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Recensione: “Buca in uno” di Cristina Bruni (serie 18 Buche #3)

Care Fenici, oggi Antea ci parla di “Buca in uno” di Cristina Bruni (serie 18 Buche #3)

Dopo Whispering Cliffs, Jordan e Moses hanno intrapreso strade diverse, ma nessuno dei due ha mai veramente dimenticato l’altro.
Al torneo di Dubai, il destino li fa incrociare nuovamente e i due si ritrovano così a riprendere ciò che avevano interrotto.
Ma entrambi hanno i propri demoni da combattere.
Jordan si trascina una serie di problemi fisici e psicologici ereditati dalla madre cocainomane e alcolizzata.
Moses invece è bisessuale e la cosa lo destabilizza da sempre. Si sente infatti indefinito, una massa confusa di istinti sessuali che già in passato lo ha spinto a rifugiarsi nell’alcol.
Riusciranno, assieme, a trovare una propria definizione?

Jordan Simons ha lavorato duro affinché la sua vita non fosse inghiottita dal caos a cui sembrava essere destinato fin da bambino. Tra gli studi e il suo lavoro come barman, Jordie è anche un ottimo caddie, ruolo che lo porta a girare il mondo e a sostenere in campo svariati giocatori di golf. Uno di essi è Moses Fawleton, che di recente lo aveva liquidato dopo un incontro di fuoco.

Moses lo aveva usato e poi gettato via in favore del suo terapista, situazione ormai familiare a Jordie. Tutti sembravano stancarsi presto di lui; persino la madre si accorge a fatica della sua presenza. Tenta di prendere le distanze dal giocatore di golf che lo aveva ferito, ma il suo nuovo lavoro lo porta a fiancheggiare Brendan Banks in un torneo a cui avrebbe partecipato anche Moses. L’unica consolazione sono le pessime indicazioni del caddie che lo aveva sostituito.

Le scintille volano tra i due durante i loro incontri, e non del tipo lusinghiero. Moses però non si accontenta delle risposte secche del caddie, e quando vede questi entrare e scappare dal ristorante in cui stava pranzando, lo insegue. Lo insegue e lo invita al loro tavolo. Lo invita una seconda volta nella sua vita. Nonostante i buoni propositi, i muri che circondano il cuore di Jordie si sciolgono con ogni sguardo del golfista, con ogni tocco, con ogni dolcezza, con il ricordo del piacere che l’uomo gli aveva dato con le sue mani.

Jordan vorrebbe mettersi in salvo da un futuro inevitabile, ma tra un appuntamento e l’altro, presto si accorge che Moses è diverso. È l’unica persona a prestare davvero attenzione ai suoi bisogni, a farlo sperare, a nutrire le sue illusioni, a offuscare tutto lo schifo nella sua vita. Con una madre in stato quasi vegetativo, perché aveva preferito la droga a lui, e i suoi conseguenti disturbi, la tentazione di accettare il sostegno di Moses è davvero troppo forte.

Ma il giocatore di golf ha un segreto che il caddie non conosce. Moses desidera una seconda possibilità e desidera ancora Jordan. Ma come avrebbe potuto restare con lui se non riusciva nemmeno ad accettare se stesso? Jordan è cura e veleno al tempo stesso. Lo porta a farsi domande riguardo la sua stessa identità, che non lo fanno dormire la notte. Non trova pace, non trova definizione, e l’abbraccio dell’alcol sembra sempre più confortevole.

Jordan e Moses hanno bisogno l’uno dell’altro, anche se ancora non lo sanno. Uno ha bisogno di essere amato, l’altro ha bisogno di quell’amore che può fargli trovare una definizione a se stesso.

Non tutte le buche vanno a segno al primo colpo, ma a volte è il secondo tentativo a essere quello perfetto.

Quando hai finito di leggere un libro da meno di un giorno e già senti nostalgia dei suoi personaggi, sai già che si tratta di un buon libro. No, non lo sai: lo senti.

