Recensione libri

Recensione: Closer di Carmen Jenner 

Serie: Taint vol. 2 

Titolo: Closer

Serie: Taint vol. 2

Autrice: Carmen Jenner

Genere: contemporary romance

Editore: Hope Edizioni

Data di pubblicazione:  7 febbraio 2024

Età di lettura consigliata:+18

La serie Taint è composta da:

  • Revelry
  • Closer

Levi Quinn ha sempre avuto tutto: fama, soldi, donne e un sorriso irresistibile.

Ogni cosa nella sua vita andava per il meglio, almeno fino a quando Ali non si è unita alla sua rock band, i Taint.

Levi si è innamorato di Ali. Ma anche Cooper, il cantante, si è innamorato di lei. E Ali… be’, non è finita bene per Levi.

Brielle Kagawa è una violoncellista di talento, un po’ sopra le righe, che tollera molto poco le rockstar.

Licenziata dall’orchestra in cui suona a causa di un conflitto di natura personale, decide di accettare un ingaggio un po’ particolare che le procurerà un mucchio di soldi: restare a completa disposizione del suo datore di lavoro per… suonare il violoncello.

Il fatto è che Brielle non si aspettava proprio di doversi relazionare con un tizio affascinante che passa fin troppo tempo con una bottiglia in mano.

Tuttavia… che cosa mai potrebbe andare storto?

Lui ha il cuore spezzato.

Lei non ha un cuore da spezzare.

Eppure insieme funzionano a meraviglia.

 Avvertenze. 

Il testo contiene scene di sesso esplicito, temi e situazioni che potrebbero urtare la sensibilità del lettore. 

 

 

Si tratta del secondo volume di una dilogia intensa e commovente. Nella prima parte della storia, “la Rossa” Ali insieme a Cooper e Levi, entrambi membri di una rock band, avevano sperimentato un ménage terminato con i due uomini che si innamoravano della stessa ragazza. Ali però ricambiava solo il frontman, Cooper, e solo quando Levi si è fatto da parte i due hanno potuto ricongiungersi.

Questo secondo episodio è incentrato su Levi, il terzo incomodo, e riparte dal momento in cui è completamente a terra, dal suo cuore spezzato, dall’umiliazione del dover restare in una band in cui l’amore del miglior amico per la sua ex gli viene sbandierata davanti agli occhi continuamente, dalla sua incapacità di reagire.

Per buona parte della trama Levi lotta contro il suo sentirsi ferito e il desiderio di stordirsi e di sparire dal mondo. Il suo personaggio è un mix tra un poeta maledetto e un rocker autodistruttivo che si rifugia nel sesso e nei liquori per cercare di anestetizzarsi e “sentire” meno.

Jim Morison e Kurt Cobain sono i riflessi che vedevo in lui nel leggere di un uomo musicalmente straordinario ma intimamente tormentato e solo, perso, incapace di spurgare da dentro di sé il dolore tanto da credere di non trovare più nessun significato nella vita. Un uomo che si nasconde dietro una maschera disinibita, arrogante, irriverente, facile agli eccessi per proteggere un ego fragile e insicuro, pieno di sensi di colpa e vergogna. 

Dilaniato da emozioni negative, non solo non riesce a gestirle e incanalarle completamente nella musica, ma non intende tentare di soffrire meno, imponendosi una sorta di autoflagellazione che gli sembra giusta punizione per gli errori e le inadeguatezze che sente su di sé, impedendosi di interrompere questo circuito vizioso che rischia di portarlo a conseguenze estreme.

Ascolto e bevo e intanto la rabbia, la tristezza, il vuoto e l’amara disperazione che provo mi vengono lentamente strattonate dalle sue mani. Come se lei fosse una sirena, e il violoncello la sua voce, e io solo un altro uomo di mare al quale lei desiderava distruggere l’anima. Forse sono ancora ubriaco, forse sono solo ridotto a uno schifo, ma quando lei smette di suonare, mi fissa. È come se non sapesse che cosa fare dell’uomo completamente distrutto ai suoi piedi. Un uomo che ha appena rovinato con le sue mani esperte, senza nemmeno sfiorarlo con un dito. Un mezzo sorriso le solleva l’angolo della bocca, poi si alza e lascia la stanza, fredda e più solitaria, eppure in qualche modo più piena di quando è arrivata.

