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Recensione: “Tutti i baci che non ti ho ancora dato (I colori dell’amore Vol. 2)” di Naike Ror

Titolo: Tutti i baci che non ti ho ancora dato
Autore: Naike Ror
Serie: I colori dell’amore#2
Genere: contemporary romance
Editore: Amazon Publishing
Data di uscita: 7 Luglio 2020

1. Tutto il blu che parla di noi
2. Tutti i baci che non ti ho ancora dato

Sotto la neve del Montana si nasconde la primavera di Kathleen
Cosa ci fa Kathleen Howard Moore, col suo parka di cashmere e gli stivaletti di alta moda italiana, in uno sperduto paesino delle Montagne Rocciose? Per di più sola e senza un soldo? Eppure fino a qualche mese fa nella sua vita c’erano prestigiosi incarichi nelle ambasciate statunitensi di tutto il mondo, una famiglia ricca e rispettata, un fidanzato bello e potente… che poi l’ha tradita e annientata. È riuscito a portarle via tutto, lasciandole solo un gelido vuoto nel cuore e un’avvelenata voglia di vendetta. E Kathleen ha deciso di ripartire dall’inizio, dalle sue origini, da quella madre che la dette in adozione agli Howard Moore appena nata. Saint Mary, in Montana, è il piccolo villaggio di montagna dove cercarla, e dove Kathleen spera anche di ritrovare se stessa. Ma boschi innevati, buona cucina tradizionale e tranquilla vita di paese possono davvero riscattare una rampante newyorkese, abituata a ristoranti stellati e tacchi vertiginosi? E se, oltre alla sua famiglia di origine, Kathleen trovasse a Saint Mary anche un uomo capace di tenerle testa, con una lingua tagliente e dei magnetici occhi verdi? Allora forse quel riscatto tanto cercato potrebbe veramente realizzarsi, e nel modo più dolce e inaspettato

«Cosa ci sarebbe di male nel flirtare con un uomo? Dovresti farlo anche tu.»

«Vedi uomini in giro?» lo provocò Kathleen.

Lui le sorrise di sbieco. «Mi dispiace se nella vita sei inciampata in uomini che non sanno distinguere le donne impegnate da quelle impegnative, ma sia messo agli atti che quello che hai davanti a te, signorina Howard e quell’altro cognome che non ricordo mai, appartiene alla categoria degli uomini che restano. A scappare in genere sono le donne che hanno avuto a che fare col sottoscritto, e di certo non sarò io a correre dietro a una gonnella.»

Adoro Naike Ror, il suo stile pungente, asciutto e senza filtri. E sono davvero felice che abbia fatto pace con i finali e abbia iniziato a scriverli!

I protagonisti di questo romanzo sono fantastici: Ryan è ruvido, schietto, brusco, diretto, vive di battute taglienti e sagaci, capaci di mettere in ginocchio l’avversario e di farsi odiare dal primo istante. Ma incontrando Kathleen ha trovato pane per i suoi denti. È una donna in grado di metterlo in riga, di rispondere per le rime a un atteggiamento fin troppo stronzo, grezzo, arrogante.

E, a differenza di altri romance e dei loro canonici protagonisti dal cuore tenero corazzato da una finta durezza, i due brutti caratterini di Ryan e Kathleen non sono scudi per difendersi, ma un modo di mostrare che a loro non importa niente di ciò che pensa la gente, un vero e proprio modo di essere spinoso, frutto delle proprie esperienze di vita.

Nel momento in cui si incontrano, i nostri due protagonisti, Ryan e Kathleen, non stanno vivendo vite ed esperienze piacevoli, in grado di realizzare la loro vita.

Ryan ha consapevolmente sacrificato i suoi sogni per stare accanto al fratello reduce dalla guerra, andando ad abitare in una zona bellissima ma lontana dal suo lavoro, rinunciando a una carriera di sicuro successo. Un carattere difficile, troppo schietto e diretto per essere apprezzato dalla gente, che quindi tende a evitarlo. Ma non gli pesa, perché lui, nella sua solitudine e con il suo gatto, sta benissimo.

Kathleen, dopo aver rinunciato al lavoro e alla sua indipendenza per stare con un uomo che l’ha tradita, ha perso tutto, portando al disastro economico anche la sua famiglia.

La ricerca delle sue origini la porta a trovare, anziché una madre, un intero microcosmo abitato da una sorellastra e dalla sua famiglia; un mondo parallelo disconnesso da tutto, dal lavoro e dai problemi, in cui poter trovare pace e silenzio; un luogo quasi mistico disturbato solo da un uomo che la stuzzica e la punzecchia in modo poco discreto, spronandola a rispondere con lo stesso tono, e contemporaneamente, mantenendola viva, stimolandola all’ironia, stuzzicando il suo istinto combattivo e competitivo per avere l’ultima parola.

Kathleen è una diplomatica, abituata a mascherare le emozioni, a essere fredda, glaciale. Pur non essendo di natura sentimentale, le serve un posto dove leccarsi le ferite e ricominciare da zero, ma anche poter sfoderare le unghie con Ryan le fa bene, per sfogare il suo lato competitivo senza dover smussare le sue spigolosità, senza dover dimostrare niente a nessuno. Kathleen non ha bisogno di cambiare personalità o di “ritrovare” se stessa (tradotto: non avremo un personaggio che cambia pelle per trasformarsi), ma deve di scoprire ciò che vuole davvero, e nel Montana ha l’opportunità di cancellare tutto quello che “eccede” e di comportarsi in modo semplice, più naturale.

