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Recensione: I ragazzi dei cavalli di Johan Ehn

Titolo: I ragazzi dei cavalli

Autore: Johan Ehn

Genere: Narrativa storica LGBT

Editore: Fandango Libri

Data di pubblicazione: 20 gennaio 2023

Target: +16

 

Metà degli anni ’20, Cecoslovacchia. Sasha e Janek crescono in un orfanotrofio, Janek è tranquillo e introverso, Sasha è il suo esatto contrario – socievole ed estroverso –, vuole bene all’amico e lo protegge dai pericoli del mondo. I ragazzi si allenano a fare acrobazie, soprattutto a cavallo, fino a unirsi a un circo. Insieme viaggiano per l’Europa e si esibiscono con il nome di The Golden Brothers. Ma il loro rapporto è più che fraterno. Crescendo, scoprono di essere attratti l’uno dall’altro. Nonostante il circo sia un mondo a sé, con la propria morale e i propri valori, mantengono segreto il loro amore. Quando il circo arriva a Berlino, al tramonto della Repubblica di Weimar, nell’esplosione degli spettacoli di vaudeville, sentono di aver davvero trovato la loro casa. Ma nel gennaio del ’33 tutto si rompe, quando i nazisti prendono il potere e saranno costretti a difendere non solo il loro amore, ma anche la loro vita. A raccontare la loro storia, a distanza di più di mezzo secolo, è Anton, un ragazzo gay di Stoccolma, che per lavoro si occupa di anziani soli; attraverso silenzi, sguardi, oggetti e vecchie fotografie Anton riuscirà a ricostruire il puzzle e a gettare un ponte tra passato e presente. Un romanzo importante e commovente che ha parallelismi inquietanti con il nostro tempo.

 

La storia narrata ne I ragazzi dei cavalli si svolge su due piani temporali differenti. Prende il via da Praga, nel 1926: qui incontriamo Sasha e Janek, cresciuti insieme nell’orfanotrofio sin dai loro primi giorni di vita e, a dieci anni, sono già degli assi nell’arte delle acrobazie a cavallo, addestrati con il prestigioso movimento Sokol. Quando stanno per essere separati, però, decidono di scappare. È in realtà Sasha a trascinare Janek, febbricitante e quasi privo di conoscenza, in fuga. Sasha è vivace, impulsivo, esuberante, al contrario dell’amico che è un bambino tranquillo e silenzioso, che parla solamente con lui e con gli amati cavalli. Sasha è la sua voce, perché sa sempre cosa Janek pensa e di cosa ha bisogno, soprattutto quando si estranea dal mondo e solo i cavalli e la sua vicinanza gli sono di conforto. L’abilità eccezionale che hanno negli esercizi equestri apre ai due ragazzi le porte di un circo itinerante e qui, a dieci anni, per la prima volta si sentono parte di una famiglia.

“Però è una vita che Sasha ama, e ogni giorno ringrazia la loro stella fortunata per avergli fatto trovare il circo. Lui e Janek possono vivere e lavorare con i cavalli. Possono incantare la gente con le loro acrobazie ovunque vadano, dai paesini dimenticati da Dio fino alle grandi città.”

(Tratto dal libro)

Crescono insieme, affiatati, uniti, l’uno l’ombra dell’altro, sempre più bravi ad affascinare il pubblico con le loro bellissime e spettacolari esibizioni in giro per l’Europa. Janek, anche se è cresciuto, è colpito ancora da quelle crisi che lo esiliano nel suo mondo e Sasha, spesso, non sa come fare per non vederlo soffrire in quel modo, a parte cercare di proteggerlo e accudirlo con affetto. Solamente in pista Janek cambia completamente espressione, e vive felice e libero.

“Sasha guarda Janek, il quale sorride al roboante muro di apprezzamenti. Ha il volto completamente spalancato e irradia gioia pura. Per quanto possa essere difficile per lui navigare il mondo reale, è sempre in totale armonia quando ci esibiamo, pensa Sasha. Ripensa alla stramba vita che stanno vivendo. A chi sono l’uno per l’altro.”

