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Recensione: “Ispettrice Sara Valenti” di Agatha D.Lang

Care Fenici, ecco la recensione di Emanuela su “Ispettrice Sara Valenti” di Agatha D.Lang

Poco prima di Natale l’ispettrice Sara Valenti riesce finalmente a trasferirsi nel suo nuovo appartamento.
In una Roma piovosa e gelida all’alba del nuovo anno l’ispettrice viene svegliata da movimenti sospetti nell’appartamento al piano di sopra, decide quindi di indagare ma ad attenderla trova una brutta sorpresa.
Più tardi quella mattina Sara viene a sapere da una sua vicina della presunta scomparsa della condomina del piano di sopra.
Le due donne sono molte amiche da anni ma alcuni eventi accorsi nella famiglia della scomparsa spingono l’anziana signora a sospettare qualcosa di peggio e a chiedere l’aiuto di Sara.
La giovane all’inizio non prende la cosa sul serio, con il passare dei giorni e con alcune nuove informazioni anche lei inizia convincersi che qualcosa non quadra.
Quando l’ispettrice stessa è vittima di un incidente poco chiaro all’interno del garage del condominio, Alexander e il nuovo medico legale Yuri Rossakoff iniziano un indagine sotto traccia per capire cosa stia succedendo veramente.
L’inchiesta, che ufficialmente non esiste, viene condotta a sei mani grazie a confidenze, pettegolezzi e video di sorveglianza mostrati sotto banco e rivelerà una dolorosa quanto banale verità.

Dopo un inizio curioso e stimolante, nel migliore stile del giallo all’italiana, e una protagonista donna poliziotta incasinata e ansiosa, questo libro è stato un tonfo paradossale. Si ha l’impressione che l’autrice non abbia saputo gestire gli ingredienti ottimali con cui il suo mix è partito, sbagliando dosi e impastando un pasticcio colossale.

Innanzitutto, gli attori della storia: l’ispettrice Sara, che inizialmente “sembra” essere la protagonista e la regista della vicenda, scambia il proprio posto sulla scacchiera con il fante Alexander, suo collega sul campo. Quest’ultimo, a sua volta, inizia un balletto con l’anatomopatologo, nuovo arrivato dalla fredda Russia, con il quale intreccerà una relazione. Questa vicenda nella vicenda decentrerà parecchio l’attenzione dall’indagine vera e propria in maniera piuttosto invasiva, tanto che sono arrivata a chiedermi se l’autrice non avesse voluto scrivere un romance M/M e non un giallo.

Il libro prosegue così per duecentoventi pagine, altalenando tra la banalità dell’omicidio e degli omicidi, che avrebbe potuto essere amplificata e sfruttata maggiormente sui binari del poliziesco, e le storie personali dei protagonisti con i loro problemi esistenziali.

Ciliegina sulla torta, un finale frettoloso e pasticciato: un vero colabrodo che lascia l’amaro in bocca e la sensazione di aver perso tempo. Peccato.

P.S. Copertina bruttissima e grammatica totalmente da rivedere!

 

 

 

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