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Recensione: Un angelo in fuga di Lisa Marie Rice

Titolo: Un angelo in fuga 

Autore: Lisa Marie Rice

Editore: Mondadori

Genere: Romanzo rosa

Target: 16+

Data di pubblicazione: 4 marzo 2023

Il Seal della Marina Matt Sanders, rimasto gravemente ferito in missione, ha deciso di andare in Messico per cercare di rimettersi in sesto. Qui incontra la donna più bella che abbia mai visto, un vero e proprio angelo, sebbene i sentimenti che lei gli ispira siano tutt’altro che innocenti. Non sa però che si tratta di Charlotte Court, erede di un impero milionario, ingiustamente accusata dell’omicidio di suo padre. Matt capisce presto che lei sta fuggendo da qualcosa.

O da qualcuno. Il vero assassino del padre è infatti sulle sue tracce e lei non può abbandonarsi alla passione, nemmeno con un uomo straordinariamente sexy come Matt. Pur sedotta, Charlotte non vuole aprirgli il suo cuore altrimenti metterebbe a rischio anche lui. Ma Matt è pronto a fare qualsiasi cosa per proteggerla, a costo della vita…

 

 

Non importava. Sapeva solo che ogni giorno tranquillo e sereno in cui dipingeva e vegliava sul suo guerriero ferito era un giorno in cui diventava più forte.

Charlotte è un’ereditiera che si prende cura del padre malato. Tradita da un socio d’affari troppo avido, assiste all’omicidio del genitore e fugge prima di essere colpita a sua volta. Nelle prime pagine ci addentriamo nel suo senso di terrore e solitudine del sentirsi braccata. Ferita, si nasconde oltreconfine cercando il modo di riabilitare il suo nome.

Lì, sulla spiaggia di fronte alla sua veranda, vede Matt, un Navy Seal che ha passato l’inferno: appena uscito dal coma dopo una missione, non sa da dove iniziare per ricostruire la sua vita ed è tentato di mollare, ma l’angelo biondo che gli compare da lontano nel momento di maggior scoramento gli dà forza e un nuovo motivo per tenere duro. 

Nell’uomo zoppicante che, ostinato, ha impiegato tre ore per fare dieci flessioni, Charlotte riconosce un’anima in pena quanto la sua, un guerriero ferito così tenace da darle forza e un senso di protezione del quale sente estremo bisogno. 

 

Una bella donna che lo guardava da una terrazza sopra la spiaggia. C’erano tristezza e consapevolezza nel suo sguardo, come se capisse tutto quello che gli passava per la testa. Il che era folle. Nemmeno lui capiva tutto quello che gli passava per la testa. Ma c’era stata una connessione inconfondibile tra loro, onde magnetiche così forti da essere quasi visibili.

La fuga di una ragazza che ha assistito a un omicidio e che nel luogo in cui si rifugia incontra l’amore potrebbe sembrare una trama d’azione già vista, eppure l’autrice ha evitato ogni cliché ponendo l’attenzione sul dramma dei protagonisti, sulla fatica del rimettersi in piedi, sul modo lento e sinergico con cui si sostengono uno all’altra. Ma un altro elemento che differenzia la storia dai soliti thriller sono anche l’empatia e la stima che arriviamo a sviluppare nei confronti del killer assoldato per trovare la testimone, di cui arriviamo ad apprezzare le abilità, la pazienza, la minuzia.

 

La parte del cervello di Charlotte che era più antica del pensiero cosciente le stava dicendo che era al sicuro con lui. Addormentandosi tra le sue braccia, il suo corpo gli stava comunicando che si fidava di lui. “Non posso parlarne.” La sua testa, però, ancora non si fidava.

Charlotte e Matt sono, in modo diverso ma simmetrico, feriti nel corpo e traditi dalla vita. Con tenacia e coraggio scelgono di resistere, di rimettersi in sesto, ritrovano la forza fisica e interiore affrontando un percorso di rinascita. Essere spettatori l’uno del percorso dell’altro, pur da lontano, li aiuta a tenere duro, ad avere fiducia del futuro, a farsi forza.

Questo legame tra anime affini diventa sempre più magnetico, tenero, caldo, e passeranno dal guardarsi da lontano a un avvicinamento progressivo, fino ad avvinghiarsi totalmente, una volta che Matt farà sua la missione di proteggere Charlotte da chiunque la insegua dalle ombre del suo passato.

 

Il desiderio che provava per Charlotte adesso era intriso di un feroce senso di protezione che, nella sua testa, gli faceva saltare il corteggiamento. Lui era già oltre. Quella donna magica era in pericolo ed era sua. Sua da proteggere e sua da possedere.

Matt è un personaggio davvero affascinante. Paziente e perspicace, si rivela un buon ascoltatore, attento e capace di adeguare i gesti per mettere l’interlocutore a proprio agio e avvicinarla senza far suonare i campanelli d’allarme, che a causa della fuga sono molto sensibili. 

