Recensione: “Il principe delle ombre” di Francesca Persico
E se il mito dei sette principi degli inferi fosse reale? Se i vizi capitali avessero un volto? Se si muovessero in mezzo a noi per corromperci, irretirci, trascinarci nell’oblio?
Cassie ha diciassette anni. È ironica, pungente e ama le storie impossibili, ma di certo non si pone domande di questo tipo. Costretta a trasferirsi in un piccolo paesino di provincia si imbatte in Rio. Dispotico, irriverente, vendicativo ed egoista, una furia. Tra mille difetti, però, è anche di una bellezza senza pari, così bello da non sembrare di questo mondo. Cassie ancora non sa che l’incontro con Rio segnerà definitivamente la sua intera esistenza e la condurrà alla scoperta di un segreto terribile. Una guerra senza scrupoli si combatte dalla notte dei tempi, l’eterna battaglia tra le creature del buio e quelle della luce e le anime degli uomini rappresentano il bottino più prezioso.
Cassie è un’adolescente che si è dovuta trasferire a casa della zia, lontano da Roma, a causa di un ex fidanzato violento e possessivo.
Nella nuova scuola nota subito un gruppo di strani ragazzi, tutti adottati dalla stessa persona, Martino, professore di Cassie. Tra questi fratelli spicca Rio, un ragazzo tanto bello quanto complicato.
Per quanto lo consideri sbruffone e inaffidabile, Cassie è irresistibilmente attratta da lui, dalla sua bellezza sovrannaturale, ma anche dai suoi difetti, dalla sua rabbia a malapena trattenuta.
Al fianco di Cassie, Rio rivela un lato protettivo e premuroso, e mostra a volte una maturità insolita per la sua età.
Ecco. Erano quelli i momenti in cui Rio mi toglieva il fiato. Aveva l’assurda capacità di trasformarsi nel ragazzo più premuroso che si fosse mai visto e che non aveva nulla a che fare con quello sarcastico, odioso e insopportabile di cui dava mostra quasi sempre, come se in lui aleggiassero costantemente due anime diverse che facevano a pugni per la maggior parte del tempo.
Frequentando la loro casa, Cassie fa amicizia anche con gli altri fratelli: Vivi, Pig, Mò, Lussie e Chris. Tutti mostrano di lottare continuamente con la loro più intima natura per non farsi sovrastare dai loro vizi.
Con il passare delle settimane la ragazza scopre il loro segreto e la loro battaglia. Diventa così loro alleata in una lotta tra salvezza e dannazione.
Per sua stessa ammissione, non perfetta e propensa a scatti d’ira o alla pigrizia, si trova a poter stare vicina ai suoi strani nuovi amici con sincerità e senza pregiudizi, mentre il sentimento che la lega a Rio cresce giorno dopo giorno.
Ma non tutto è così semplice, il prezzo da pagare potrebbe essere molto alto…
Cassandra, o Cassie, è un personaggio delizioso. Autoironica, imperfetta, sarcastica. Un’eroina non classica ma molto molto umana, in cui ci si può immedesimare facilmente.
Non ero una sostenitrice dell’esercizio fisico e non mi sarei iscritta in una palestra nemmeno se ne fosse dipeso il destino dell’universo, ma zia Betta mi aveva consigliato di sfogare i miei scatti d’ira con una bella corsetta. Jogging, però, non era la parola più adatta a descrivere le mie uscite di prima mattina. Ogni volta mi vestivo di buone intenzioni, ma dopo i primi cinque minuti la mia forza di volontà mi abbandonava, andandosene chissà dove, e io finivo a bighellonare tra le strade del paese ancora addormentato.
Rio è misterioso, iroso, gentile e ovviamente bellissimo. Non cela a Cassie la sua natura e si sorprende che la ragazza lo accetti così com’è, lati oscuri compresi.
Intorno a loro orbitano i fratelli, ognuno con i suoi tormenti e le sue battaglie, ma legati da una profonda amicizia e ferma volontà di fare le scelte giuste in una squadra affiatata che si conosce da sempre.
La loro lotta, con alleati inaspettati, mantiene alta l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina, in un romanzo che non diventa mai troppo prevedibile.
La narrazione, dal punto di vista di Cassie, è frizzante e piacevole. Tutti i sentimenti, dall’amore alla paura, sono rappresentati senza eccessi, con un equilibrio che non trasforma il libro in un dramma o in un inutile trattato morale, ma senza nemmeno banalizzare il tema forte di salvezza, redenzione e perdizione.
La storia d’amore è ben inserita nella narrazione, rimanendo romantica quanto basta senza soffocare il resto della trama.
Mi è piaciuto come l’autrice ha ipotizzato la natura dei fratelli, la natura del male e come ciò si concilia con il libero arbitrio dell’uomo. Ha creato una personale visione che è allo stesso tempo profonda e semplice.
Forse il libro soffre di una certa lentezza nella prima parte, in cui l’autrice nel tentativo di mantenere alta la curiosità sulla vera natura dei fratelli – abbastanza facile da intuire – si dilunga un pochino troppo nelle loro giornate di vita quotidiana. La seconda parte, invece, prende velocità e coinvolge nella serie di eventi che, uno dietro l’altro, fanno domandare fino all’ultimo se e come potranno risolvere la situazione.
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