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Recensione: Bello e terribile – Serie: Fidanzamento dei Molotov vol. 1 di Anna Zaires, Dima Zales

Titolo: Bello e terribile
Autore: Anna Zaires, Dima Zales
Editore: Mozaika publications
Genere: Dark Romance
Serie: Fidanzamento dei Molotov vol. 1

Data di pubblicazione: 14 febbraio 2023 

Target: +18 

Un contratto di famiglia. Un patto oscuro. Nessuna possibilità di fuga.

Undici anni fa, l’ho conosciuto. Un anno dopo, gli sono stata promessa in sposa. Adesso è venuto a rivendicarmi, massacrando chiunque si metta sulla sua strada.

Il mio futuro marito è un mostro che proviene da una famiglia tanto spietata e potente quanto la mia, un uomo dedito alla violenza e alla distruzione… un uomo la cui somiglianza con mio padre è terrificante. Per più di un decennio, mi ha perseguitata, spiando la mia vita.

Lo temo. Lo odio. Peggio ancora, lo voglio.

Mi chiamo Alina Molotova, e Alexei Leonov è un destino a cui non posso sfuggire.

Le sue sono mani grandi, mani pericolose. Mani che hanno ucciso decine di persone solo nella giornata di oggi. Questa consapevolezza mi irrita lo stomaco, nonostante un grumo di tensione si distenda dentro di me. Per dieci lunghi anni, ho temuto questo momento, e finalmente è arrivato. È qui. È venuto a prendermi. “Non piangere” dice piano il mio futuro marito, asciugandomi il viso bagnato con il ruvido contorno del pollice. “Non ti sarà d’aiuto. Lo sai.”

 

 Anna Zaires ha preso una storia “dark-romance” e l’ha segata in due…  buttando poi tutta la parte romance. Ci teniamo quindi la prima, piena di conflitti interiori, amore-odio, sesso dubbiamente consensuale, l’aspettativa di un cattivo non ancora redento e di una donna che ancora non ha conquistato la libertà. Pur auspicando in un futuro felice, l’autrice ha fermato la storia ancora prima che Alina abbia del tutto accettato i propri sentimenti e il proprio destino, il legame carnale, indissolubile, viscerale con Alexei.

Lui, erede della mafia russa a Mosca, è tutto tranne un principe azzurro; un demone letale, calcolatore, tentatore, implacabile. Con Alina si comporta con attenzione, rispetto e tenerezza, ma una cosa è certa: non chiede mai il permesso, e questo ci tiene sempre in bilico tra ciò che è abuso e ciò che è una versione distorta dell’amore incarnata dall’ossessione.

E allora, chi se ne frega se ci era sembrato di avere un legame reale per un breve momento, nove mesi fa? Non cambia quello che avevo fatto dopo quella sera. Non cambia il modo in cui aveva reagito lui. E di sicuro non cambia dove siamo oggi, o quante morti io abbia sulla coscienza.

 

 Molto innovativo e intrigante il building, la costruzione della storia, raccontata a partire da un presente molto forte, in cui Alexei finalmente si è impossessato di Alina dopo averla attesa o rincorsa per dieci anni, per richiamare via via il passato e svelarci i retroscena, andando a ricostruire che tipo di relazione hanno alimentato e intessuto nel tempo.

Interessante come le vicende si srotolano, tentando di mantenerci ancorati ora nel presente, nel timore di un vor che non abbiamo ancora imparato a conoscere, ora nel passato, curiosi di approfondire le tante anticipazioni a cui fanno riferimento.

Il mio primo bacio. Non sapevo che si potesse desiderare qualcosa fino a questo punto. E lo vuole anche lui. Dev’essere così. Di sicuro, e da un momento all’altro mi… Lascia cadere la mano, arretrando con una rapidità che mi fa trasalire. “Bene. Non permetterlo.” Il suo tono è incredibilmente freddo e severo. “Tu sei la mia promessa sposa, e io non condivido. Mai.”

 

 La storia di Alina, principessa della mafia, inizia quando ad appena tredici anni viene costretta a fidanzarsi per stringere un’alleanza con una famiglia avversaria. L’autrice ci fa calare nel pieno della tragedia di una fanciullezza interrotta, all’infrangersi dei suoi sogni e del mito dei genitori, e apprezziamo il carattere irruente di una giovane Alina, duro come l’acciaio anche se rivestito da una facciata ancora ingenua e ai suoi tentativi sopravvivere a una famiglia mafiosa, cercando di trovare la sua strada, di resistere.