(Tratto dal libro)

Hanno quattordici anni i due ragazzi quando, durante una crisi particolarmente intensa, Sasha abbraccia l’amico per calmarlo, come fa spesso e, quel gesto consueto, in quella occasione, sfocia in carezze più intime e appassionate.

“Sasha continua a ricoprirgli il collo e le spalle di baci. Si allunga e gli bacia la guancia. È calda e liscia. Sente il cuore cominciare a battere più forte… Proprio come quando si esibiscono, non hanno bisogno di parlare per sapere cosa pensa l’altro, di cosa ha bisogno. E, allo stesso modo, adesso sono in perfetta armonia. Così vicini non lo sono mai stati. È una sensazione proibita. È una sensazione meravigliosa.”

(Tratto dal libro)

Il loro rapporto d’amicizia, da quel giorno, si trasforma in qualcosa che non ha più nulla di fraterno, legandoli ancora più profondamente. Anche se vivono in un ambiente aperto e libero, come quello del circo, devono nascondere il loro amore, perché neanche tra i circensi è tollerato un rapporto sentimentale tra due uomini. Sono a Berlino nel 1932, quando, per la prima volta, entrano a far parte di un ambiente in cui si sentono al sicuro, liberi di essere se stessi, senza dover nascondere gesti e sguardi. Questa felicità durerà poco: Hitler e le sue terribili leggi sono all’orizzonte. Si trovano costretti a difendere il loro amore e la loro stessa vita. La narrazione di quegli anni è alternata al racconto che si sposta nella Stoccolma del 2014: incontriamo qui Anton, un giovane che si occupa di anziani che hanno bisogno di assistenza. Tra le persone di cui deve prendersi cura c’è Alexander, un uomo che non parla ma comunica solo attraverso il suo bastone. Anton è incuriosito dall’uomo, dalle foto e dalle statuine equestri che testimoniano il suo identico amore per i cavalli. A poco a poco, attraverso oggetti, vecchie fotografie e lettere, silenzi e sguardi, il ragazzo ricostruisce la storia del quasi centenario Sasha.  I due piani temporali rendono la trama avvincente, appassionante e lascia la grande curiosità di scoprire l’evolversi delle vicende. La scrittura è scorrevole, in ogni pagina pervadono sentimenti forti, profondi: un amore immenso, indissolubile, la speranza, le terribili ingiustizie che sono stati costretti a subire gli omosessuali nei terribili anni del nazismo (e non solo, purtroppo), il dolore e il grande senso di appartenenza che lega Sasha e Janek, l’abnegazione con cui il primo si occupa del compagno, cercando di proteggerlo da tutto.

Bellissimo il personaggio di Anton: la dolcezza e l’umanità con cui si avvicina a Sasha e lo sprona ad aprirsi, la curiosità che lo spinge a capire le vicende passate e le persecuzioni subite dagli omosessuali. Lui che negli anni duemila è un ragazzo gay che può vivere la sua sessualità liberamente.  L’ultima parte del libro è estremamente commovente e toccante: l’autore ha fatto un grande lavoro di ricerca per documentare la situazione degli omosessuali in Germania a partire dell’ascesa di Hitler. Tra il 1933 e il 1945 ben 100000 uomini furono arrestati, di questi la metà venne condannata e, 15000 di loro furono deportati in campi di concentramento. Il sessanta per cento di quegli uomini perì in quei luoghi terrificanti e, alla fine della guerra, molti di coloro che erano sopravvissuti vennero arrestati, poiché l’omosessualità era ancora un reato. Solo nel 2002 è stato riconosciuto loro lo stato di vittime dell’Olocausto. Tanto è stato fatto, molto è cambiato, ma tanto ancora va fatto perché atrocità simili non accadano più. Un plauso particolare all’autore per la grande sensibilità e il tatto con cui ha trattato l’argomento, inserendo la realtà storica in un romanzo di narrativa, in una bellissima e struggente storia d’amore.

 

 

 

 

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