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Recensione: Questo sangue che impasta la terra – Serie: Maresciallo Benedetto Santovito di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli

Titolo: Questo sangue che impasta la terra
Autrice: Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli
Serie: Maresciallo Benedetto Santovito
Editore: Giunti Editori
Genere: Giallo
Uscita: 09 Marzo 2022

Appennino emiliano, 1970. Un ragazzo e una ragazza corrono nel bosco: indossano eskimo e clarks, hanno una macchina fotografica e un mitra. A inseguirli, uomini armati di Kalashnikov. Nella quiete della Ca’ Rossa, l’ex maresciallo Santovito sente delle raffiche di mitra. Non è la prima volta che accade sul monte Spungone, e ultimamente la pace di quei luoghi è turbata da altri strani accadimenti. Inoltre Santovito è sicuro che qualcuno lo stia spiando da tempo. Forse è Sotgiu, un pastore sardo che vive con il suo gregge in un rudere isolato. Oppure potrebbe essere Santissimo, un vecchio alcolizzato col vizio di molestare le donne che incontra. Mentre sopraggiunge la notte, una jeep militare appartenuta ai soldati americani durante la Seconda guerra mondiale si ferma davanti all’ospedale del paese, scarica un uomo gravemente ferito e riparte a tutta velocità. Il malcapitato muore poco dopo senza che si sappia niente di lui. Non ha documenti addosso, solo una tuta mimetica e pesanti stivali da parà. Pur essendo in pensione, Santovito si sente in dovere di indagare, per scoprire se tra i due avvenimenti possa esserci un legame.

Care Fenici, è per me un sommo piacere recensire due degli autori italiani che prediligo. Si tratta di una ristampa e il suo protagonista è il Maresciallo Santovito, nato a Castellabate, ma per lavoro finito a Mazzacane, impervio paesino dell’Appennino che l’ha rapito e da cui non è riuscito più ad andarsene.

Questa serie scritta a quattro mani è sicuramente una di quelle che amo di più. Sarà per quel sapore di antico che porta con sé. O forse per il nostos (termine di origine greca che sta a indicare la nostalgia) che impregna ogni pagina senza mai abbandonarsi alla malinconia ma restituendo sapori d’infanzia che ti portano a foto ingiallite e a ripensare ai tempi che furono dei nostri nonni.

La storia è ambientata negli anni ’70, in parte anche nella Bologna della lotta armata e delle proteste di piazza, un periodo in cui la ferita della Seconda guerra mondiale è ancora fresca, ma in cui nuove generazioni vivono il sogno del cambiamento sotto la spinta di una ripresa economica.

Santovito sta nel suo paesino, in pensione, anche se sembra che solo lui sappia del suo pensionamento, tanto che per tutti è il Maresciallo, con buona pace del povero Garbin relegato ormai al ruolo di secondo. Lì, su quei monti conduce la sua esistenza, sebbene non riesca a capire la gente e dalla quale gli risulti impossibile farsi capire.

Mentre nuove raffiche di mitra si odono sui monti e misteriosi morti coinvolgono alcuni giovani di paese e di Bologna, Santovito si troverà suo malgrado coinvolto in una sporca guerra fra le forze eversive e quelle dello Stato.

Santovito, alla luce dei fatti: due ragazzi inseguiti in un bosco da uomini armati di Kalashnikov; qualcuno che nell’ombra lo spia incessantemente; un uomo morente senza alcun documento, comincerà a investigare. Quale mistero si cela dietro gli ultimi accadimenti che hanno coinvolto il paese?

Intorno a a lui vi sono figure secondarie sempre magistralmente rese, come il sardo Sotgiu, l’infermiera Domenica e gli immancabili rappresentanti della Benemerita, eroici talvolta nella loro disarmante ingenuità.

Un giallo, una storia noir, ricco di suspense con una trama ben articolata si snoda in un’ambientazione tutta italiana ricca di descrizioni caratterizzate da una scrittura fluida oltre a una narrazione incalzante.

Un libro che va letto, va amato e va respirato. Un romanzo in cui immergersi, dove ogni parola è posta con grande attenzione alla sinfonia finale, dove ogni personaggio stimola riflessioni e sorrisi e l’ambiente finisce per divenire nostalgicamente familiare. Pieno di misteri e segreti così cari alle realtà dei piccoli paesi.

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