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Recensione: Liberi come il vento di Rita Nardi

Titolo: Liberi come il vento

Autore: Rita Nardi

Genere: Romance

Editore: Garzanti

Data di pubblicazione: 26 Marzo 2024

Età di lettura consigliata: +16

La serie è composta da:

  • Liberi come la neve #1
  • Liberi come il vento #2 (autoconclusivo) 

SECONDO UN’ANTICA LEGGENDA
DELLA TRIBÙ NAVAJO, L’ARRIVO
DI UNA PIUMA GRIGIA PORTATA
DAL VENTO ANNUNCIA UN GRANDE
CAMBIAMENTO ALL’ORIZZONTE.

Quando il vento del nord porta con sé una piuma d’aquila grigia, un grande cambiamento sta per arrivare: questa è la leggenda che gli antenati di Hurst Paytah tramandano da generazioni. Lui non ci ha mai creduto, perché il suo destino è stato stabilito sin da piccolo. Da orfano indesiderato perché solo per metà nativo, è riuscito a conquistare la fiducia della tribù ed è stato scelto per diventare capo. Hurst, però, è solo un ragazzo, e si sente inadatto a comandare perché è tutto fuorché calmo e razionale. Per fortuna c’è Nive che, con i suoi timidi sorrisi e i suoi guanti rossi, gli ha mostrato che la gentilezza può sciogliere anche il ghiaccio più duro e che si può essere completi anche quando ci si sente a metà. Eppure, ora che lei è lontana per studiare al college, Hurst si sente sempre più insicuro e il vecchio dubbio di non essere all’altezza lo tormenta. Come se non bastasse, sul suo comodino compare all’improvviso una piuma d’aquila grigia. Mentre ne osserva i riflessi, si sente invadere dalla paura: forse il destino suo e di Nive non è di restare legati per tutta la vita; forse basterà una folata di vento per distruggerli. Ora Hurst deve scoprire che solo chi affronta la vertigine ha la forza per spiccare il volo.
Rita Nardi, un’autrice che scala le classifiche, ha regalato ai suoi lettori il libro che stavano aspettando. Tornano gli amatissimi personaggi di Liberi come la neve, un successo da oltre 50.000 copie vendute. Questa volta a raccontare la storia sarà il protagonista maschile, Hurst, alle prese con le responsabilità di capotribù e con la dolorosa lontananza di Nive. Seguendo i suoi passi, impareremo a non avere paura del cambiamento. Perché la vita è imprevedibile, ma se abbiamo accanto le persone giuste ogni svolta può diventare crescita e speranza.

 

 

«Il destino è un sentimento imposto dal caso ma l’amore è un cammino percorso per scelta.» DA UN MITO DELLA TRIBÚ CHEYENNE

Liberi come il vento è poesia pura.
Non conoscevo Rita Nardi, tanto che sono partita direttamente a leggere questo libro, a mio avviso autoconclusivo, che mi ha però sprigionato la curiosità di approfondire eventi e sentimenti di certo emersi nel primo volume della serie.
Una storia semplice, in cui il protagonista Hurst Paytah, discendente e futuro capo della tribù Navajo, si ritroverà ad assumersi le responsabilità necessarie per guidare il suo popolo. È nato, cresciuto ed è stato educato per questo compito. Non può cederlo a nessuno, non può condividere dubbi, perplessità, paure e angosce perché tutti hanno grandi aspettative, le stesse che lui non vuole deludere.

«Allora cos’è che ti spaventa?»
«L’ignoto, Nascha. L’ignoto ha sempre intimorito gli uomini, anche i più potenti. Sappiamo chi siamo oggi, ma temiamo chi diventeremo domani. Perciò dobbiamo essere pronti al cambiamento, qualunque esso sia.»

Come nelle più classiche delle favole Hurst ha un piccolo difetto: il suo sangue appartiene al popolo Navajo solo per metà. Suo padre sarebbe dovuto diventare il capo, ma scelse per sé una compagna “estranea” a loro, e andò incontro a un fausto destino.
Nonostante ciò, Hurst ha conquistato la fiducia di chi lo circonda e la discriminazione verso di lui non ha attecchito.

Perché io, Ocunnowhurst Paytah, sono sempre stato il ragazzo a metà. Figlio di un nativo americano destinato a diventare capo della sua tribù e di una donna bianca, ho vissuto la mia vita a cavallo tra due mondi: quello navajo e quello estraneo alla tribù, e non mi sono mai sentito fino in fondo parte di nessuno dei due.

La storia è ambientata a Moongrove, il Bosco della Luna, un luogo incantato che trasmette pace e pagine di vissuti, immerso nelle leggende e tradizioni dei popoli nativi che lo hanno abitato. Il lettore si immerge piacevolmente in una realtà suggestiva mentre si intervallano momenti onirici dati da sogni premonitori che incalzano le notti, talvolta turbolente, di Hurst e i momenti di incertezza che seguono. L’autrice è stata magistrale nel creare la giusta miscela di colori tra la suspense degli accadimenti che tiene incollata alle pagine e il turbinio di emozioni e riflessioni che rallentano la narrazione, spesso ripresa più volte per non perdere il filo narrativo.
Tutto è incentrato sul nostro protagonista, con miriadi di sfaccettature dal sembrare un insicuro per dimostrarsi poi un capo perfetto, alla sua evoluzione dopo anni passati nella rabbia e nel dolore per le ingiustizie che il destino gli ha inflitto, fino alla sua leggerezza con Nive. Ma vi sono anche altre figure di sfondo meravigliose.
Nive è una di queste, colei che lo ha illuminato, ha aperto i suoi occhi e il suo cuore alla vita e, sebbene sia lontana, non vi è distanza che possa ostacolare la loro traiettoria di vita.
Ho amato profondamente l’animo innocente di questa donna, il suo essere sopra le righe e nello stesso momento non crollare mai al fianco di Hurst. Lui che se in certi istanti può sembrare un uomo forte, ha dentro di sé quel bambino che chiede solo un abbraccio per superare la morte prematura dei genitori, quella carezza che Joe, lo zio Joe, il suo tutore legale non è riuscito a donargli perché è come lui, all’apparenza duro e implacabile, ma nell’animo fragile e insicuro, costretto a una vita che non doveva essere la sua.
La storia d’amore è delicata e piena di pathos, sia quella che racconta l’amore tra i due giovani, sia quella che circonda la famiglia Paynah. Perché quest’opera è un inno alla famiglia, alla sua importanza e a quanto incida sullo sviluppo emotivo di ogni essere vivente. L’empatia porta a vivere e rivivere le sensazioni dei personaggi; anche il lettore meno predisposto, credo, ne rimarrà sopraffatto.
Un libro bellissimo, da godersi in ogni suo aspetto. Sin dalle leggende raccontate, i piccoli accenni sulla cultura dei nativi a inizio capitolo sono una coccola per tutti. Vi è sicuramente un grande studio alla base di Rita Nardi per essere riuscita a creare questa magia e il fatto che sia un’autrice italiana non può che riempirci di orgoglio.
Un romanzo delicato che mi è rimasto nel cuore.

❤️: sentimenti e pathos alimentano un’atmosfera surreale in cui vengono reinterpretate tutte le emozioni del genere umano
  💧: l’empatia sprigiona momenti di commozione
Voto

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