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Recensione: Squilibrato – Serie: I Mali Necessari Vol. 1 di Onley James

 

 

 

Titolo: Squilibrato

Serie: I Mali Necessari Vol. 1

Autore: Onley James

Genere: MM

Editore: Self publishing

Target: 18+

Data pubblicazione: 28 febbraio 2023

  • Squilibrato
  • Psicopatico (in uscita 30 aprile 2023)
  • Moonstruck
  • Headcase
  • Mad Man
  • Lunatic
  • Maniac

Adam Mulvaney vive una doppia vita. Di giorno è il figlio più giovane e viziato di un eccentrico miliardario. Di notte, invece, è un killer impenitente, uno dei sette psicopatici allevati in quella casa per raddrizzare i torti di un sistema giudiziario che continua a fallire.

Noah Holt ha trascorso anni a sognare di vendicarsi per la morte di suo padre, ma quando si trova di fronte al suo assassino scopre una verità scoraggiante a cui sottrarsi è impossibile. Perché suo padre era un mostro.

Incapace di ignorare i propri ricordi, Noah intraprende un percorso che lo porterà a scoprire la verità relativa alla propria infanzia, e il tutto con l’aiuto di un improbabile alleato: la stessa persona che ha ammazzato suo padre. Dopo il loro primo alterco, infatti, Adam è ossessionato da Noah, e vuole aiutarlo a scoprire le risposte che cerca, per quanto oscure possano essere.

I due condividono un’attrazione reciproca, ma nel profondo Noah sa che Adam non è come gli altri ragazzi. Non può amare. Non è nato così. Eppure vede che si rifiuta di lasciarlo, e lui stesso non è sicuro di volere che lo faccia.

Adam riuscirà a dimostrare a Noah che passione, potere e protezione sono altrettanto valide quanto l’amore?

Squilibrato è un frenetico giro sulle montagne russe, un romanzo con lieto fine e senza cliffhanger. I suoi protagonisti sono uno psicopatico possessivo che parla sporco e un dolcissimo ragazzo con una tempra d’acciaio seppure funestata da alcuni problemi relativi alla figura paterna. Troverete violenza gratuita, umorismo molto cupo, abbastanza sensualità da appannare un centinaio di finestrini delle auto, e qualcosa di molto simile all’amore. Questo è il primo libro della serie I Mali Necessari. Ogni libro segue una coppia diversa.

«Mi farai del male?» gli chiese, il tono quasi speranzoso. Adam lo guardò in faccia per un lungo momento. «Probabilmente sì. Ma potrebbe piacerti.» Lui balzò in avanti, sbattendo la bocca sulla sua. Per un secondo Adam restò immobile, poi ammorbidì le labbra e spostò la mano dalla sua guancia per afferrargli il mento e tirarlo giù in modo che potesse insinuarsi in lui scivolandogli dentro con la lingua.

È il primo di una serie che ho trovato molto affascinante, viene introdotta una famiglia di veri e propri psicopatici, che sono stati volutamente selezionati e addestrati da uno scienziato/miliardario. Anziché lasciare allo sbando nel sistema di adozioni bambini con un passato traumatico di abusi e una patologia clinica che potrebbe degenerare se mal gestita, li ha inseriti in un progetto “a beneficio della società”. Ha dato loro regole ferree per tenere a bada impulsi che, crescendo, avrebbero potuto diventare patologici e socialmente poco accettabili, e allo stesso tempo ha convogliato i loro istinti addestrandoli come giustizieri, fornendo loro una missione positiva per la società e per loro stessi.

Una famiglia che chiunque troverebbe mostruosa tranne Noah: vuoi per la sua intelligenza, vuoi perché nella vita ha visto cose tremende e non teme più nulla. 

 

«Immagino di sì,» convenne lei a malincuore. «Povero Noah.» Povero Noah. Noah era forte. Tosto. Chissà come, era riuscito a sopportare cose indicibili e comunque andare avanti con la propria vita con la psiche bene o male intatta, e il tutto senza l’aiuto di nessuno. Niente amici. Niente famiglia. Nessuno. Qualcosa iniziò a prudere nel suo cervello.

Si tratta di un viaggio non tanto nella mente di uno psicopatico quanto nelle sue emozioni e nell’anima, che d’un tratto diventa più tenera e si affeziona a colui che riconosce come “la propria persona”, sfiorando delle percezioni di sentimento che non aveva mai provato prima: attaccamento, possesso, tenerezza, desiderio di prendersi cura, di stare sempre insieme.

È delizioso e curioso addentrarsi nel mondo emotivo e comportamentale di un ragazzo che soffre di questa patologia clinica, dato che normalmente le nostre conoscenze si fermano al concetto: psicopatico = serial killer. 

