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Recensione: Parallel – Serie: The Parallel Series #1 di Elle O’Roark

 

Titolo: Parallel

Serie: The Parallel Series #1

Autore: Elle O’Roark

Editore: Triskell

Genere: paranormal, time travel

Target: +14

Data di pubblicazione: 10 febbraio 2023

  • Parallel
  • Intersect
  • Across Time
  • Across Eternity

 

Lo ha incontrato per la prima volta in un sogno. E ora, settimane prima di sposare un altro, lui è apparso nella vita reale.

Ho passato una vita intera a nascondere le mie abilità, tutte le cose che so. Fino al giorno in cui Nick Reilly, l’uomo che sogno ogni notte da che ne ho memoria, è entrato nella mia stanza d’ospedale.
So tutto di lui, come se avessimo passato la vita insieme, e so di amarlo in un modo in cui non ho mai amato nessuno… incluso il mio fidanzato.
Volete sapere cosa c’è di ancora più strano? Anche Nick mi ha sognata.

Lavorare con lui per risolvere un enigma potrebbe salvarmi o distruggerci definitivamente.
Proprio come è accaduto in passato.

 

 

Attenzione, non è autoconclusivo!!! (Ehi, a voi che potete: sarebbe carino ci fosse indicazione quando un libro fa parte di una dilogia, trilogia o chissà quante altre -gia, se non altro per sapere per quanto tempo dovremo tenere il fiato sospeso). Ma ecco la recensione.

 

Andando alla metro recupero le medicine, giocherellandoci e rigirandomele in mano sulla via verso casa. Non voglio prenderle. Mi sono vista innamorarmi di Nick, sposarlo. È come una serie TV avvincente che finisce con un cliffhanger, e voglio disperatamente sapere cosa succede dopo. A ogni sogno mi innamoro di più ed è ben più grave ora che so che esiste davvero.

Parallel è una lettura dal forte significato metaforico. L’attenzione è incentrata prevalentemente sul percorso di crescita delle protagoniste, mentre la storia d’amore è a cottura molto lenta (speriamo di vedere più succo nel prossimo volume).

Quinn è una donna comune che si ritrova a subire la vita, un compromesso dopo l’altro: con un lavoro che non ama, in procinto di sposare un uomo semplicemente “ok” ma non “super”, rassegnata a non realizzare mai i sogni nel cassetto. È la tipica ragazza piena di sensi di colpa che altri hanno innestato in lei e su cui fanno leva per ammansirla e manipolarla, emotivamente o economicamente.

Sta insomma vivendo una vita da “piano B”, ma fatica a rendersene conto, e soprattutto non ha la forza di ammettere che non le basta. La prima missione del romanzo, quindi, è esplorare il percorso volto a farla sbocciare. 

 

«Tutto qui? Ti ha solo baciata?» Riesco a sorridere. Solo Caroline può rimanere delusa perché non ho fatto abbastanza corna. «Ho ricambiato il bacio, e… non lo so.» La mia voce incespica. «Non so più cosa sto facendo.» «Quinn,» geme, «ti serve un’insegna al neon? O forse deve scendere Dio dal paradiso e parlarti direttamente? Che tu non voglia sposare Jeff è chiaro a tutti, tranne che a te e tua madre.»

Mentre dorme Quinn fa dei sogni molto realistici in cui è realizzata e ha al suo fianco una persona che crede in lei, la ama davvero e pone la sua felicità al primo posto. Sogna una vita nella quale la coppia non è sacrificio ma gioia, passione, condivisione, comprensione. Eppure queste immagini così realistiche la innervosiscono: la prima reazione è la negazione, voler bloccare quelle visioni che tentano di aprirle gli occhi sul suo stato attuale così privo di brillantezza. È chiaro che per lei sia faticoso riconoscere di aver sbagliato tutto finora, ma non è solo questo: il suo coraggio di sognare, di prendersi quello che vuole è del tutto intorpidito, a causa anche delle pressioni delle persone che le stanno accanto.

 

Sbatte in fretta le palpebre come se cercasse di non piangere. «Voglio che smetta, Nick. Che qualcuno lo fermi. Anche se il tumore dovesse uccidermi… non voglio più stare così.» «Perché?» chiedo con più durezza di quanto volessi. I suoi occhi sono così tormentati che fatico a sostenere il suo sguardo. «Perché mi sveglio e mi sembra che tutto ciò che ho sognato di Londra sia accaduto davvero, e lo voglio più della mia stessa vita. Peccato che la mia vita sia tutto ciò che ho, e devo essere felice di com’è.» No, non devi. Potresti essere con me.

Come abbiamo capito, Quinn non è la classica eroina da romance dotata di forza, determinazione e impulsività. Basterebbe che iniziasse a fare scelte diverse (in particolare del fidanzato), che dicesse qualche NO e mettesse i propri bisogni al primo posto, per sentirsi meno impotente e potersi avvicinare a questa vita alternativa ideale che vive in modo così realistico mentre dorme.

Notare la testardaggine con cui Quinn si nega la felicità che sarebbe alla sua portata è drammatico, triste, è un peccato e ci fa arrabbiare… perché ci fa riflettere sul modo in cui solitamente ci comportiamo: questo senso di tradimento e frustrazione è quello che dovremmo provare tutti noi quando, nella nostra vita, ci accontentiamo di meno di quello che meriteremmo.