 

Non si mosse, aspettò solo pazientemente, la grande mano aperta, pronta a ricevere la sua. Lentamente, come se stesse attraversando qualcosa di molto più pesante dell’aria, una densa mescolanza di tempo, disperazione e paura, Charlotte gli tese la mano tremante. A un soffio dal toccarlo, esitò. Matt aspettò immobile. Sembrava che potesse aspettare per sempre. Alla fine, lei mise la mano nella sua, tremando. Per il freddo. Per la stanchezza. Per la paura.

Meravigliosa la penna della Rice, così attenta e accurata sulle sfumature, che si tratti di sesso (in questo volume non tanto, a dire la verità) o di toccarsi l’anima, comprendersi, intuirsi, essere affini uno all’altro. Il fascino di Matt, il suo essere sexy, dominante, tenace, tutta la sua forza d’animo, la costanza e la pazienza ci conquistano dopo poche semplici pennellate: basta che lei lo noti zoppicare fino allo stremo, senza mai arrendersi.

E sono davvero potenti le caratterizzazioni, che non solo hanno reso pulsanti e multisfaccettati i protagonisti, ma sono riuscite a rendere affascinante perfino l’antagonista Barrett, il killer all’inseguimento di Charlotte, del quale apprezziamo l’acutezza e la professionalità, oltre all’abilità nel profiling e nel tracciare i movimenti delle sue prede in fuga.

Tutto questo si ottiene con una grande cura dei particolari e l’uso di tutti i colori delle parole, cosa che non compromette affatto il tasso di adrenalina e il ritmo del romanzo, grazie alla solida trama poliziesca. Il cattivo, infatti, si riorganizza per portare a termine l’obiettivo, alimentando un senso di aspettativa e di suspence che crescerà fino alla risoluzione finale.

 

Aveva fatto da scorta tre volte nella sua vita e non aveva mai abbassato la guardia. Aveva sempre svolto il suo lavoro in modo più che professionale. Ora, invece, si era distratto, sprecando tempo e concentrazione a chiedersi da chi stesse scappando Charlotte, quando era del tutto insignificante. La cosa importante era che Matt doveva essere pronto per lui, ogni secondo di ogni giorno. Distrarsi avrebbe potuto farli uccidere entrambi. E in quel momento si rese conto di quanto lei gli stesse incasinando la testa.

Una storia diversa da ciò che mi aspettavo, ma assolutamente convincente e coinvolgente. Forse il tasso di passione non è alle stelle, ma ho adorato il fascino di un uomo perspicace, protettivo, che sente un legame da subito con una donna che lo guarda da lontano mentre lui recupera le forze e si lecca le ferite facendo il meglio che può senza mai mollare, per quanto poco fosse rispetto alla piena forma. 

Trovo che l’autrice sia stata fantastica nel dipingere con pochi tratti il fascino di personaggi che non sono impulsivi e d’azione, ma pazienti e ottimi strateghi (sia Matt che Bennett hanno questa abilità): attenti ai dettagli, capaci di immaginare i background delle persone di cui si stanno occupando o di prevedere le mosse dell’avversario con largo anticipo. 

Se la suspense è ben sostenuta dalle capacità di pianificazione e di scouting dei personaggi, la trama romantica procede più lentamente, a piccole dolcissime dosi. Matt riesce ad avvicinarsi piano alla ragazza gentile dal cuore troppo grande per un mondo di assassini opportunisti, conquistando la sua fiducia con fatica, nonostante le dimostri in ogni modo di essere onesto e affidabile.

 

Matt si mosse in avanti, lo sguardo congelato sulle sue labbra. Stava per baciarla. Lei lo voleva? Sì, no, sì, no… La mano di Charlotte premette delicatamente sul suo petto. Non lo stava respingendo, tenne solo la mano in posizione mentre lui si spostava in avanti. Quel gesto, però, ebbe l’effetto di fermarlo, anche se non era proprio un segnale di stop. E neppure un “Vai”. Il viso di Matt scese verso il suo, sempre più vicino… ma, invece di baciarla sulla bocca, le premette le labbra dietro l’orecchio.

Finale purtroppo un po’ affrettato, che se da un lato rappresenta un culmine esplosivo a un crescendo dal ritmo serrato, dall’altro butta via qualche buon elemento su cui si sarebbe potuto costruire qualcosa di più minuzioso (penso alla caratterizzazione di Matt, per molti versi simmetrica a quella di Barrett, che avrebbe potuto svilupparsi in epilogo più complesso).

 

Maledizione, tutto il suo corpo era una zona erogena. Tutto in lui la eccitava: la sua stazza, la sua forza, la sua assoluta mascolinità. Chiuse gli occhi. Era così bello toccarlo che guardarlo quasi la distraeva.

 

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