Cominciamo dunque dai protagonisti. Jordan è il personaggio per cui tutti vogliamo fare il tifo: è il perdente che, fin dalle prime pagine, vogliamo vedere rialzarsi durante il corso della storia. Il suo passato porta inevitabilmente a menzionare temi quali la dipendenza e i disturbi mentali, e l’autrice ha trovato il modo giusto per toccare argomenti che non fanno parte della quotidianità di tutti. È infatti facile capire se non addirittura relazionarsi alle emozioni di Jordie, ma non al punto da ridurre la salute mentale a semplici vizi di carattere. Lo ritengo un personaggio caratterizzato ottimamente ma anche propriamente.

Ammetto che per buona parte della storia mi è stato difficile essere fan di Moses. Le sue scelte libertine difficilmente possono causare simpatia, specialmente leggendo un romance. Nonostante ciò l’ho rivalutato verso la fine del romanzo e non riesco a immaginarmi nessun altro al suo posto. Questo per me è il segno distintivo di un interesse romantico che funziona: deve essere indispensabile e tutto deve crollare senza di lui. Moses ha il suo perché e i comportamenti sgraditi hanno una motivazione. Sa essere un gran bastardo, ma è anche capace di un amore incondizionato che non vacilla. Grazie al cielo per i personaggi umani con qualche difetto!

La dinamica di coppia si basa sulle seconde occasioni e sul bisex per te. Si addicono alla storia e la risoluzione di entrambe è più che soddisfacente. Ho davvero apprezzato il messaggio che viene trasmesso con la loro storia d’amore. Inizialmente, quando Jordie ipotizza che i suoi problemi possano essere risolti con l’amore, ho alzato gli occhi al cielo, ma ogni perplessità è stata spazzata via con l’ultima parte del romanzo. Niente messaggi facili e banali, niente disturbi che vengono risolti grazie all’altra persona. L’amore qui è visto come la base da cui partire: è la spinta per accettare se stessi, ad accettare aiuto e vivere felici, insieme. È un punto di arrivo, ma anche un nuovo punto di partenza.

La struttura narrativa invece porta con sé aria di freschezza. L’uso dei flashback ha donato un ritmo meno lineare alla storia e ti invoglia a mettere insieme i vari tasselli del puzzle. Si tratta di flashbacks e memorie che piacerebbero anche a coloro che li odiano perché efficaci e motivati. Il libro, col suo inizio da una pagina tira l’altra e una struttura diversa da solito, è stata una lettura coinvolgente.

Devo per forza menzionare la parte sports di questo romance. Da persona che l’unico sport che pratica è alzare le patatine mentre legge libri per voi, ammetto che avevo qualche riserva, inizialmente. La tematica sportiva tuttavia ha donato autenticità alla storia e, anche laddove forse un po’ troppo specifica per via di termini appartenenti al registro golfistico, non è mai risultata inaccessibile. Data la copertina e il genere il libro crea delle aspettative alte in merito, e l’autrice non delude.

Devo dire che però ci sono alcune cose che non hanno incontrato il mio gusto. Una di queste è il cambio a volte repentino del punto di vista e di scena. Inoltre, sembra esserci un po’ di confusione fra preferenze sessuali, identità di genere ed espressione di genere, e una concezione dell’identità fondata più su nozioni popolari che di psicologia. Non me ne faccio comunque un cruccio, dato che si tratta di sottigliezze che, per ragioni di realismo, Moses forse non dovrebbe cogliere.

Buca in uno è il seguito di Whispering Cliffs, che renderà entusiasti i fan della serie e dell’autrice. Si tratta di un libro che tutti i fan di romance MM apprezzerebbero, in particolare coloro a cui piacciono tematiche più profonde ma non tragiche, così come protagonisti interessanti e fatti l’uno per l’altro. Forse gradirebbero di meno i fan più tradizionalisti del genere, ma non al punto da rimanerne delusi. Lo consiglio!

#1  Sette giorni

#2  Whispering Cliffs – 18 buche sino all’amore

#3  Buca in uno

 

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