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Recensione: The Stand – 1×07

“The Walk” è il titolo del settimo episodio di The Stand. Vediamo cosa ne pensa la nostra Scarlett. Qui quello precedente. Buona lettura!

the stand

Progetto grafico a cura di Maria Grazia

Eccoci correre sempre più verso il finale di questa miniserie tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King, in Italia tradotto in L’Ombra Dello Scorpione.

Credo sia possibile iniziare a tirare un po’ le fila di queste sette puntate.

Nel romanzo, la forza della storia è più nei personaggi che nella trama in sé, la quale non presenta originalità incredibili, piuttosto è una realistica analisi, condita da un po’ di paranormale, di come potrebbero andare le cose se un virus spazzasse via quasi tutta l’umanità, con le sue leggi e le sue concezioni. Nella serie, invece, ritengo che alcuni di quei protagonisti non siano stati delineati profondamente; ci hanno trasmesso poco a livello empatico e non credo che la colpa sia (come ho letto in altre critiche) del poco spazio che possono dare nove episodi piuttosto che una serie composta da più stagioni: in un buon film certi personaggi bucano lo schermo nel tempo di due ore scarse. Penso sia più imputabile a un problema di regia, di sceneggiatura, perché gli attori mi sembrano, chi più chi meno, tutti all’altezza del proprio ruolo.

Uno di quelli più bistrattati (di Nick Andros ho già parlato) è proprio quella Madre Abagail che è il fulcro luminoso dei buoni, la voce di Dio quanto Randal Flagg lo è di Lucifero, eppure questo personaggio mistico, affascinante, ci abbandona (come tutti i suoi discepoli) con la sensazione di non averla conosciuta abbastanza. Chi era davvero? Perché esce di scena proprio nel momento di maggior bisogno? Posso interpretare questo in senso biblico, visti i tanti riferimenti religiosi: i buoni affrontano prove e sono soli, come Cristo nel deserto, come Abramo sull’altare di Isacco. Così, Madre Abagail se ne va lasciandoci con domande irrisolte, affidando il compito ad altri che dovranno andare avanti per fede.

The Stand - 1x07

Il titolo The Walk si riferisce proprio alla marcia dei quattro prescelti verso New Vegas, mentre dei tre osservatori mandati in precedenza nessuno è tornato. Un compito che viene direttamente da Dio: il male lo si affronta, non si aspetta inermi che ci colpisca, anche se, partiti con l’ordine di andare a piedi e non portare nulla, i quattro sembrano più agnelli sacrificali che guerrieri, e penso che anche in questo sia molto forte l’impronta religiosa che King ha dato a tutta la storia: i buoni affrontano il male, sì, ma come martiri. Pur sapendo che uno di loro non vedrà la fine del viaggio, accettano di partire.

In questa puntata di The Stand salutiamo un altro contrastante personaggio, passato al lato oscuro, e posso assicurarvi che saranno momenti toccanti, saprà riscattarsi nel finale nel messaggio che lascerà scritto su un taccuino, e che forse, lui che per tutta la vita ha inseguito case editrici che lo hanno rifiutato, è probabilmente la cosa migliore che abbia mai scritto.

The Stand - 1x07

Parallelamente, abbiamo il viaggio di Nadine per raggiungere il suo promesso sposo a New Vegas, e sarà proprio nella scena del loro incontro e unione che finalmente vedremo il vero aspetto di Flagg.

The Stand - 1x07

Assistiamo impotenti alle immagini di uno dei quattro viaggiatori che si ferma prima dell’arrivo come profetizzato e forse è quello che meno ci saremmo aspettati, ma potrebbe anche essere che King abbia in serbo una sorpresa e siano gli altri tre quelli destinati a non fare ritorno.

New Vegas appare, ai tre viaggiatori, come è apparsa a noi: una città senz’anima, inquietante, fondata sulla violenza, sui bassi istinti, governata da un onnipresente Flagg mediatico ma non in carne e ossa, il quale preferisce osservare dall’alto del suo attico all’Inferno Hotel. Anche questo personaggio ha ancora troppi punti oscuri, ma rientra nel suo ruolo, spero però che nelle prossime due puntate ci sarà rivelato in tutta la sua oscurità.

Sprecato, a mio avviso, un attore come Ezra Miller nel ruolo di Spazzatura, non solo per la sua bellezza che qui viene stravolta, ma per le sue doti d’attore: si limita a fare versi e smorfie. In questo episodio lo vediamo conquistare il Grande Fuoco, ossia impossessarsi di una bomba nucleare, come promesso a Flagg. Dovremo aspettare la prossima puntata per scoprire come questo strumento di distruzione verrà usato.

In generale, la serie si segue bene, la fotografia è accattivante, con parti più luminose a Boulder e maggiormente scure a New Vegas.

Una nota particolare la merita la sigla finale, ogni volta con una canzone diversa e una variazione sullo stesso tema, con inquadrati oggetti inerenti alla storia.

Sono molto curiosa di arrivare alla fine perché, come preannunciato, la conclusione è stata riscritta da King.

Alla prossima puntata di The Stand!

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StaffRFS

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