Levi si ritira, in modo piuttosto rocambolesco, in una villa in Francia per leccarsi le ferite. È una violoncellista parigina di origini giapponesi, Brielle, il piccolo boccaglio che riesce a farlo respirare affinché possa lentamente rialzarsi.

Brie condivide con Levi la carnalità con cui la musica esce dalle proprie viscere, il modo in cui riesce a concretizzare le emozioni generando sinfonie. Non le manca un presente doloroso, ma è capace di reagire con più ottimismo e un certo distacco, convogliando le emozioni sugli strumenti e sulle note. Il dolore non la abbatte, poiché lo trasforma in creazione e in meraviglia.

Anche se seduti agli strumenti trovano una sintonia da subito, il rapporto tra loro nasce in modo spumeggiante: lei è superba, rigida ed elegante. Non si lascia irretire dal fascino da cattivo ragazzo di Levi, per quanto ne percepisca le ondate di ormoni seduttivi prorompenti. 

Tanto bollente lui quanto ghiacciata lei, ne scaturiscono scintille dovute ai battibecchi e alle frecciatine, che caricano di elettricità statica i loro corpi. Quando la lussuria esplode, coinvolge non solo il corpo ma anche la mente, l’anima, la sensibilità artistica. Il sesso con Brie rappresenta per Levi la prima volta in cui l’esperienza del corpo si connette con quella dei sentimenti, in cui si concederà lentezza, esplorazione, adorazione.

Insieme sono magici, danno vita a una sinfonia intensa che gronda dolore e ogni sentimento negativo che sentono il bisogno di buttare fuori. 

Ma pur rappresentando un sostegno, la forza di Brie non riesce a compiere magie. La battaglia di Levi è piena di cadute e di momenti che sembrano volerlo buttare sempre più giù. Sarà necessario un percorso più complesso per riuscire a imparare a vivere senza autodistruggersi. Un percorso caratterizzato da molta solitudine, perché la band non riesce a essere di supporto in alcun modo. Non solo all’interno ci sono proprio i due ragazzi che gli ricordano costantemente quello che ha perso, ostentando la loro gioia e obbligandolo a presenziare tenendosi dentro il proprio dolore, ma la verità è che nessuno dei suoi amici lo “vede” davvero. E dopo una bolla curativa in cui tutto il suo mondo era circoscritto alla villa francese solitaria in compagnia di Brie, il ritorno alla vita reale fatta di concerti, esposizione mediatica, ricordi dolorosi e amici egocentrici che gli sbattono in faccia la loro forza e la loro gioia torna brutale per metterlo alla prova.

«Se sono brava, è perché lui mi ha reso così. Il dolore mi ha reso così.» «Che stai dicendo? Che ho bisogno che tuo padre venga a farmi il culo mentre suono?» «No, ti sto dicendo di usarlo, questo dolore.» Mi fa trasalire posandomi il palmo sul petto. «Qualsiasi cosa sia che ti fa bere e sanguinare, usala per stare meglio.» «Non so come stare meglio. Non so se riuscirò a farlo. Non so nemmeno più chi sono.»

Una storia drammatica e intensa, che la narrazione in prima persona e al presente rende ancora più coinvolgente.

La gestione di punti vista è oculata e attenta: non esagera con i cambi dandoci il tempo di immergerci a fondo nelle sensazioni dei protagonisti, ma allo stesso tempo aggiunge variazioni di campo su altri personaggi, in modo da ampliare la prospettiva sul legame tra Levi e i membri dell’intera band, un intreccio di vite nel quale una non si può risolvere senza risolvere le altre.

Adorabile il modo in cui sono state rese le difficoltà linguistiche e l’ambientazione francese.

Hot 🔥| intensa viscerale
Sentimento ❤️ | si ritrovano nella musica
Violenza ⚔️ | autodistruzione

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voto

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