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Recensione: Un tram per la vita di Tea Ranno

 

Titolo: Un tram per la vita

Autore: Tea Ranno

Editore: Edizioni Piemme

Genere: narrativa storica/per ragazzi

Target: + 9

Data di pubblicazione: 17 gennaio 2023

È il 16 ottobre 1943, nel ghetto di Roma un bambino di dodici anni vede la madre caricata su un camion dei tedeschi, la raggiunge, l’abbraccia, ma lei riesce a spingerlo via. Emanuele, questo il nome del bambino, si nasconde su un tram e inizia un viaggio che lo porterà, fermata dopo fermata, fino al capolinea. Racconta al bigliettaio di essere ebreo e chiede di essere protetto perché i tedeschi lo stanno cercando. L’autista del tram e poi altri dopo di lui aiuteranno Emanuele a restare vivo e al sicuro per tre giorni fino a quando non riuscirà a trovare suo padre.
La penna di Tea Ranno racconta la storia commovente di uno degli ultimi testimoni sopravvissuti al rastrellamento nazista di Roma: Emanuele Di Porto.

 

 

“Ma basta spari, basta guerra, basta matti che vogliono diventare i padroni del mondo e sterminare gli sporchi giudei che gli rovinano la razza. Basta dolore, basta paura. – Basta! Basta!- urlo picchiando il pugno sul vetro. Picchio così forte da farmi male, e un poco mi calmo. Il dolore alla mano mi distrae da quello del cuore.”

Ho chiuso l’ultima pagina di questo libro con le lacrime agli occhi. Lacrime di commozione, soprattutto, ma anche di rabbia, di sofferenza e dolore. Ho letto tante storie e testimonianze relative alle atrocità perpetrate da nazisti e fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale, e ogni volta rimango sconvolta: come è stato possibile infliggere così tanta sofferenza, togliendo tutto: vita, dignità, affetti ad altri esseri umani?

 

“Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Quello sta per rispondere quando ci ripensa, chiude la bocca e la guarda come se gli stesse tendendo una trappola.

– Chi è il prossimo tuo! – lo provoca allora lei. Il pelato continua a guardarla senza rispondere.

– Tutti tranne gli ebrei?- insiste.- Tutti tranne gli omosessuali? O gli zingari? O i neri?

Tea Ranno ci racconta una storia vera, quella di Emanuele Di Porto che il 16 ottobre del 1943, durante i rastrellamenti di Roma,  era un ragazzino. Vede sua madre che sta per essere fatta salire su un camion dai nazisti, e la segue. Catturato, sarà la determinazione della donna a salvarlo, buttandolo giù dal mezzo. Impaurito, Emanuele sale su quel tram che gli salverà la vita. Tanti angeli custodi, per tre giorni, lo nasconderanno e lo accudiranno proteggendolo dal freddo e dalla fame. Perché tra tanta tragedia, l’umanità era ancora presente e aveva i volti di bigliettai, vecchie signore, e persino di un colosso con la divisa tedesca. Emanuele, con il cuore triste, preoccupato per la sua mamma, si rende  conto che la vita di prima, anche se non ne era consapevole, era felice. Nonostante le privazioni e l’essere chiusi nel ghetto, vi era un’apparente e labile sicurezza ma soprattutto, c’era la sua mamma.

 

“Penso a lei e mi dico che m’ha dato la vita due volte: quando mi ha messo al mondo e quando m’ha buttato giù dal camion, e mi viene da piangere, ma non piango, perché non sono un ragazzino, perché mamma conta su di me e non la posso deludere, perché a piangere si perde tempo e io devo fare in fretta”.

L’autrice ci accompagna per mano a seguire i passi di un ragazzino che vede l’inferno con i suoi occhi, che deve lasciarsi alle spalle i giochi di bambino per portare i soldi a casa, che ha un solo grande desiderio: riabbracciare sua madre, ritrovare il suo calore e il suo affetto. È una narrazione commovente, empatica e dolorosa.  Tea Ranno ha ascoltato il racconto dalla voce di Emanuele, accogliendone non solo la testimonianza, ma anche le emozioni e, con grande delicatezza, ce le ha trasmesse, imprimendole nei nostri cuori. Una storia da leggere, perché non sarà mai abbastanza ascoltare dalla voce di chi ha visto quell’orrore e può ancora testimoniarlo, affinché tutta quella sofferenza non si ripeta, mai più.

 

“Queste sono cose che si devono sapere! Cose che devono restare nella memoria di tutti perché non succeda mai più, capisci? Sono fatti terribili, davanti ai quali non possiamo chiudere gli occhi e tapparci le orecchie! Cresci, Manue’ , diventa uomo per davvero! La vita è questa, anche se fa schifo!”

Emozionante, delicato, struggente e doloroso, Un tram per la vita ci parla di speranza per un futuro di rose senza spine e di ricordi di morte, come quelli che anche dopo tanti anni, un Emanuele accompagnato dalla sorella, vive ad Auschwitz in ogni centimetro di terreno su cui posa i piedi. Un luogo dove si continua a respirare un’aria pregna di orrore, testimonianza dell’inferno su questa terra vissuto da tanti… troppi innocenti.

 

“Mamma m’è rimasta nel cuore come quel soldino nella serratura. Solo che il mio cuore non viene nessuno a scassinarlo. Mamma resta qui, dentro di me. Per sempre.”

 

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