 

Perché se non lo fai, dovremo dirlo a papà, e non credo che ti piacerà come sceglierà di mettere fine alla questione.» Adam spinse la sedia lontano dal tavolo, facendone raschiare forte le gambe sul pavimento di marmo. «Fa’ pure. Dillo a papà. E già che ci sei, digli questo. Me lo tengo Noah. È mio.» «Non è un giocattolo. È un essere umano,» mormorò Archer.

È vero che Adam, clinicamente classificato come psicopatico, è abile nell’uccidere ma, oltre a un addestramento rigorosamente gerarchico per assicurarsi che i suoi impulsi non vadano alla deriva, suo padre adottivo lo ha educato per poter stare in società in modo sicuro.

Adam è consapevole di avere difficoltà nel provare attaccamento, empatia e senso di colpa, ma la cosa inizia a importargli solo quando incontra una persona a cui tiene davvero. Forse colpito dalla situazione particolare in cui Noah l’ha affrontato, in lui scattano per la prima volta un senso di protezione e un impulso forte e persistente di stargli accanto anche senza fare sesso. 

 

«Sventrerò chiunque proverà anche solo a torcerti un capello.» Noah finse di svenire. «E poi dicono che il romanticismo è morto.»

Anche Noah è affascinato dal carisma dominante di Adam e non si fa intimorire dal suo hobby notturno: è più forte lo shock di dover rivedere l’opinione su suo padre (che scopre essere stato un pedofilo), rispetto a quella di essere affascinato da un giustiziere di mostri. 

Con i ricordi della sua infanzia che vengono sempre più a galla e il suo mondo che si sgretola, Noah ha tante cose da assimilare, ma paradossalmente tra i due ragazzi quello che appare più scombussolato è Adam, colto alla sprovvista da un turbine emotivo senza precedenti.

Eppure, lui affronta i suoi primi sentimenti con onestà intellettuale: non riesce ancora a dare loro un nome ma non li nega, li accetta con stupore; non conosce pudore o condizionamenti che lo portino a considerarli una fragilità. 

 

«Perché le hai detto che sono il tuo ragazzo?» Adam si accigliò. «Perché dirle che sei il figlio di una delle mie vittime di omicidio e che siamo insieme perché, guarda caso, stamattina siamo venuti insieme mi sembrava troppo.» Noah scosse la testa. «Avresti potuto dire amico…» Le sopracciglia di Adam si aggrottarono. «Ma poi avrebbe potuto pensare che tu fossi disponibile.» Il suo cervello si bloccò. «Non lo sono? Disponibile, intendo.» «No.»

Impareremo che anche uno psicopatico ha il suo modo personale di dimostrare affetto o attaccamento o semplicemente un legame forte con una persona che riesce a coinvolgerlo abbastanza da farsi ritenere “suo”, che può assomigliare al senso di possesso, all’ossessione, al bisogno di prendersi cura, al pretendere la sua presenza costante. Tuttavia, questo diverso modo di sentire le cose e di dimostrarle non sempre viene percepito correttamente.

È dolce notare il lato insicuro di Adam nel non sentirsi “normale” a causa della sua patologia. Una difficoltà nel gestire le relazioni che, a dirla tutta, è trasversale anche tra chi per motivi diversi non è pratico di questioni sentimentali. 

 

«Non ho bisogno di conoscere ogni cosa che ti riguarda per sapere che sei quello che voglio.» «Quello che dici non ha senso.» «Col tempo ce l’avrà,» gli assicurò Adam. «Ma se è troppo per te… se io sono troppo per te, lo capisco. Sono… molto.» «Perché vorresti avere una relazione, se non puoi amare qualcuno?» Ancora una volta, Adam rifletté sulla domanda.

Lo stesso Noah ha difficoltà nel capire come comportarsi in una relazione di coppia, ma riuscirà a trovare la chiave per mettersi in sintonia con Adam e per comunicare con lui usando lo stesso codice, grazie al suo particolare modo di essere intuitivo, trasparente, passionale, aperto e alla capacità di leggerlo anche senza le parole. La soluzione, in questo come in tutti i casi, come ben sappiamo, è il dialogo, l’onestà, il sapersi leggere dentro e l’esternare all’altro le nostre aspettative.

La meraviglia di questo romanzo sta nel riuscire a trasmetterci quanto Noah sia una persona speciale fatta apposta per Adam, perché dotata di quelle caratteristiche perfette per lui: non giudica, lo comprende, all’occorrenza sa essere folle a sua volta. È racchiuso in una corazza di tenacia, resilienza e determinazione a combattere le proprie paure, ma sa cedere anche alla fragilità quando ci sono momenti drammatici, rivelando un nucleo vulnerabile e traumatizzato.  

