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Recensione: Black and white, la bugia 1 di Emma Lee Bennett

Titolo: Black and white, la bugia 1
Autore: Emma Lee Bennett
Editore: Self Publishing
Genere: Romance contemporaneo
Serie: Black and White #1
Data di pubblicazione: 01 Ottobre 2022
Alexander Archer, proprietario della AA Enterprises Corp., è un potente uomo d’affari di New York dal carattere spigoloso, antipatico, prepotente, ben consapevole che le persone lo tengono in considerazione per ciò che può dare loro.
É traumatizzato da un passato di sofferenza che poco a poco l’ha trasformato in un misogino con gravi problemi psicologici. Ha subìto l’abbandono di tutte le donne della sua vita, madre compresa, e ha conosciuto la violenza fisica.Laila è la figlia del famoso pittore Samuel Lee Cole, ex uomo d’affari e proprietario della Cole Company Inc., compagnia sull’orlo del fallimento.
È una ragazza dolce e generosa, amata da tutti. Aiuta il padre a mandare avanti l’attività di artista rinunciando alle sue inclinazioni e passioni. La malattia del padre la costringe a dipingere usando il nome del grande pittore.
Laila è segnata da un passato infelice a causa di un fidanzamento che tutti si aspettavano e che le ha procurato violenze e umiliazioni indelebili.

L’imminente tracollo finanziario della Cole Company Inc. induce Sam a chiedere aiuto all’amico Alex Archer, costringendo Laila a intraprendere un rapporto lavorativo con lui.

L’incontro fra Alex e Laila è travolgente per l’affinità spirituale e l’immediata attrazione fisica.
Sanno di essere l’uno l’opposto dell’altra, ma comprendono di avere in comune il dolore e la sofferenza subìti.

Colpi di scena e scoperte sconvolgenti metteranno a dura prova il loro legame.

Target età: +18

«Chiedimi di andarmene, Laila». «Ti chiedo di restare». «Non sono il Principe Azzurro che le ragazzine come te desiderano». «Resta con me, se credi che questa ragazzina possa piacerti». (Tratto dal librlo)

Tralasciando una serie di refusi purtroppo frequenti che confondono la prima e la terza persona narrante, ho apprezzato la penna di Emma Lee Bennett; la storia è scritta al presente e questo dà un senso di disorientamento voluto molto coinvolgente a e rende lo stile particolare, strano.

Le vicende non sono concluse, trattandosi di un primo libro di una serie, quindi le vicende si sviluppano lentamente.

«Non sono una persona mondana, né credo di poterlo diventare». L’ha detto. L’ha ammesso. «Non le chiedo di esserlo. Basterà fingere. Tutte le femmine lo sanno fare». Lei sbuffa una risata incredula: non è come le altre, non sa essere provocante e sensuale. «Io? Mr. Archer, quello che vede è ciò che sono». «Appunto» dichiara studiando il suo corpo con espressione sicura e determinata. (Tratto dal libro)

Alexander è a capo della AA Corp, che si accinge a salvare l’azienda della famiglia di Laila, ma per portare a termine l’accordo lei deve realizzare dei quadri fingendosi il padre, che soffre segretamente di una malattia grave, e affiancare Alexander negli eventi che li promuovono. Questo la sprona ad assumere un ruolo pubblico a cui lei non è abituata e a fingersi solo un’assistente, nascondendo il suo talento.

«Mr. Archer, non credo che sia il caso di…». «Alex». «Ecco, proprio questo». «Cosa?». «Mi sembra troppo confidenziale». «Per chi?».