Trascorsi dieci anni, dopo una serie di vicissitudini tutte da svelare, assistiamo alla resa dei conti in cui Alexei reclama l’adempimento dell’accordo, e lo fa rapendola e portandola in un luogo introvabile e senza via di fuga. I brevi sprazzi di presente ci lasciano con molte più domande che risposte a causa dell’atteggiamento ambiguo dell’uomo: se da un lato è così duro e implacabile da non lasciarle scampo, dall’altro scorgiamo nelle sfumature dei suoi gesti una sorta di tenerezza, reverenza, devozione. Non vediamo l’ora di ricostruire l’intera vicenda per capire come si è arrivati a quel punto.

“Non farti prendere dal panico” prosegue Alexei, interpretando correttamente l’espressione sul mio viso. “Non succederà oggi, e neanche molto presto. Non provo alcun interesse per una quindicenne, per il matrimonio o per gli appuntamenti. Nel prossimo futuro, andremo avanti come abbiamo sempre fatto, conducendo vite separate.”

(Tratto dal libro)

L’anima Dark della storia è davvero resa al meglio; difficile trovare il confine tra la forzatura e il consenso. Il rapporto tra Alina e Alexei è davvero intenso. C’è un riconoscimento istintivo tra loro, viscerale, una connessione fisica ma anche una compatibilità, una sintonia caratteriale che alimenta l’attrazione uno per l’altra tanto quanto la preoccupazione per il reciproco benessere. Hanno la capacità di essere vicini anche senza parole, di chiedere il consenso anche senza che sia espresso.

Ma per Alina è troppo faticoso accettare una scelta imposta, l’idea di essere trattata come un oggetto, di assecondare i desideri del padre perdendo la libertà. Inoltre, Alexei ha tutta la caratterizzazione da vor, il tipico macho che si prende quello che vuole, con le buone o le cattive. Anche se con lei non usa maniere troppo forti e la maschera di ghiaccio impassibile che usa in pubblico si incrina appena, lasciandole scorgere qualche emozione, rimane un uomo che fa paura, implacabile. A questo si somma il timore di replicare un matrimonio di convenienza fallimentare come quello dei suoi genitori.

“Mi sei stata promessa e…” “Non sono un oggetto, cazzo!” Grido. Tutte le mie emozioni arrivano improvvisamente ad un livello di ebollizione esplosivo. Mi scuoto di dosso la loro intensità, mentre il mio stomaco si torce violentemente. Mi sembra di disgregarmi, di cadere a pezzi, uno dopo l’altro, un brandello sanguinolento dopo l’altro. […] “Non voglio il nostro fidanzamento. Non voglio uscire con te. Non voglio niente di tutto questo. Se ti importa davvero di me, esci di qui e lasciami in pace. Non sono tua. Non lo sarò mai di mia spontanea volontà. Preferirei morire, piuttosto.”

 

Cerca quindi di rimandare il più possibile e Alexei la asseconda recalcitrante, soprattutto perché teme che lei non sia pronta, che non sarebbe abbastanza forte se le facesse troppa pressione. Si verificano negli anni altre vicende, anche legate alla conflittualità tra le famiglie, che li allontanano ulteriormente, anche se mai in modo definitivo. Nelle poche occasioni in cui si incontrano, sono scintille e fuochi d’artificio, ma tutto il resto è distanza silenziosa.

E mentre lei spera che col passare del tempo il contratto venga semplicemente dimenticato, in crisi perché Alexei è al centro di ogni incubo e di ogni sogno, odiandosi per il suo stesso desiderio, lui pianifica e aspetta il momento giusto. E aspetta. E aspetta. Consolidando la sua ossessione. Giocando con il suo topolino.

“Prima, dobbiamo parlare.” Con la mascella serrata, avanza verso di me, spingendomi contro la parete. Il cuore mi martella freneticamente, tuttavia alzo la testa per incrociare il suo sguardo. “Di cosa dobbiamo parlare?” Una decina di emozioni, una più oscura dell’altra, gli balena sul viso, poi ringhia: “Di questo” e, infilando una mano dietro il mio collo e posando l’altra sul mio fianco, incolla la bocca contro la mia.

