Titolo: Una Vita Migliore
Autore: Susan Allott
Casa Editrice: Harper Collins Italia
Genere: Thriller
Data di pubblicazione: 6 Maggio 2021
Londra, 1997.
Nel cuore della notte Isla Green viene svegliata da una telefonata. È suo padre, dall’Australia. La polizia lo sospetta per la scomparsa di una donna, la loro ex vicina di casa, avvenuta molti anni prima. Ed è stato proprio lui a vederla viva per l’ultima volta.
Sydney, 1967.
In un tranquillo sobborgo di Sydney, fatto di villette a schiera, giardini curati e bianche staccionate, due coppie vivono vicine. Louisa e Joe, immigrati dall’Inghilterra, con la loro bambina di quattro anni, Isla. E Mandy e Steve, che di mestiere fa il poliziotto. Sembrano felici, giovani e spensierati, ma in realtà non tutto è come appare. Louisa è disperatamente nostalgica e vorrebbe tornare a Londra. Mandy ha il terrore di rimanere incinta e di diventare madre. Steve, che invece vorrebbe moltissimo un figlio, è distrutto dal nuovo compito affidatogli dalla polizia: strappare bambini aborigeni dalle loro famiglie, per inserirli in un programma statale di reinserimento sociale. Ogni giorno, ognuno di loro racconta una piccola bugia, destinata a costruire un fragile castello, pronto a crollare al minimo soffio di vento…
Sono passati trent’anni da allora, ma sotto le ceneri di quel castello covano ancora le fiamme di molti altri segreti che solo Isla può scoprire. Segreti sul male di cui possono essere vittime gli innocenti ma anche le persone più amate. Squarciare quel velo di silenzio è l’unica strada per salvare il padre, ma la verità potrebbe essere più dolorosa del previsto.
Leggendo Una vita migliore ho provato un senso di soffocamento, come se ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato tra le pagine. Una storia che mi ha disturbato parecchio.
1967 Sidney, la famiglia Green, composta da Joe, Louisa e la figlia Isla, vive da un po’ di anni in Australia. Quest’ultima passa molto tempo con la vicina Mandy…
Louisa non è felice di vivere lì, vorrebbe tornare in quella che per lei è casa in Inghilterra, e lo confida a Mandy, scatenando tra le due famiglie una serie di conseguenze drammatiche.
1997 Londra, Isla ormai adulta riceve una telefonata dal padre che le chiede di tornare a casa. Joe è stato accusato della scomparsa di Mandy, della quale non si hanno notizie da trent’anni. Il suo ritorno farà affiorare brutti ricordi, la ragazza decide quindi di scoprire cosa sia successo a Mandy in realtà: sarà la sua battaglia personale.
Il racconto si sviluppa su due piani temporali: il 1997, l’anno in cui Isla torna a casa dei genitori, e il 1967, quello della scomparsa di Mandy. L’autrice ha creato un intreccio tra passato e presente che permette di mettere in luce i personaggi, senza nascondere le loro innumerevoli bugie. Questo consente al lettore di capire come si vivesse all’epoca e il modo in cui i problemi fossero celati dietro facciate di rispettabilità.
Ho trovato le varie figure molto umane, quasi in bilico tra l’essere buone o cattive. Le descrizioni sono davvero minuziose e mettono in mostra le peggiori caratteristiche dell’uomo: l’egoismo, la rabbia, la delusione. Tutto ciò è ben incastrato in una realtà fatta di alcolismo, violenza domestica, rimpianti e tante, troppe bugie che condizioneranno il corso della storia.
Ciò che maggiormente mi ha disturbato in questo romanzo è il “silenzio del quartiere” in cui vivono i protagonisti; niente riesce a turbare la tranquillità apparente.
In particolare si tace rispetto al fenomeno della “generazione rubata”, durato fino al 1997. Periodo in cui le autorità australiane portavano via i figli agli aborigeni, mettendoli in istituti, in cui venivano addestrati a lavorare per i bianchi. Nel libro emergono dunque storie di abusi, crudeltà e disumanità.
Il personaggio che ho trovato più complesso e sfaccettato e, a mio avviso, racchiude l’emblema di quanto ho espresso finora è Steve Mallory. Lui è il poliziotto con l’incarico di prelevare i bambini dalle loro famiglie, il quale, logorato a causa dei rimorsi, cercherà di combattere il duro conflitto interiore che arriverà a spezzarlo.
La scrittura utilizzata è spietata, incisiva, graffiante, e permette di entrare in sintonia con loro, ponendo la questione: e se fosse successo a noi come ci saremmo comportati? Io personalmente non so come avrei agito o se avrei fatto scelte diverse rispetto a quelle dei protagonisti. Sono situazioni in cui ci si deve trovare per capire a fondo e prendere poi delle decisioni in merito… è la vita e a volte va semplicemente vissuta per poterla comprendere.
Un romanzo che pone l’attenzione su un fatto spinoso e vergognoso di una pagina di storia australiana; sul problema dell’emigrazione e della sua possibilità di adattarsi in un paese straniero.
Un libro che consiglio a chi vuole scoprire una nuova autrice raffinata e pungente allo stesso tempo.