gli altri personaggi se ne rendano o meno conto, non può evitare di essere colui attorno al quale tutto si dipana.

Ora che hai risposto tu alla domanda precedente, rispondo io: no! Alakim è davvero un bastardo senza assoluzione, un essere egoista, fratello del male, ma mai nessuno potrà eclissarlo, neanche riuscire lontanamente ad adombrarlo. Vi è però da dire che lo definisci dannato ma non cattivo, ribellione fatta a carne, animale in cerca di sazietà. Quindi mi chiedo, chi è davvero Alakim?

“Lui era Alakim: ciò che stava tra il bene e il male, la lama a due facce che scindeva gli opposti, una terra di nessuno sulla quale nessuno poteva dominare, fino al suo ultimo respiro.”

Non posso sapere quello che è per gli altri; qualcuno lo può vedere come un degenerato senza requie, un demone, un essere istintivo e blasfemo, un angelo salvatore… Per me è espressione della lotta interiore che ciascuno di noi si porta dentro, ma invece di propendere da un lato o dall’altro, lui non cede. Resta in equilibrio tra gli opposti e li contiene entrambi. Lui è per me ciò che va oltre il bene e il male, colui che tende a una libertà di scelta che non è influenzata dai preconcetti, ma che è frutto di una consapevolezza che trascende il giusto e lo sbagliato. Tutto ciò, senza negarsi un’umanità al pieno della sua passionalità.

E poi, ovviamente ed innegabilmente, è un gran bastardo!

Alakim e Nicole - anna chillon - alakimSbaglierò per l’ennesima volta, ma in questo romanzo mi è sembrato di riconoscere un Alakim sulla buona strada lungo la via dell’innamoramento (a modo suo, certo!). “Sei diventata mia quando mi hai concesso di prendere il tuo dolore, cosa che non avresti fatto con altri”, “Doveva andare dall’unico essere in grado di saziare la sua fame”, “C’era più soddisfazione nel portarla a cedere che nel prenderla con la forza” e ancora “Solo quando le si rovesciò addosso e sentì gridare il suo nome, si rilassò”. Queste sono solo alcune frasi che mi vengono in mente… non è che, per caso, quella ragazzina testarda, superstiziosa e guerriera è riuscita a far capitolare il “bastardo senza assoluzione”? Lo so, ho ripetuto questa definizione due volte nel corso dell’intervista, ma la adoro, è perfetta per lui! Possiamo leggere questo romanzo come una dichiarazione di intenti?

Indubbiamente Alakim si sta legando a Nicole sempre di più. Non c’è soltanto l’attrazione che un uomo può provare per una donna, ma c’è il fortissimo ascendente di Nicole come Invocantes ad attrarlo, qualcosa che entrambi percepiscono a livello inconscio. Inoltre Nicole, nella sua fragilità, guarda dritta verso le sue tenebre con ugual dose di coraggio e incoscienza, e questo a lui piace un sacco.

La ama? È quello che volete sapere, scommetto. E io vi dico: come intende l’amore un angelo? E un demone?

Come uomo, di sicuro Alakim non è un tigrotto in grado di capitolare ai piedi dell’amata; il suo nucleo non si scalfisce, ma ciò non toglie che per lui non ci sia nessuna come lei. È la sola capace di arrivare dove qualsiasi altra non arriverebbe mai: alla sua luce.

Abbiamo aspettato circa un anno per il secondo capitolo, quanto dovremo aspettare per il terzo? Ci sarà un quarto? Ti prego, dacci qualche informazione, spoiler, trama, riassunto, qualsiasi cosa….

Una piccola parte del terzo volume era già nella mia testa quando ho cominciato a scrivere il secondo, però ho dovuto per forza di cose suddividerli in modo che non risultasse un poema.

Di sicuro, anche nel terzo approfondirò un poco il passato di un personaggio in particolare, ma per il resto gran parte della storia è tutta ancora da inventare. Tutto è ancora possibile, ci sono tante strade che posso prendere, devo solo capire quale avventura voglio vivere perché, con Alakim in particolare, ogni romanzo è per me un’esperienza.

In tutta sincerità non vorrei che si esaurisse al terzo volume: mi sembra che le cose da dire e far succedere siano ancora troppe, però non voglio neppure che diventi una serie infinita con il rischio di venire a noia. Non mi pongo limiti, lo scoprirò strada facendo.

L’attesa del secondo volume è stata lunga per svariati motivi, tra i quali l’uscita di “Nobili parole, nobili abusi”. Spero vivamente di riuscire a fare di meglio con il terzo, purtroppo però, come mi è già capitato di sperimentare, la vita è bizzarra, perciò non voglio anticipare date senza sapere se le potrò rispettare.

Quel che ti posso dire è che il prossimo romanzo (del quale sono ancora agli albori), sarà un romance erotico contemporaneo. Eh, che ci posso fare… l’erotico ha sempre il suo fascino per me!

E dopo tornerò a immergermi tra le pagine del “bastardo senza assoluzione”.

Ore 19 circa: un bicchiere di vino rosso, un bicchiere di vino bianco, una birra o uno spritz?

Figlia di padre veneto: sicuramente vino bianco. Vivendo ora in Sardegna, Vermentino!

Grazie davvero di cuore, Anna. Per me è stato davvero un piacere chiacchierare con te.

Il piacere è stato mio! Grazie ancora a te, Claudia, a tutte le lettrici e i lettori che costituiscono per me una fonte inesauribile d’energia. Sappiate che vi sento vicini!

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