Eppure, l’unico modo per riscattare se stessa e la sua famiglia è ingoiare l’orgoglio e fare qualcosa che inevitabilmente la allontanerà da questo uomo scorbutico che ha iniziato ad affascinarla.

Le vite di questi due protagonisti sono evidentemente inconciliabili, e non riusciremo a immaginare in quale modo i nostri ragazzi potrebbero mai riuscire a stare insieme. L’unica soluzione che hanno di fronte è una scelta: essere felice, con la propria famiglia d’origine al sicuro e una carriera prosperosa, oppure perdere di nuovo tutto, cambiare i propri sogni e stare con l’uomo/donna che amano.

Non sono una fan di questo genere di out-out che porta a perdere pezzi di se stessi in nome dell’amore, ma devo dire che la cosa è stata ben gestita: nessuno dei due protagonisti è arrendevole. Anzi, Ryan e Kathleen se ne dicono schiettamente di tutti i colori, mettendo in luce quello che le lettrici pensano e vorrebbero dire, riuscendo a buttare fuori tutti i silenzi, i segreti, le mezze parole, le omissioni, e quindi obbligandosi al dialogo. L’unico modo per riuscire ad abbracciare, oltre al tenero, anche le spine dell’altro.

Questi due caratteri spigolosi trovano il modo di incastrarsi uno nell’altro in una dolcezza graffiante.

La trama conta una spettacolare schiera di personaggi dipinti con tratti molto particolari e vividi (tra cui in particolare ho amato Abel), oltre che una affascinante ambientazione realistica e pienamente da vivere, sia nei colori, nella geolocalizzazione, ma anche nella metaforica assonanza meteorologica: la neve che copre le emozioni, la primavera che svela segreti sepolti, il nuovo autunno che riporta la pace.

È una storia che parte molto lentamente, ma una lentezza che ho trovato godibile. Dobbiamo lasciarci trasportare un po’ dalla corrente e aspettare che i personaggi si rivelino, che la loro attrazione riesca a trasformare le scintille dello scontro in rivelazione.

In pieno stile dell’autrice, non possiamo aspettarci una narrazione struggente, perché la cifra stilistica di Naike Ror è quella di essere ironica, pungente, scanzonata. Arriveremo a desiderare una soluzione romantica, ma finiremo per non ottenere nessun eroe, nessun gesto plateale che non sia un bacio aggressivo, una frase provocante del tipo “che fai? mi stai chiudendo fuori dalla porta?”, oppure chiedono un appuntamento con un “pensavo avessi voglia di insultarmi dal vivo, evidentemente hai perso colpi e coraggio”. Atteggiamenti che, in fondo, ci sorprendono e ci salvano dai cliché popolati da principi azzurri e da principesse salvate.

Ryan si inginocchiò tra le sue gambe, col profilo coperto dalla penombra e il petto che si muoveva a ritmo di respiri corti. «Non chiedermi di andarci piano: ormai ci consociamo fin troppo bene. Non dettarmi tempi e regole: ormai le abbiamo bruciate tutte. Non chiedermi di lasciarti andare: abbiamo troppo poco tempo e troppi chilometri che ci separano. E in ogni caso, anche se tu mi chiedessi una di queste cose, io non ne farei nessuna.»

Kathleen quasi si commosse: poteva una dichiarazione d’amore essere tanto arrogante?

La parte migliore è che i brutti caratteri dei protagonisti non si trasformeranno magicamente in qualcosa di più accettabile: nessuno dei due diventerà improvvisamente in uno zerbino. Ryan non cambierà il suo carattere, ma riuscirà a far emergere i suoi sentimenti, e li esprimerà con la stessa schiettezza con cui comunica tutto il resto.

Kathleen, invece, arriverà a chiedere scusa e a fare il primo passo. Imparerà che non le è concesso tutto e che non può pensare solo a se stessa. Capirà che libertà non sempre vogliono dire comportarsi “da uomo”, ovvero rinunciare alle emozioni, restare soli, difendere l’autonomia a ogni costo, ma significa permettersi di fidarsi di qualcuno, scegliere di avere un partner, poter decidere anche di accasarsi e avere una persona al proprio fianco.

Kathleen rappresenta finalmente un personaggio femminile forte ma in crescita, e che riuscirà, al termine di queste pagine, a maturare in questa sua forza, in modo credibile e non artefatto.

Lui cercò la sua mano e Kathleen accettò quell’intreccio di dita.
«Adesso potrei baciarti, ma ho qualche dubbio.»
«Ryan…»
Lui le fece segno di tacere, poi si avvicinò al suo collo.
Kathleen chiuse gli occhi, lasciando che il respiro lieve di Ryan le facesse venire un brivido lungo la schiena.
«Non so se la donna che ho davanti tornerà più a Saint Mary e non so se io tornerò più a New York. Non so se la sua testa è abbastanza libera, non so se il suo cuore è sufficientemente guarito» sussurrò contro la sua pelle.

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