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Recensione: La strada delle nuvole di Jenny Tinghui Zhang

 

 

Titolo:La strada delle nuvole

Autore: Jenny Tinghui Zhang

Genere:  Narrativa storica

Editore: Nord

Data di pubblicazione: 7 giugno 2022

 

Cina, 1882. Quando i suoi genitori scompaiono nel nulla, Daiyu non sa cosa fare. La nonna, invece, lo sa benissimo. Ha visto troppe orfane morire di fame o di violenze e lei non ha più la forza di occuparsi di una dodicenne. Perciò la traveste da ragazzo e la manda in città, in modo che possa guadagnarsi da vivere. E infatti, ben presto, Daiyu trova impiego come sguattera in una scuola di calligrafia. Intelligente e curiosa, inizia ad ascoltare di nascosto le lezioni, scoprendo così la meraviglia della parola scritta, l’infinito piacere della lettura, i molteplici significati racchiusi in ogni singolo ideogramma. E rivela un vero talento per la calligrafia, un talento che il maestro nota e non esita a coltivare. Ma tutto cambia il mattino in cui, mentre gira tra i banchi del mercato, Daiyu viene convinta con l’inganno a seguire uno sconosciuto, che la trascina a forza su una nave diretta a San Francisco e, giunto lì, la vende a un bordello. Per Daiyu, l’America è un Paese oscuro, sconcertante, pieno di contraddizioni, a partire dalla lingua che tutti parlano e che sembra precisa, ma si scrive con simboli sciatti e incomprensibili, per finire al modo in cui lei viene trattata: disprezzo per il colore della sua pelle alternato alla bramosia per il suo giovane corpo. Una cosa, però, è evidente: in America, se si è un maschio, si ha diritto a trovare il proprio angolo di paradiso. E allora Daiyu ruba alcuni abiti da uomo, si traveste di nuovo e fugge lontano, verso la quiete di un villaggio dell’Idaho, che – le hanno detto – è molto più vicino alla Cina. Una scelta che dovrebbe finalmente condurla sulla strada di casa, e che invece segnerà la sua rovina. Ma anche la sua rinascita…

 

 

 

Care Fenici mi trovo a recensire un romanzo che ha una sua forza intrinseca, che si comprende fino in fondo solo leggendo la nota finale dell’autrice. Troppo spesso , infatti , dimentichiamo come gli errori e gli orrori del passato vengano tristemente ripetuti .     Thingui Zhang ci racconta come , allo scoppiare della pandemia da covid- 19 in America, le invettive del Presidente Trump abbiano riportato alla mente,  a lei e ai suoi connazionali, le vicende accadute   a fine ottocento  e che troppo spesso quella nazione vuole condannare alla damnatio memoriae. Tale appendice al romanzo mi ha colpito particolarmente facendomi appassionare ancora di più  a questa storia che inizia in Cina nel  1882. Daiyu è una bimba felice che vive con i genitori e la sua amata nonna. La sua vita è semplice, fatta di gesti familiari e volti amici, ma tutto  è destinato a cambiare quando i suoi genitori  scompaiono e la nonna la convince a vestirsi da ragazzino e trovare rifugio in un’altra città dove obliare il suo passato e sperare in un futuro migliore.

Così inizia la parabola esistenziale di questa eroina che si trova a dover rinunciare alla sua identità per fingersi un maschietto e trovare vari espedienti per sopravvivere. Durante questo viaggio  incontrerà vari personaggi , alcuni benevoli, come il maestro calligrafo cinese che si prenderà per un  po’ cura di quello che crede essere un ragazzino di strada con grandi doti per la scrittura, o come due negozianti di Pierce che lo accoglieranno come sguattero ignari   della sua vera identità. Altri saranno ambigui , come Jasper che la rapisce in Cina e la fa arrivare in America, come Samuel, la cui debolezza e codardia lo rendono   triste e insoluto, o come i bianchi con il loro odio e il loro cappuccio bianco. Una figura su tutti mi ha colpito:  Nelson, il cinese dal cuore di violinista e gli ideali di un sognatore, delicato e concreto fin quando non finirà vittima dell’unico sogno che si è concesso. 

Tanti sono i personaggi le cui esistenze si intrecciano con quella di Daiyu, segnando la sua crescita spirituale e la sua presa di coscienza, di ognuno di loro si apprezza il modo in cui vengono rappresentati e resi, con le loro miserie,  in un affresco che è crudo, ma trova riscatto in alcune figure come quella della prostituta…. che sogna di salvare le sue colleghe e per questo si immola, o come quella di William il cinese che vuole reagire e proteggere i suoi connazionali. Le vicende che coinvolgono la protagonista sono di grande rilevanza storica e hanno una ricostruzione accurata e fedele. L’autrice ci presenta con lucida consapevolezza il dramma delle ragazzine rapite in Cina e portate in America per finire nei bordelli del tong, dove i loro corpi e le loro anime vengono divorate senza alcuna pietà. Cosi come ricostruisce con grande attenzione le ondate di violenza che attraversano gli Stati Uniti durante la fine dell’800 con leggi razziali avverse alla popolazione cinese. 

La storia di Dayiu è una vicenda epica e dolorosa e ogni sua scelta porterà la bambina prima, la ragazzina e la donna  poi verso un destino ineluttabile e oscuro che, nonostante la sua drammaticità, la  porterà a raggiungere la più alta consapevolezza di sé sino a renderla finalmente completa e libera.  

Non vi nascondo che questa lettura mi ha fatto male, un senso di dolorosa impotenza mi ha accompagnata per tutto il romanzo mentre la vicenda di Daiyu mi pennellava sul cuore un senso di amarezza e dolore. 

Interessante  anche il ricorso ai vari ideogrammi sparsi per le pagine del libro che fanno da filo conduttore alle emozioni della protagonista. Che dirvi? Venite a conoscere questa triste eroina non ne sarete deluse. 

 

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