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Recensione: “Alakim. Le Catene dell’Anima” di Anna Chillon (Serie Alakim Vol. 3)

Combattere pur avendo perso le forze,
scoprendo sentimenti avversi,
facendo della propria debolezza la propria arma.
Con i nuovi arrivi in città, una grande minaccia incombe su Alakim. Privato del potere e stremato da una fame che non è più in grado di soddisfare, diviene facile preda dei suoi nemici.
Questa volta lottare insieme a Nicole e Muriel non gli basterà a salvare se stesso e tutti coloro che lo circondano da un male che dilaga inarrestabile, contagiando Marsiglia intera.
Questa volta ciascuno dovrà porsi dinnanzi allo specchio per scoprire l’origine della propria fragilità e svelare i reconditi sentimenti dell’animo.
Perché la vera forza sta nel guardarsi dentro, faccia a faccia con i propri demoni, accogliendo qualunque realtà venga rivelata, per quanto dura essa sia.

Benvenuti nell’incanto oscuro di Anna Chillon. Come succede ogni volta in cui questa donna plasma tra le mani la storia del suo macabro e accattivante serafino, sempre capace di risucchiarci nel buco nero della sua anima e farci annaspare alla ricerca di una boccata d’aria.

L’aveva fatto con i libri precedenti.

E ora l’ha fatto di nuovo. Ma stavolta sembra aver impregnato la sua storia di un impatto emotivo ancora più eclatante.

Dopo uno strano incubo che ha il sapore amaro della realtà, Alakim inizia a perdere il controllo sul proprio corpo e sul proprio potere, come se qualcosa o qualcuno lo stesse svuotando lentamente di ogni grammo di energia.

E il non sapere chi sia l’artefice del suo devastante declino rappresenterà un tormento per lui tanto quanto per Nicole e Muriel, che gli doneranno tutto il loro aiuto in una corsa contro il tempo per la sopravvivenza del loro amato angelo oscuro.

Ancora una volta Anna Chillon ci attrae nella sua tetra ragnatela con un linguaggio maestoso e ricercato, con uno stile che diventa poesia… talvolta cruda e macabra… talvolta soave e armoniosa, ma sempre capace di sviscerarti le 

emozioni in un modo così diretto da far quasi paura. E anche in mezzo alle situazioni più drammatiche e prive di umana speranza, il cinico sarcasmo di quel bastardo di un serafino brilla come una stella in un cielo di tetra malvagità.

Ma Alakim ha la sua luce, la sua dolce e tenera Invocantes, il suo piccolo Eden personale, l’unica àncora di salvezza a cui aggrapparsi per non precipitare nel baratro.

E il loro complicato rapporto evolve di nuovo, diventando ancora più intenso, ancora più folle, ancora più lussurioso, ancora più incomprensibile a chi li osserva dall’esterno.

Una simbiosi così irragionevolmente superba da trascendere i limiti dell’umana comprensione.

«Sei mia, lo sai che significa?» Lui le prese i polsi.

«Mia. Significa che per te vengo sempre prima di chiunque altro.

Mia. Significa che puoi guardare, muoverti, andare a spasso senza di me,

nutrirti, pisciare, respirare, ma io sono sempre lì.

Talmente profondamente fottuta che non puoi smettere di avermi in testa,

che ti piaccia o meno.» Strappò le sue calze velate.

Le sue dita si insinuarono sotto le mutandine,

portandola all’improvviso incurvarsi della colonna vertebrale

che si sciolse incapace di reggerla.

«Mia. Significa che sei il mio pensiero costante, sempre e comunque.»

In questo terzo capitolo della saga, le storie di Alakim, Nicole e Muriel s’intrecciano magistralmente con quelle di personaggi che, pur essendo secondari, risultano divinamente caratterizzati. Creature che nell’arco dell’intera vicenda subiranno una trasformazione importante: Yoliah, Samshat, Elizabeth, Theo, Denise… tutti loro commetteranno errori, soffriranno, cresceranno, cambieranno. Chi in meglio, chi in peggio. Ognuno di loro in modo diverso. Ognuno di loro con la sua piccola dose di dolore. Ognuno di loro con una parte di sé da sacrificare, per colpa di spietate rivelazioni e rese dei conti dal sapore dolceamaro, fatte di violenza e di armi non convenzionali, come i sentimenti nascosti e i desideri più oscuri.

Anche stavolta Anna Chillon ci ha stregato il cuore e la mente con la sua magia.  A tratti così luminosa da accecare. A tratti così cupa da far venire i brividi.

Ci ha fatto sperare, tremare, soffrire, gioire, insomma… sentire maledettamente vivi e allo stesso tempo sull’orlo di un precipizio. Alla fine di un torrido viaggio nei meandri della psiche umana, delle sue più grandi paure e dei demoni che ne imbrigliano l’anima.

E anche quando ti saresti aspettata di provare rabbia, o disgusto, o un qualunque altro sentimento negativo, ciò che ti resta addosso è solo l’eco di un’insana esaltazione.

A cura di:

 

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Voto Nikky 5

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