 

 Poiché avvertiamo la forte affinità tra i due ragazzi, è inevitabile pensare che sarebbe stato facile e conveniente convincere Alina a cedere con le buone: le sarebbe bastato conoscerlo meglio, parlarci, ottenere un dialogo, un’apertura, forse un piccolo corteggiamento, l’ammissione di quanto sia unica e speciale; lasciarle insomma una scelta, una scappatoia, la possibilità di dare alla sua arrendevolezza una facciata moralmente accettabile a cui potesse aggrapparsi per giustificare il consenso a un matrimonio forzato.

Ma Alexei non fa nulla di tutto ciò. Resta nell’ombra, la spia, fa terra bruciata di potenziali pretendenti, la stalkerizza aspettando che venga l’ora di prendersi ciò che vuole. A lui non interessa darle spiegazioni o chiedere il permesso, perché un vor semplicemente si prende ciò che vuole quando vuole, incluse tutte le sue prime volte. Un consenso esplicito che manca, ma che è rilevabile dalla reazione del corpo fisico, e da tutti i pensieri che lei non esprime e tenta di nascondere.

“Adesso ti ho” sussurra con voce rauca, accarezzandomi una guancia con il pollice. “Ti ho, e non ti lascerò andare. Perciò ti conviene fartene una ragione, Alinyonok. Puoi opporti, se vuoi, ma non ti servirà a niente.”

 

Rimaniamo nel dubbio se l’atteggiamento di Alexei sia un problema di difficoltà nelle competenze emotive e relazionali o se tutto sia solo una manifestazione di controllo e potere. Forse quel senso di protezione, possesso, gelosia, controllo sono il suo modo di dimostrare che ci tiene (non uso volutamente la parola amore perché nessuno dei due lo cita esplicitamente). Oppure anche lui ha la sensazione che tutto ciò che conta davvero sia già lì: i loro corpi parlano, la pelle reagisce uno all’altra, è tutto già scritto, anche se lei fatica ad accettarlo.

I due ragazzi finiscono per rincorrersi per anni, ma questo fuggire e nascondersi non fa che alimentare l’istinto predatorio di Alexei, rafforzare la sua pazienza e accumulare desiderio da sfogare. Il tempo tuttavia non li aiuta a fare i conti con i propri sentimenti, a essere espliciti sulle rispettive aspettative, a mettere le carte in tavola concedendo all’altro un compromesso.

Si può definire amore, se non è una libera scelta? Si può definire forza, se la si abbraccia? Un giorno, ci rifletterò. Un giorno, avrò tutte le risposte. Ma quel giorno non è oggi. Mentre fuori infuria la tempesta, e le onde fanno dondolare lo yacht da una parte all’altra, l’unica cosa di cui sono consapevole è il crescente vortice dentro di me, il modo in cui il bacio di Alexei mi risucchia in una spirale di bisogno carnale allo stato puro.

 

 Come anticipavo nella premessa, arrivata all’ultima pagina ho sentito la mancanza di tutte le fasi successive al punto di non ritorno, caratterizzate da maggior romanticismo. Sarebbe bastato un capitolo o magari un libro in più, che ci mostrasse la resa di lei e il modo in cui lui potrebbe aprirsi ai sentimenti, diventare più vulnerabile, comprendere la morbidezza del sentimento di vero amore… Per questo ho preso piuttosto male la conclusione del romanzo e la frase successiva: “ti è piaciuta la storia di Alina e Alexei?”, il finale mi ha lasciata stordita per l’ambiguità irrisolta di una storia tra due persone che “si sentono” visceralmente l’un l’altro, che si conoscono in tutti i modi che serve, pur senza essersi mai detti niente, rappresentando allo stesso tempo una relazione tossica nella quale lei non può godere della libertà di scelta.

Da segnalare scene erotiche squisite, adatte a un demone che ruba le prime volte, ma in modo tenerissimo, attento, determinato, implacabile e allo stesso tempo amorevole.

Le sue labbra si librano sopra le mie ciglia, poi sulle tempie, per asciugare le lacrime con dei baci, mentre il ritmo delle sue dita aumenta. Con una straordinaria e diabolica pazienza, coltiva la mia eccitazione, ammorbidendo il mio corpo contro la mia volontà.

 

 P.S. Questa recensione è stata redatta assumendo che il libro sia autoconclusivo. Non ci sono segnali diversi, neppure in rete, sull’esistenza di un seguito, anche se si ha la sensazione che la storia sembri mancare di una metà. Non mi stancherò mai di ricordare alle autrici quanto sia frustrante non sapere se un libro sia concluso oppure no, dopo l’ultima riga.

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