Recensione: “Il corridore” di Parker Williams
Buongiorno Fenicette oggi la nostra Aina ha recensito per noi il libro “Il corridore” di Parker Williams
Rimanemmo in quella posizione, e Clay mi tenne abbracciato ancora per qualche istante, prima di fare un passo indietro. Aveva gli occhi rossi e sembrava esausto.
“Hai costruito questo mondo perfetto per te stesso ma ci hai portato via l’unica cosa che rendeva giusto il nostro. Lo capisci?”
La storia tra Matt e Charlie è una storia dolce e timida, fatta di un amore paziente e della risalita da un mondo oscuro, caratterizzato da manie ossessivo-compulsive e dall’isolamento sociale.
Matt ha subito un evento traumatico da adolescente, cosa che ha scatenato in lui dei disturbi del comportamento così forti da spingerlo a evitare del tutto le persone e a ritirarsi in una baita nei boschi, dove vive di ciò che produce.
Charlie è incuriosito dal quel ragazzo che si nasconde dietro la tenda della baita quando lui passa per la corsa mattutina, e continua tenacemente a invadere il suo territorio finché è lui stesso a fare il primo passo, nel tentativo di allontanarlo – o di farselo amico.
Per Charlie è un colpo di fulmine, ma non affretterà le cose e seguirà il ragazzo dei boschi nelle sue ossessioni con tenerezza, senza giudicarlo, senza fare pressioni, senza chiedere.
Lo ascolta, lo mette a suo agio e finisce per rappresentare, per Matt, quell’elemento di rottura che scardina gli schemi ripetitivi e conosciuti, che lo induce a provare cose nuove, a desiderare di cambiare, a smettere di rifugiarsi in soluzioni al ribasso.
Ho trovato il personaggio di Charlie forse un po’ troppo perfetto: si innamora subito senza mettere mai in discussione il comportamento così particolare di Matt. È attento, comprensivo, paziente, tenero fino a sembrare finto.
Tuttavia, il personaggio di Matt (come anche quello del fratello Clay) è così ben caratterizzato, complice anche il punto di vista in prima persona, da attirare tutti i riflettori su di lui e da rendere superflua la presenza di altri personaggi forti e di spessore.
Giustificati i suoi riti maniacali, sfaccettata la sua psicologia. È credibile il modo in cui esce da un isolamento decennale e la gradualità con cui si aprono crepe nella sua routine e nelle sue ansie.
L’autore riesce perfino a mostrare la forza di questo ragazzo, nonostante tutto faccia pensare a debolezze e a un atteggiamento di fuga: Matt ha trovato una sua formula per sopravvivere in pieno isolamento e senza aiuti, riuscendoci alla grande.
Non ci sono molte scene di sesso, e quelle che leggiamo sono delicate e descrittive, volte più a insegnare a un ragazzino privo di esperienza quanto l’amore può rendere bello un contatto intimo con un altro uomo, che a rendere erotico un racconto romantico. Anche in questo campo, nessuna fretta, come è giusto che sia.
Con il limite di cui ho accennato sopra in merito al personaggio di Charlie (che forse avrebbe potuto essere chiarito inserendo un capitolo con il suo punto di vista), trovo che sia una lettura con un buon approfondimento e molto piacevole.
“Sei proprio adorabile, lo sai?”
Assottigliai gli occhi. “Sì, ci tengo proprio a essere adorabile.”
Cercai di allontanarmi, ma Charlie mi afferrò il mento. “Ehi, non c’è niente di male a essere adorabili.” Mi baciò la fronte. “O dolci.” Il naso. “O belli.” Le labbra.