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Recensione: “I racconti delle tenebre” di Fabio Genovesi

Da sempre gli esseri umani intrattengono un discorso ininterrotto con il brivido. Che la si rifugga o la si insegua, che la si corteggi o la si ignori, la paura è parte di noi. E c’è una paura più forte di quella delle tenebre? Solo quando il giorno cede il passo alla notte uno spaventapasseri piantato in un campo può prendere vita all’improvviso, un semplice viaggio in treno trasformarsi in un incontro col demonio, e una voce che proviene da una barca nel mezzo del Pacifico far correre un fremito lungo la schiena di chi ascolta… La luce artificiale ha inseguito il mondo dell’oscurità nei vicoli deserti, in fondo alle soffitte e alle cantine più nascoste della nostra esistenza. Scacciandola come facciamo col lupo, quando tenta di invadere spazi che in realtà sono sempre stati suoi. È successo come per le stelle: le insegne colossali delle città brillano così forte da coprire e nascondere la volta celeste. Eppure gli astri stanno ancora lassù, nessuno potrebbe mai dubitare della loro esistenza. Allora è possibile che lo stesso capiti con le creature delle tenebre: forse la luce ci abbaglia tanto da nascondere il loro mondo magico e misterioso, che continua a danzarci intorno, invisibile. Di certo in questo libro – un viaggio da incubo fra gli autori che hanno fatto dello spavento un’arte – trovano spazio fantasmi, vampiri, mostri orribili e crea-ture incantatrici, morti che tornano o che non vogliono andarsene. Ma anche amori infelici che durano oltre la tomba, maledizioni che non perdonano. Dai maestri del genere – Poe, Lovecraft e Stoker – ad autori meno noti al pubblico italiano, Fabio Genovesi prende per mano il lettore e lo precipita là dove da solo non si sarebbe mai avventurato. Storie che fanno veramente paura, da leggere ad alta voce nelle lunghe ore dopo il tramonto, con l’oceano buio dell’oscurità che brulica di mistero tutt’intorno.

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Ero uscita preparata a morire, e nel lasciare la casa che mi aveva ospitato avevo detto addio coscientemente alle speranze e ai ricordi; la porta aveva sbattuto dietro di me con un tonfo sordo e mi era parso che una lama definitiva fosse scesa sulla storia breve della mia vita, che da quel momento avrei camminato in un mondo oscuro di ombre; ero di scena nel primo atto della morte.

Il libro “I racconti delle tenebre” di Fabio Genovesi, altro non è che una raccolta di storie brevi, scritte dai maggiori esponenti di culto dell’horror in un orizzonte internazionale; si passa da autori quali Backwood a Lovecraft, passando per Poe. Molte di queste novelle mi erano già note. Chi, come me, ha una spasmodica passione per l’horror non può che accingersi a leggere i grandi classici che hanno fatto la storia del genere. Naturalmente risultano, a chi si approccia per la prima volta a questo tipo di genere letterario cult, probabilmente poco “paurosi”, perdonatemi il termine. Ebbene sì, in questi racconti, infatti, vi è una ricerca della paura scaturita dalla normalità e da quanto il genere umano, nella sua naturalezza, possa essere molto spaventoso già di suo.

Qui viene raccontato il buio come contrario della luce e dal quale emerge il vero terrore, quel terrore che nasce da paure infantili, quella fase dello sviluppo psicologico che è talmente importante e sano quanto, se non superato, raccapricciante. Oltre all’oscurità stessa, è il non sapere cosa in essa si nasconde a suscitare paura, così come terrorizza anche l’accendere la luce, per scoprire se al suo interno vi è un abominio o un mostro. Ben presente, inoltre, è la paura della morte e le riflessioni su cosa avverrà dopo: le anime rimarranno davvero sulla Terra? Si tramuteranno in fantasmi che potrebbero farci del male? E se ci si trovasse faccia a faccia proprio col Demonio?

L’autore di questa antologia di diciassette storie, ci conduce in una sorta di viaggio della paura e, di racconto in racconto, ci aiuta ad addentrarci in profondità, come a volerci indicare la via da prendere.

Ho apprezzato l’intento dell’autore di far conoscere le storie horror che hanno segnato i lettori nelle diverse epoche e che, forse, non esistono più. Sebbene mi sarebbe piaciuto leggere meno i “grandi autori”, già noti al piccolo e grande pubblico, per favorire quegli scrittori del passato meno noti, ma che hanno apportato un grande contributo. Intendiamoci, non mancano e capisco perfettamente che leggere Edgar Allan Poe porti le persone a esserne maggiormente affascinate, ma uno scrittore esordiente dell’epoca, con un animo sadico e sanguigno, avrebbe regalato quella curiosità e brio che mi è mancato.

 

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