Ma questo coraggio che manca è molto “umano”: siamo spesso imbrigliati in una vita che non ci piace, pur vedendo quella che desideriamo poco più in là… se la percepissimo come raggiungibile, faremmo davvero questo salto per cambiare tutto e prenderci quello che vogliamo? O ci faremmo ammansire dai sensi di colpa, dal vittimismo, dalla paura, dalle opinioni altrui, dalle aspettative dei nostri cari?

 

«Probabilmente no,» dico piano. «Ma se ho solo pochi anni da vivere ha davvero importanza prendere quella laurea?» «Forse non sono solo pochi anni, ma a questa domanda puoi rispondere solo tu: ha davvero importanza?» Guardo fuori dal finestrino verso la fitta foresta, così vicina da poterla quasi toccare. Ha importanza? La parte pratica di me dice di no. Ma c’è un’altra voce dentro di me, selvaggia e carica di speranza. E grida che sì, cazzo. Lo voglio. Voglio la vita che ho sognato, anche se non concluderò niente.

Oltre a questo fortissimo messaggio sul significato della vita c’è la storia romance. Quinn e Nick si riconoscono a pelle, pur non essendosi mai visti, e hanno dei ricordi in comune che si riferiscono a fatti che non si sono mai verificati: quelli che li vedono come una coppia stabile, a diverse età e in diversi luoghi geografici sono sogni, ma molto tangibili e ricchi di testimonianze veritiere. Questa inspiegabile attrazione li spinge ad avvicinarsi sempre più, a fidarsi l’uno dell’altra, a passare più tempo insieme, eppure non realizzano la loro storia d’amore per molto tempo, per rispetto ai loro fidanzati, passando tutto il romanzo a guardarsi da lontano, negarsi, sentirsi attratti e scoprire la sintonia che scorre tra loro. La trama romance prende davvero il volo solo sul finale, lasciando un ampio spazio al prossimo libro.

 

Era la nostra prima volta insieme. Qualcosa che aspettavamo da anni. Diverso rispetto a Londra, quando avevamo a stento perso tempo per andare al sodo, visto quanto in fretta ci eravamo sposati. Non so quante vite abbia vissuto con lui, ma mi sembra ingiusto non poter vivere anche questa.

E infine c’è l’enigma da scoprire: perché Quinn ha questi sogni così tanto simili a ricordi? Cosa significano? Sono legati, e come, alla sua salute? Anche questo filone cresce molto lentamente, soprattutto perché i protagonisti non sono molto proattivi, non hanno una gran determinazione nel voler scoprire di più e approfondire gli indizi che scoprono via via. Le vicende che portano Quinn a sognare ricordi sono strettamente legate al fatto che lei abbia un tumore al cervello, ma non è chiaro come le due cose si influenzino, quale sia la causa o l’effetto.

Durante il percorso i ragazzi incontrano delle persone che svelano loro alcune pillole che possono aiutare a ricostruire l’enigma, tuttavia loro si preoccupano molto di più degli aspetti sanitari e sentimentali, che affiancano la faticosa rinascita della consapevolezza di Quinn sul proprio valore. Per questo le briciole che potrebbero aiutare non solo a fare luce sulla questione, ma forse anche a trovare una soluzione per la malattia vengono in pratica lasciate cadere nel nulla, o meglio nella mente del lettore, che tenta di ricostruire possibili ipotesi che possano spiegare il mistero.

 

«Ho lasciato Meg quando siamo tornati da Baltimora,» mi dice cancellando la distanza che ho posto tra di noi. «Perché voglio provare ciò che provo quando sono con te, e non mi accontenterò di niente di meno. Dovresti fare lo stesso.» […] Gli dico che lo farò, ma sospetto sia una menzogna. Perché non ho bisogno di pensarci, e non dipende da quanto sia grande ciò che mi chiede. Ciò che mi impedisce di prendermi quello che bramo da tanto tempo è una verità che sembro conoscere da sempre, che mi è stata dimostrata da bambina: dentro di me c’è qualcosa di pericoloso, e se amassi troppo qualcuno potrebbe uscire allo scoperto.

La chiave del romanzo è considerare questi sogni come veri e propri ricordi. La realtà parallela non è un’illusione notturna, ma una vita “potenziale” realmente vissuta da un’altra versione di Quinn, di noi, qualcosa che è davvero successo: come ci comporteremmo se sapessimo che la versione migliore di noi esiste e che i nostri sogni si sono davvero realizzati in un’altra linea temporale? 

Saremmo disposti a lottare di più per raggiungerli, per riportarci sulla vita che desideriamo? 

Quanto cambierebbe la nostra vita se ci credessimo davvero, al fatto che il nostro destino è una vita meravigliosa e felice? 

Quanti più rischi e ostacoli saremmo disposti ad accettare per diventare chi vogliamo, se sapessimo che in un’altra vita l’abbiamo già fatto? 

E quante persone ammazza-sogni riusciremmo a lasciar andare, perché la vita è troppo corta per curarsi di loro?

 

«Penso sia così difficile perché ci sembra di aver aspettato per un’eternità. È come se per tutta la vita io abbia sentito la tua mancanza e ti abbia voluto, in un certo senso.» Sì. È così. Una parte di me, quella che esisteva in un’altra vita con lei, ha aspettato anni per arrivare qui. Sono come un uomo che è stato privato troppo a lungo dell’acqua. Quando può finalmente bere, vuole farlo fino ad annegare.

 

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