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Recensione: La vertigine del lieto fine di Priscilla Plate

Titolo: La vertigine del lieto fine

Autore: Priscilla Plate

Editore: Self Publishing

Genere principale: Chicklit, romance, humor

Pagine: 236 ca.

Data di pubblicazione: 3 giugno 2021

Per Adele, avvocatessa in erba, è giunto il momento della svolta. Stanca di nutrirsi di illusioni e stupide teorie sull’amore, ha finalmente accettato di non essere corrisposta dall’uomo che le ha spezzato il cuore, il collega meschino e scroccone che l’ha sedotta per tornaconto. Lui sta per sposare la figlia del capo, mentre lei è affetta dai mali peggiori: avere trent’anni, nessun uomo all’orizzonte e portare la taglia 46.
Tuttavia, il destino ha in serbo parecchie sorprese – o scherzi – come in ogni favola che si rispetti. Niente mele al cianuro o baci a bestie pelose, dovrà soltanto volare a Praga, perorare la causa dell’illustre famiglia di imprenditori di diamanti, rischiare di precipitare dal quarto piano di una suite d’albergo, presenziare alla serata di gala, cavalcare un’indomita giumenta e sguazzare nel fango. In palio, il principe azzurro dei suoi sogni: un misterioso straniero dalla chioma bionda e fluente e dagli occhi di ghiaccio. Peccato ci sia un’unica regola da tenere a mente: mai mischiare cuore e affari.

Di solito i complimenti li riservo alla fine ma non posso far altro che iniziare con: adoro questo romanzo e bravissima Priscilla Plate.

Non capitano spesso libri di questo genere in grado di regalarti sorrisi e risate dall’inizio alla fine, con personaggi così veri e autentici che sembra quasi di vederli in un film.

Come ci svela la sinossi, Adele è un’avvocatessa a inizio carriera e possiede un bel potenziale, è talmente in gamba che il suo capo decide di affidarle una delle cause più importanti dello studio: il caso Kaloskij. Purtroppo dovrà fare coppia con Giorgio, con cui intrattiene una storia clandestina, dato che il “bel fustacchione” è il futuro sposo della figlia del capo. Insomma la nostra eroina, sì avete capito bene, Adele è un’eroina, perché lei è una di noi con mille difetti e contraddizioni e soprattutto ha una 46 e mangia i carboidrati e vaffanculo insalatina, finalmente riuscirà a mettere al suo posto Giorgio scroccone. Peccato che il nostro Don Giovanni, durante la trasferta a Praga, tenterà il suo ultimo approccio, al quale la nostra donzella tutta curve cederà, ma l’imprevisto è dietro l’angolo, anzi in un balcone in cui si darà alla fuga per non farsi beccare dal fedigrafo in compagnia della futura moglie. Quanto ho riso in questa scena, soprattutto è comparso lui: Oskar.

“Avverto un rumore sopra di me, alzo lo sguardo e non credo ai miei occhi.

Questo sconosciuto o fa l’acrobata al circo oppure è uno scalatore

professionista, perché sta scendendo dal suo balcone

arrampicandosi a una tubatura con un’eccezionale agilità.” (Tratto dal libro)

 L’alchimia tra i due scatta subito nonostante la situazione di pericolo, non sto scherzando, Adele ha rischiato di cadere giù, per fortuna è arrivato l’acrobata Oskar chioma fluente. Non so perché mi è venuta alla mente l’immagine di Brock O’Hurn, ma più caruccio sinceramente. Mo le fan di Brockuccio sono pronte a seppellirmi viva.

L’aiuto del bell’Oskar, però, non si limita solo a questo, infatti una situazione rocambolesca lo farà passare agli occhi increduli di Giorgio, del capo e della figlia del capo (sembra un sciogli lingua) come il nuovo compagno di Adele. Inoltre l’aitante giovanotto è in qualche modo collegato alla famiglia Kaloskij e sarà fondamentale anche in questa faccenda, infatti è il figlio del signor Kaloskij Junior, sebbene ad Adele dica di essere lo stalliere. Inoltre lui è da sempre incuriosito da questa ragazza, sin da quando era bambina, grazie ai racconti della madre della giovane, avvocato anche lei, che seguiva gli interessi della famiglia Kaloskij fino alla sua morte. E Oskar ha davvero fatto di tutto affinché Adele potesse prendere il posto di sua madre nel curare gli affari della sua famiglia. Il nostro protagonista riuscirà a conquistare poco per volta, tra una frecciatina e l’altra, il cuore della mitica avvocatessa.

“Si avvicina pericoloso e mi costringe contro la parete. Sempre

la stessa storia: il suo corpo vicinissimo al mio, le sue mani che mi

accarezzano, la sua bocca che mi sfiora.”

 

«Impazzirò, se non ti lasci guardare. Sei

bellissima e voglio scoprirti.»

Poi, con un tocco, sfila la mia camicia dalle spalle e la lascia

cadere a terra. Il suo sguardo su di me è carico di desiderio,

vulnerabile, trepidante come il mio. Non possiamo sottrarci alle

sensazioni ingestibili che stiamo provando. (Tratto dal libro)

Adele riuscirà a risolvere il caso Kaloskij e vivere felice e contenta con il principe azzurro Oskar? Non vi resta che leggere.

Come ho anticipato all’inizio della recensione questo romanzo mi ha conquistato non solo per la sua ironia e per la scrittura fluida di Priscilla Plate, ma anche perchè i suoi personaggi mi hanno convinto tutti. Partiamo dai protagonisti Adele e Oskar: determinata, testarda, dolce, ironica, intraprendente e anche un po’ imbranata, non ha paura di mostrare le sue curve e quando è necessario tira fuori gli artigli, una figura  completa a 360° con tutte le sue sfumature. Oskar è uno spirito libero, indomito e terribilmente romantico, alt non lo è in modo diabetico, non è il classico bad boy, e questo l’ho molto apprezzato. Non che io disdegni i cattivi ragazzi, ma a volte fa piacere leggere di un giovane che rispecchia di più la realtà pur mantenendo le caratteristiche dell’uomo dei sogni.

Anche i personaggi secondari sono stati credibili, avrei dato volentieri una pizzona in faccia a Giorgio, per non dire che avrei fatto volentieri uno sgambetto alla figlia del capo.

The bitch is back.

La vertigine del lieto fine racchiude tutti gli ingredienti giusti del genere romance chicklit, senza cadere mai nel banale. È la prima volta che leggo Priscilla Plate e sono davvero felice di averla scoperta.

Consiglio anche a voi la lettura di questo bel romanzo adatto a romantiche sognatrici e, credetemi, il sorriso non vi abbandonerà nemmeno dopo essere arrivate alla parola fine.

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