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Recensione: “Consume me” di Elvereth Ahn

Care Fenici, Nayeli ci parla di “Consume me” di Elvereth Ahn

Evil:
Sono nato in una notte senza luna e senza stelle. Un benvenuto perfetto per chi nasce con l’anima nera. Amo distruggere, arrecare dolore. Amo sentire le urla dei dannati. Perché sono il figlio del Diavolo e le tenebre sono la mia casa.

Devo portare a termine una missione: infangare d’oscurità l’anima di una donna marchiata fin dall’infanzia. Hope Anderson.
Lei rappresenta il punto di svolta per noi de moni.Per l’Inferno.

Ma non era previsto che risvegliasse in me l’unica cosa che ho cercato di sopprimere fin da quando ne ho memoria.

Hope:
Sono merce di scambio. La mia vita non mi appartiene. Lo conferma il pentacolo capovolto impresso sul palmo della mia mano sinistra. Il simbolo del Diavolo. Ho scoperto parti di me che nemmeno pensavo esistessero: il desidero di fare del male, la sete di vendetta, la voglia di vedere scorrere il sangue. Il buio che mi ha sempre tormentata, ora, mi ammalia. Mi seduce grazie a degli occhi rossi capaci di consumarmi con una passione deviata. Il loro richiamo è potente e non riesco a resistere. O, forse, non voglio resistere.

Ho trovato questo romanzo scritto bene ma malamente assemblato.

La caratterizzazione dei personaggi è insufficiente: Hope è una ragazza che dall’età di sei anni sa di essere destinata al Diavolo, tuttavia non è chiaro come abbia affrontato questa spada di Damocle sulla testa. Dal punto di vista della formazione della sua personalità ha preso lezioni di autodifesa per sfogare le emozioni forti che prova, tuttavia nelle situazioni di pericolo è troppo spaventata per mettere in pratica ciò che ha appreso (demandando quindi a un eroe, il ruolo di salvatore). Vuole mostrarsi fredda e distaccata dal mondo, una cattiva ragazza che se ne infischia della scuola e dei genitori, ma guarda caso proprio nel momento in cui questa decisione diventa essenziale, lei cede e attira a sé le persone a cui vuole bene. Ha accettato il suo destino, eppure si ribella a Evil quando la viene a reclamare. Si ribella, sì, salvo cedere vergognosamente all’attrazione sessuale, perché il cervello le va in pappa. Forte a parole, debole nei fatti.

Urlo e mi domando perché io debba essere complicata e cedere alla passione. Non devo farlo più.

Lo giuro, non lo farò più! Mai più!

Una ragazza che regala sé stessa al cattivo di turno, in barba alla razionalità, bilanciando la sua incapacità con una montagna di sensi di colpa.

È una ragazza senza carattere, che tira fuori la grinta solo quando non serve, perché nei momenti cruciali deve ricalcare lo stereotipo della principessa in pericolo. Salvo trasformarsi, di punto in bianco, in una sorta di Lilith annacquata.

«Ti farò conoscere il tormento più dolce che esista. E, fino a quando potremo, mi chiederai di continuo di trascinarti in questo baratro di sensazioni che infiammano il tuo corpo. Io sarò sempre pronto a soddisfarti, per rendere la tua anima meno pura e prendermi ciò che desidero: il tuo corpo. E la tua anima.»

Le sue parole mi trafiggono, ricordandomi con violenza chi sto stringendo tra le gambe e le braccia. Ogni suo gesto nasconde crudeltà e doppie intenzioni.

Ma in questo momento? Desidero ciò che desidera lui, perché tanto sono già dannata.

La caratterizzazione di Evil non è meglio: nonostante come ci viene raccontato, di fatto si comporta come se fosse semplicemente un (molto) cattivo ragazzo, che con gli estranei compie azioni riprovevoli ma che poi, con la nostra protagonista, si comporta in modo tenero e seducente. Non si capisce bene quando nasce un sentimento diverso dallo sfogo sessuale con lei, ma rimane il fatto che Evil potrebbe essere, in qualsiasi momento, scambiato con un personaggio umano dal passato particolare senza che la storia ne subisca un trauma. Non ci sono grandi particolarità che rendono la caratteristica demoniaca importante, unica, rilevante, imprescindibile.

«Tu credi di conoscermi perché ho mostrato debolezza. Credi di conoscermi perché ti ho risparmiato tante volte, perché abbiamo fatto sesso, perché il mio corpo risponde al tuo. Ma, Hope, in realtà non sai nulla di me. Non ti rendi conto di chi hai di fronte.»

Ed è pure molto vago il suo comportamento, le sue finalità, la sua strategia, dato che non è chiaro che cosa voglia fare di Hope e che cosa ci stia a fare, con lei, fino al momento in cui servirà al Diavolo. Dovrebbe essere la figura forte, nel senso epico del termine, eppure continua a compiere errori, non lo vediamo mai in atteggiamenti alfa, se non per la particolare attitudine alla lussuria.

«Adesso provo qualcosa. Proprio qui, all’altezza del cuore. Ma non capisco cosa. Dimmelo, Hope. Cosa sto provando? Cos’è che brucia tanto?»

A parte i personaggi opachi, altre cose che hanno influenzato il giudizio sono che non amo quando si scambia il sesso per amore (molto diseducativo, a mio avviso, dire che si è innamorati dopo un paio di battute di sesso furioso). Inoltre, non amo quando le donne ragionano con la vagina, soprattutto quando loro hanno tutto da rimetterci. E odio, particolarmente, quando sono così tonte da mettersi in pericolo per imprudenza, richiedendo quindi ad altri di doverle guardare a vista.

Sono troppo stanca per impedirglielo. Potrei farlo, ma non ci riesco. L’eccitazione e la paura di poco prima hanno annientato tutte le mie forze, facendomi sentire un burattino.

Infine, mi disturba un romanzo in cui non si sa dove si stia andando.

Mi riferisco al fatto che gli artifizi inventati per consentire a Evil di intrattenersi con Hope nell’attesa di portarla all’Inferno non mi hanno convinta. Sono narrativamente utili a far accadere “cose” nel frattempo, ma non li ho trovati ben pianificati e giustificati.

Ho trovato poi qualche anello mancante, là dove viene stipulato un patto col Diavolo che non viene riscosso, e ho trovato poco condivisibile la morale ambigua che il finale vuole trasmettere, il mostrare una cattiveria mitigata da un po’ di bontà sulla quale avrei molto da ridire.

Ci sono persone che aspettano solo qualcuno che dica loro di non avere paura e di fare ciò che il profondo della loro anima desidera.

A mio avviso è un romanzo che ricalca qualche frase fatta o retorica e molti cliché del genere paranormal, che vuole inserire molti elementi caratteristici e in genere apprezzati, ma che mal riesce ad amalgamarli o a lavorarli correttamente sulla storia.

Tu hai bisogno di una spinta, Hope. Hai bisogno di sguazzare nel dolore e sfogarlo attraverso la rabbia. Hai bisogno di colpire e anche di fare del male, ma senza sentirti sbagliata. Hai bisogno di perderti nei piaceri carnali e non sentirti una peccatrice. E con me non lo sei, Hope. Io ti do tutto ciò di cui hai bisogno: uno sfogo, uno scopo, una vita che non ti fa più sentire morta. Non ti fa più sentire vuota, proprio come ieri sera. Ricordi? Tu appartieni all’Inferno e l’Inferno appartiene a te. Accettalo

 

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