Recensione: Serie Tre minuti di me di Antonella Senese
Da quando una terribile tragedia le ha strappato la sua famiglia, la pianista e promessa della musica Amie ha abbandonato la sua più grande passione, vivendo nel senso di colpa e chiudendosi in se stessa e nel suo silenzio.
Adam è in continua lotta con il suo lato oscuro. La sua musica è tutto ciò che gli resta e solo in essa riesce a trovare una valvola di sfogo alla sua rabbia, un modo per non lasciare che questa prenda il sopravvento. L’incontro fra i due è qualcosa d’inspiegabile e d’irrazionale: l’amore arriva, impetuoso, passionale e incontrollabile. Amie e Adam non riusciranno a sottrarsi al forte legame che spinge l’una verso l’altro, un legame fatto di note e di sentimenti contrastanti, che li porteranno a fare i conti con il loro passato.
Riuscirà l’amore a renderli liberi?
La serie completa:
Tre minuti di me #1
Tre minuti solo per me #2
- I miei tre minuti per te #3
Era un giorno malinconico, avevo voglia di staccare la spina, e mi sono buttata su uno di quei libri che sono del mio periodo blues: dolcissimo, molto intimista, il cattivo ragazzo che si tramuta in un amante appassionato. Ho trovato questo libro, il quale unisce ad una bella storia una colonna sonora (alcune canzoni sono state addirittura composte appositamente per il libro), e me ne sono innamorata.
Adam e Jess, due adolescenti dell’alta società, si ribellano alla prospettiva di seguire le orme già scritte per loro e lasciano le rispettive famiglie (con cui sono in cattivi rapporti, per motivi differenti) per iscriversi alla facoltà di musica e suonare in una rock band.
Amie e Jenn, sua cugina, frequentano la stessa università. Anche loro hanno problemi alle spalle. Nel primo libro si affrontano quelli di Amie, che ha perso i genitori pochi mesi prima in un modo traumatico. Amie e Adam si riconoscono nello stesso dolore e nello stesso senso di colpa, e si innamorano. Ci sono un paio di tira e molla tipici degli amori adolescenziali, perfettamente giustificati dagli stati d’insicurezza dei due ragazzi, e alla fine.. beh, non so se posso dire il finale.
Non sono riuscita a staccarmi alla fine del primo e non ho neppure alzato gli occhi prima di scaricare il secondo.
Certo, a lungo andare questo stile molto riflessivo rallenta la trama. E non aiuta che, soprattutto nel secondo libro, i punti di vista alternati rivivano in parte gli stessi momenti. Ma non mi ha dato molto da fare, e mi sono bevuta pure quello.
La storia si infittisce, perché entra in gioco anche Jess, altro cattivo ragazzo, altro musicista. Un eterno secondo, che è rimasto a guardare i suoi amici prendersi e mollarsi, nonostante fosse cotto di Amie già dai mesi antecedenti. Tanto tanto amore e molta confusione nelle proprie emozioni.
Credo che il pregio di questi libri sia quello dell’onestà, di saper entrare nella mente incasinata di ragazzi che si trovano a dover ancora decidere delle proprie vite. Io che ho passato quell’età da parecchio, fatico a mettermi nei panni di chi ha tutta la vita davanti, tutte le opportunità ancora da scoprire. Per me sarebbe facile scegliere tra amore, carriera, scoprire il mondo. Io ho già imboccato la mia strada (beh, si fa per dire…), ma un ragazzo, beh, trovo normale che non voglia rinunciare a scoprire chi è, prima di legarsi e di accasarsi. Quindi il secondo libro non mi ha scandalizzata, non mi ha fatta arrabbiare come qualche lettrice ha scritto nella propria recensione.
E poi, ovviamente volevo sapere come sarebbe andata a finire, quindi ho fatto la notte in bianco e mi sono buttata sul terzo, che passa ai problemi esistenziali di Jess e di Jenn.
Forse è colpa mia: mi sono sparata tutta la trilogia in 24 ore, e così non ho avvertito lo stacco tra un libro e l’altro. Tuttavia non sono d’accordo sulla scelta dell’autrice di destinare la prima metà del terzo libro a un riassunto dei primi due (sotto altri punti di vista, certo, ma si tratta pure sempre di una ripetizione. Mi è parso di rivedere un film con il Flash Forward).
Il terzo libro mi ha lasciata parecchio perplessa: succede davvero poco, e allo stesso tempo, è tutto accelerato. Rimane la tendenza allo stile riflessivo, per cui continuiamo a seguire la storia attraverso i pensieri dei personaggi, rivivendo le situazioni più volte e da più punti di vista (anche se ormai abbiamo capito qual è il loro). Parole d’amore che abbiamo sentito in tutte le salse vengono destinate a un personaggio o all’altro senza più differenza, e per quanto riguarda la trama, poi, l’ho trovata un po’ forzata. È un libro che vuole trovare la quadra per tutti e quattro i personaggi, quando forse sarebbe stato sufficiente lasciargli vivere la loro vita e aprirli verso il futuro.
Insomma, alla fine, quello che mi ha tanto attratto nel primo libro mi è venuto a stancare nel terzo. Quello che consiglio è di non berseli tutti insieme. Non sono certa che il terzo sia così noioso come l’ho visto io: forse ho solo fatto indigestione.
Quindi lo consiglio? Sì, se piace lo stile intimista lo consiglio eccome. Magari a piccole dosi.
Qualche assaggio:
“È entrato e basta, si è seduto sui gradini della mia anima e l’ha accarezzata fino a farmi smettere di piangere, fino a farmi intravvedere uno spiraglio sul mio futuro. Sul nostro futuro, insieme.”
“Le persone non si appartengono, le persone si scelgono, o meglio, è il cuore a scegliere.”
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