 

Noah ci pensò su. «Non so come si senta Adam. So che non può amarmi, come hai detto tu. Ma io non so nemmeno cosa sia l’amore. È desiderare di essere in compagnia l’uno dell’altro per tutto il tempo? Volersi proteggere a vicenda? Prendersi cura dell’altro a vicenda? Confortarsi a vicenda? La cosa tra me e Adam… Ognuno dice all’altro esattamente quello di cui ha bisogno. Dobbiamo farlo, perché nessuno di noi ha l’istinto necessario per muoversi in un altro modo. Cioè, in che maniera questo è diverso dall’amore? Non sono mai stato amato da nessuno, quindi sono sincero quando dico che non lo so.» 

Il sesso è sporco e brutale, non solo perché usato da Noah per esorcizzare brutti ricordi, ma anche per assecondare la natura dominante di Adam e le sue pulsioni violente. Ma, consapevole del suo disturbo che gli impedisce di essere comprensivo, Adam pone molta attenzione sull’essere rispettoso dei desideri del partner, accertandosi di quello che vuole davvero, ed è capace di calare la maschera dell’uomo rude una volta finito l’atto, mostrandosi tenero e pieno di attenzioni. 

Pur non entrando propriamente nelle dinamiche BDSM, i ragazzi assumono spontaneamente ruoli D/s, facendo propri alcuni elementi che vanno al di là del semplice amplesso selvaggio: il dialogo, l’accordo sulle preferenze e limiti, la cura nell’aftercare.

L’aspetto più soddisfacente è stato entrare nella personalità dei ragazzi, affondare le dita nei loro bisogni e poi accorgerci di come si incastrano l’uno con l’altro nelle preferenze complementari.

 

«Più forte,» chiese. Lui non gli domandò se ne fosse sicuro. Quella era la peculiarità di Noah: sapeva esattamente quello che voleva e non aveva problemi a chiederlo. Quindi lo schiaffeggiò più forte; lo sbem del suo palmo riecheggiò in tutta la cabina,

Si tratta di una storia molto bollente, perché tra le espressioni di attaccamento di Adam c’è anche una forte attrazione sessuale, ma a questo si abbina una trama gialla molto interessante, che prende il via quando Noah inizia a ricordare eventi del suo passato che aveva chiuso in un angolo della mente per proteggersi dal dolore. Si mette in moto per cercare di portare alla luce una rete di pedofili e stanarli, per avere vendetta e giustizia. Una missione impegnativa, ma cosa c’è di meglio che avere un partner serial killer? Forse poterne disporre di un’intera famiglia! Certo è che il loro aiuto non è affatto scontato; Noah sa troppo sugli omicidi di Adam e dei suoi fratelli psicopatici, e loro potrebbero decidere che non vale la pena correre il rischio di tenerlo in vita.

 

«Cosa?» gli chiese lui. «Te lo ricordi?» Noah fece un cenno secco, la voce tremula. «Era lì. In uniforme. Mio padre diceva che se non mi fossi comportato bene l’agente Paul mi avrebbe portato in prigione.» La rabbia di Adam era un essere vivente che gli respirava dentro, un lupo che camminava nella propria gabbia alla ricerca di un posto dove dirigere la furia da cui era animato.

Una famiglia di giustizieri resi speciali dalla loro patologia clinica e dal modo particolare di vedere il mondo, privo di troppi colori emotivi. Ognuno a modo proprio, tutti questi ragazzi sono traumatizzati da un’infanzia troppo brutta per essere raccontata, ma ognuno ha reagito in modo differente, trovando nell’opportunità offerta dal padre adottivo un proprio significato per una vita felice. Immagino che i fratelli saranno i protagonisti dei prossimi episodi della serie e onestamente non vedo l’ora!

 

«Non posso rimediare a quello che ho fatto se non so cos’è. Per favore, dimmelo.» Noah aprì la bocca e la chiuse, deglutendo udibilmente, poi scosse la testa, come se stesse combattendo contro se stesso. «Non potrai mai amarmi,» ammise. Oh. Quello. Adam allungò la mano e prese la sua. «Non so cosa si provi ad amare. Non so cosa significhino empatia o senso di colpa. Ma so questo: voglio scoparti, combattere con te, combattere per te, fare pace con te, pomiciare con te e mangiare cibo greco nudo con te. È abbastanza?» Noah sbatté le palpebre prima di distogliere lo sguardo. «Sì. Sì, è abbastanza.»

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