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Recensione: Lo sceicco di Connie Mason

 

 

Titolo: Lo sceicco
Autore: Connie Mason
Collana: Gli introvabili
Genere: Romance storico
Casa editrice: I romanzi mondadori
Data di uscita: 4 Dicembre 2021

Care Fenici, ogni tanto mi chiedo se io abbia il radar per le fregature e di sicuro ho un po’ di sfiga. Il romanzo in questione è una riedizione del 2006, la trama è intrigante ma fin troppo sviluppata dimenticando alcuni dettagli per strada, o meglio, nel deserto. Presumo che l’ambientazione storica sia attorno al 1800 ma non ne sono certa, la mia è pura e semplice speculazione. La storia tocca temi importanti come il rapimento e vendita di giovani donne, purtroppo la visione è sempre maschile e, per i tempi che corrono oggi, fin troppo sessista per me.

Andiamo al sodo. Lo sceicco Jamal è ricco, bello e un abile stratega. Figlio di due mondi: marocchino il padre e inglese la madre – abbiate pietà di me ma qui ho storto parecchio il naso. La madre, a suo tempo, venne catturata e sedotta dal padre di Jamal, e alla morte del compagno tornò a Londra, come niente fosse, rientrando in seno alla famiglia nobile del Conte di Lanford. Tutto viene visto in modo normale, il che a quei tempi lo era; ma se mi dite che una donna era felice e appagata da una situazione simile, vi rido in faccia!

Tornando a Jamal – vi ricordo che è descritto come un dio in terra in quanto a bellezza – dopo essere tornato dall’Inghilterra con un ricco bottino a seguito di depredazioni di velieri spagnoli, viene convocato dal sultano per rintracciare e uccidere un capo berbero che attacca le carovane. Lo sceicco non riesce nell’intento di uccidere l’uomo, ma cattura la figlia, la principessa Zara.

Zara è una ragazza indomita, bella ma più che altro una guerriera, o almeno così viene descritta. Per me, invece, sembrava più una ragazzetta viziata priva di qualsiasi arguzia o almeno senso pratico. Sta di fatto che per salvarla dai piani crudeli del sultano, Jamal ne fa la sua schiava portandola nella sua oasi chiamata Paradiso. Sorvolando sul nome privo di qualsiasi fantasia, la ragazza è un’esca perfetta per attirare la sua gente e allo stesso tempo un valido passatempo da assaporare. Figuriamoci se la giovane accetta, anzi fa di tutto per irretire il “padrone”, che, però, non vuole costringerla a giacere con lui. Le cose cambieranno una volta catturato il padre di lei.

Vi ho incuriosito? C’è da dire che il romanzo si fa interessante quando parla degli usi e costumi del popolo arabo, soprattutto degli harem, anche se non posso non chiedermi come una persona intelligente, quale è Jamal, si sia potuta attorniare di tre concubine oche stupide come poche. Sta di fatto che i rituali del tè, i bagni, le piscine e anche la depilazione non guastano alla lettura… ma finisce qui, il resto è assurdo, per non parlare della rocambolesca fuga in Inghilterra, entrando di botto in un Regency che non mi aspettavo affatto. Personalmente ho trovato divertente e intrigante il personaggio maschile, anche se il suo modo di chiamare Zara “mia piccola Virago” mi urtava parecchio. Detto questo vi auguro buona lettura, ma vi consiglio di puntare altrove il vostro interesse.

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