«Non è rispettoso verso di lei». «Chi credi che sia?». Lei sembra pensarci. Poi dice con un candore disarmante: «Una persona rispettabile». Rispettabile? Io? La sua bocca, quella che i media definiscono perennemente imbronciata, si apre in un sorriso vistoso che non ha potuto controllare. E lo dedica tutto a lei. Se lo merita, cazzo! È dolce e serena, così limpida e fresca, ignara di quale tipo di persona io sia. «Senti, Laila, nessuno mi definirebbe rispettabile. Sono il più bastardo degli uomini d’affari, sono un pericolo per la maggior parte delle persone presenti. No. Proprio rispettabile, no». (Tratto dal libro)

Le caratterizzazioni conquistano, sono molto nette e intense. I passati dei protagonisti sono dilanianti, strazianti, e hanno lasciato su di loro, in senso opposto, un segno fortissimo, quasi a livello psichiatrico: Laila che non riesce ad affrontare il tocco di un uomo da anni e per la prima volta avverte delle pulsioni in questo senso, e Alexander che ama il sesso violento per vendicarsi e punire tutte le donne in quanto “puttane”.

Grazie al loro passato, hanno sviluppato una empatia contrapposta e simmetrica: Laila sa leggere alla perfezione la personalità spigolosa di lui, sa come reagire ai suoi attacchi di rabbia, e sfoggiando il suo atteggiamento pacato capace di assecondarlo mostra di credere in lui.

Non ama baciare le femmine, perché il bacio è una cosa che va meritata. E tutte quelle con cui è stato non lo meritavano. (Tratto dal libro)

Molto profondi gli approfondimenti della loro introspezione, ma è interessante il modo in cui l’autrice riesce a ottenere questo effetto, in modo diverso da quello classico che tende a spiegare o al semplice flusso di pensieri. Lo stile dell’autrice rimane preciso, molto coinvolgente, colloquiale, ci fa calare nei loro pensieri senza ridondanze, riuscendo a farci entrare nel loro stato d’animo già con piccole pennellate a tinte forti e contrastanti. E, pur non essendo una narrazione troppo lineare, riusciamo a comprendere tutto, inclusi i conflitti interiori.

Ben delineati anche i personaggi secondari (anche se l’amico gay può sembrare un po’ cliché nella sua leziosità, l’ho trovato comunque delizioso), ma avrei preferito che le loro storie affettive non fossero state intrecciate alla principale; si sarebbe potuto dare loro uno spazio dignitoso in un romanzo separato, in modo da approfondire le dinamiche a dovere.

«Anch’io vorrei scusarmi, Laila» bisbiglia inaspettatamente. «Mi scuso perché non sono in grado di fermare tutto questo» prosegue a bassa voce, muovendo una mano in aria fra loro. «Davvero, credimi. Ci ho provato per il tuo bene, ma non riesco a bloccare questa cosa che c’è fra noi». «Perché te ne scusi?». «Perché sono certo che tu meriti molto più di me». Laila non coglie il senso di ciò che dice. Credeva si reputasse il migliore in tutto. Chi non lo farebbe? Lui continua con estrema lentezza. «Sono uno stronzo, Laila. Lo sono davvero e so di esserlo. Ho un pessimo carattere, non sono in grado di affezionarmi alle persone e il più delle volte le tratto di merda. Per ottenere ciò che voglio assoggetto il mio prossimo in ogni modo possibile. Uso le donne come oggetti, per sfogarmi, e poi le disprezzo per avermelo permesso». (Tratto dal libro)

Peccato per i refusi e per dover attendere i prossimi libri per vedere lo sviluppo completo della storia. La trama è risultata comunque molto intrigante, soprattutto quella legata alle bugie tra i protagonisti: siamo certi che quando tutto verrà a galla porterà a un grande conflitto tra i protagonisti.

Ma quello che è più interessante, che ci lascia con il fiato sospeso e che ci spaventa di più, è il mistero che, alla fine del volume, intuiamo solamente: cos’è che lega davvero i nostri personaggi? Quali brutte sorprese ancora li attendono?

Assegno 5 fenici (meno meno), nonostante i problemi di editing, perché la storia è davvero molto accattivante.

Un altro passo e lui si blocca. Tamburella nervoso con le dita sui fianchi, sopra l’elastico delle mutande. Non getta mai la maschera di puttaniere stronzo e maligno, non dismette mai il ruolo di anima nera che gli calza a pennello. Ma Laila lo sta cambiando un poco alla volta. E non lo fa di proposito. Non se ne accorge. Ci riesce perché è ciò che lui non sa essere. (Tratto dal libro)

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